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 2016  agosto 10 Mercoledì calendario

In Svizzera si parla un italiano perfetto ma un tedesco incomprensibile

La Svizzera alle Olimpiadi non ha ancora vinto una medaglia, almeno mentre scriviamo. E molti svizzeri se ne rallegrano. Così a Rio non viene intonato il nuovo inno nazionale, che non ha riscosso consensi unanimi. Il vecchio risaliva al 1841, opera del monaco cistercense Alberik Zwyssig, ma è stato modificato nei mesi scorsi. È stata un’élite a imporre la propria volontà con metodi mafiosi, scrivono lettori indignati alla Neue Zürcher Zeitung o al settimanale Weltwoche.
Non è che a un inno nazionale si chiedano vette poetiche, anzi una buona dose di kitsch e di sentimentalismo popolare è indispensabile.
L’inno elvetico, nella versione ottocentesca e in quella del XXI secolo, non mi sembra che faccia eccezione. I versi si alternano nelle quattro lingue nazionali, e confesso di avere avuto qualche problema a interpretare quelli in switzerdutsch, incomprensibile anche per i miei amici tedeschi purosangue.
Non è un dialetto ma proprio una lingua diversa. Quando parlano con me, gli svizzeri dimostrano comprensione, e usano l’hochdeutsch, il tedesco classico. Invece sono sadici con i tedeschi, e obbligano quelli che lavorano nella Confederazione a usare per legge lo switzerdutsch. Una vendetta, perché secondo loro gli immigrati dalla patria di Frau Angela, di solito professionisti qualificati, sono arroganti e inoltre sfruttano il cambio tra franco ed euro: soprattutto i bavaresi e gli svevi, che sarebbero gli abitanti del Baden-Württemberg, fanno i pendolari: pochi chilometri e sono in Svizzera, pagati con salari superiori a quelli di casa, e vivono in Germania, dove il costo della vita è molto più basso, e dove pagano le tasse. Un vantaggio notevole che convince molti alla tortura di imparare l’elvetico. Come non capirli?
Giorni fa, sull’autostrada tra Zurigo e Basilea, abbiamo pagato 4,6 franchi (4,2 euro) un espresso (pessimo) in piedi al bar di una stazione di servizio. E a Sils Maria, dove andava in vacanza il professor Nietzsche, all’ultimo momento ci siamo accorti che il prosciutto affettato e in busta di plastica non costava 18 franchi (16,5 euro) al chilo, ma all’etto. Sarà stata una qualità particolare, però non sembrava. Un paio di panini a testa per una gita sulle tracce dell’autore di Così parlò Zarathustra ci sarebbe costato quanto un pranzo in un ristorante a Berlino. La Svizzera è sempre stata cara, ma lo è ancor di più da quando hanno lasciato libero il franco, che adesso è quasi pari all’euro.
Cos’ha a che vedere il prezzo dello Schinken con l’inno nazionale? Gli svizzeri temevano il contraccolpo della rivalutazione drastica e brutale. Invece l’economia continua ad andare bene, anzi meglio. «Il franco svizzero più caro si è rivelato una efficace Fitnesskur», osserva la Neue Zürcher Zeitung, come un corso di ginnastica intensivo. Muscoli più forti, e meno chili superflui per le imprese della Confederazione. Che, secondo gli analisti, dovrebbe approfittare anche della Brexit. Londra dovrebbe copiare in futuro gli speciali rapporti della Svizzera con Bruxelles. Ma gli svizzeri temono di perdere identità e coscienza nazionale valutando la loro Heimat solo in franchi, euro o dollari, e percentuali di crescita.
La Weltwoche ha dedicato il numero del 1° agosto allo stato della nazione, ma in copertina ha messo un clown triste e depresso. Un nuovo inno aiuta, anche se si vincono poche medaglie o nessuna alle Olimpiadi, e nel calcio si viene eliminati quasi sempre al primo o secondo turno (ai giochi di Londra nel 2012, le medaglie d’oro furono comunque due, non poche in rapporto alla popolazione).
Il nuovo inno ha avuto il suo debutto il 1° agosto, festa nazionale. Ma non in tutti i cantoni è stato intonato. A Zurigo, hanno continuato a preferire il vecchio. I versi inneggiano alla croce bianca su fondo rosso, evocando come sempre libertà, pace e indipendenza, esortando al rispetto dell’equità e delle diversità. I critici trovano che si è dimenticato Dio, e gli ideali tipici svizzeri. Ma non ho capito bene quali fossero, anche perché me lo spiegano in switzerdutsch.