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 2016  agosto 10 Mercoledì calendario

ITALIA’S GOL TALENT


Si fa presto a dire giovani. Quelli dei vicini sono sempre un po’ meno verdi, al contrario dell’erba. Nel senso che maturano velocemente e in maniera indolore, senza traumi da distacco né sindromi da accerchiamento. La serie A finisce per essere uno dei campionati con età media più elevata e la Primavera nella passata stagione ha utilizzato ragazzi nati nel 1996 come fuoriquota. Uomini nati nel 1992 continuano a essere considerati giovani promettenti, mentre all’estero, anche in campionati di livello elevato, è sempre più comune sfogliare una distinta di gara imbottita di diciottenni. Vecchio vizio italiano quello dell’attaccamento alla gonna di mamma, ma adesso si cominciano a vedere i segni della svolta. L’invasione di ragazzi stranieri o italiani di seconda generazione rende necessaria la competitività. Per giocare nei settori giovanili bisogna avere fame e fuoco dentro, la pance piene e la vocazione alle mollezze stoppano sul nascere qualunque velleità di carriera.
Un cambio generazionale risulta però fisiologicamente necessario nel calcio italiano. I miracoli compiuti da Antonio Conte all’ultimo Europeo non devono trarre in inganno, perché il totale è risultato superiore alla somma degli addendi, sconvolgendo le regole della matematica. Dal punto di vista delle individualità, la cifra tecnica della Nazionale azzurra era tra le più basse del dopoguerra. Ma forse qualcosa sta davvero cambiando e l’avvento sulla panchina dell’Italia di un maestro demiurgo come Giampiero Ventura dà grandi speranze per l’irruzione della nuova generazione azzurrabile. Ci sono tanti giocatori in rampa di lancio e, se è impensabile una rivoluzione repentina (come quella che venne fatta da Fulvio Bernardini dopo i Mondiali del 1974), è altrettanto impensabile non sostituire nel prossimo ciclo mondiale almeno il settanta per cento del gruppo che ha raggiunto i quarti di finale in Francia. La facce nuove ci sono e sono solamente lì ad aspettare di avere delle possibilità, non solo in azzurro ma anche e soprattutto nelle rispettive squadre di club. È fin troppo facile pensare che la coppia difensiva centrale del futuro sarà formata di Alessio Romagnoli (’95) e Daniele Rugani (’94), ma lo juventino, gestito alla perfezione da Allegri nella sua prima stagione torinese, ha bisogno di minutaggio per evitare di perdere quelle caratteristiche di tempismo ed eleganza che l’hanno segnalato come centrale ideale per il futuro. In quanto all’erede di Buffon nessuno ha dubbi, un’eredità pesantissima che si appoggia morbidamente sulle spalle possenti di Gianluigi Donnarumma (’99), un ragazzo talmente avanti rispetto ai tempi da far dimenticare a tutti la sua carta d’identità: è ancora minorenne, non guida e non vota. Però para, accidenti come para. Abbastanza scontato che con l’ex allenatore del Torino trasportato sulla panchina azzurra, qualcosa di granata si vedrà in Nazionale, magari il gallo Belotti (’93) ma soprattutto il centrocampista Marco Benassi (’94) con i più navigati Zappacosta (’92) e Baselli (’92). E ci si aspetta che trovi definitivamente spazio Domenico Berardi (’94), in passato troppo spesso tradito dal carattere fumantino e facilmente innescabile. Un mancino che gioca a destra è un vecchio cavallo di battaglia di Ventura, che ha valorizzato Alessio Cerci proprio in questa maniera. Ma in azzurro si troverà di fronte a un bivio non facilissimo da affrontare, perché con le stesse caratteristiche (a parte Gabbiadini) c’è anche Federico Bernardeschi (’94) meno goleador di Berardi, capace però di conquistare la fiducia di Conte in poco tempo grazie alla sua inesauribile vena atletica. A Sassuolo piccoli Berardi intanto crescono, con Matteo Politano (’93) che reclama ulteriori spazi e Lorenzo Pellegrini (’96) che se ne vedrà concedere sicuramente da Di Francesco. A proposito del tecnico neroverde: Federico Di Francesco (’94) non è un omonimo ma il figlio, che dopo la bella stagione nel Lanciano è pronto a lanciarsi definitivamente con la maglia del Bologna. Così come a Sassuolo è pronto ad affermarsi Stefano Sensi (’95), regista ex Cesena preso in cooperazione con la Juventus.
Ma alla fine proprio la casa madre bianconera ha finito per agganciare tutti i migliori giovani in giro per l’Italia. Ne controlla qualche decina, alcuni dei quali di livello veramente elevato come Rolando Mandragora (’97), lanciato in serie A dal Genoa e valorizzato dal Pescara. E l’attaccante Alberto Cerri, abilmente recuperato dal fallimento del Parma, ha mostrato nonostante una certa fragilità fisica di avere le doti per affermarsi, evidenziate dalla stagione in serie B con il Cagliari. Nella Primavera bianconera si sono messi in evidenza anche Romagna e Vitale che hanno bisogno di un po’ di tirocinio in giro per l’Italia. Leonardo Capezzi (’95) è stato un piccolo capolavoro di mercato del Crotone, soffiato alla Fiorentina che non l’ha riscattato e pronto adesso a una stagione di serie A che potrebbe lanciarlo. Ma la curiosità più grande è relativa ancora a dei giovani portieri. L’Udinese è pronta a valorizzare Meret (’97) che addirittura è stato aggregato alla Nazionale di Antonio Conte per lo stage pre-Europei, ma si ritrova anche in casa Simone Scuffet (’96), che dopo un esordio luccicante in A ha subito un pesante contraccolpo psicologico dal mancato trasferimento all’Atletico Madrid e nella passata stagione ha vissuto mesi complicati al Como in serie B. Ma fin qui ci siamo, a vent’anni si ha ancora il diritto di essere considerati delle scommesse. A ventidue, età dei Berardi e del Bernardeschi, non ci sono più margini per le controprove. O ci sei o non ci sei. E questi due ci devono essere.