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 2016  agosto 10 Mercoledì calendario

Perché i Btp hanno toccato il minimo storico

Nelle ultime 48 ore, il rendimento dei BTp a 3, 5, 7, 10 e 15 anni ha toccato il minimo storico. E non solo: i Bonos spagnoli decennali hanno sforato al ribasso per la prima volta la soglia dell’1% mentre l’Austria ieri in asta si è finanziata a meno 0.073%, tasso senza precedenti. L’allentamento monetario globale fa miracoli per le casse dello Stato.
I mercati sono convinti che in attesa delle indispensabili soluzioni politiche a problemi che spaziano dalla bassa crescita alla disoccupazione, dall’invecchiamento della popolazione all’emergenza immigrazione, dal terrorismo alle crisi bancarie – risposte che potranno tardare a causa delle incertezze di Brexit, referendum o elezioni generali in vari Paesi – le banche centrali dovranno continuare a comprare tempo pompando liquidità e tenendo basso il costo del denaro e la curva dei rendimenti dei titoli di Stato. I banchieri centrali non possono rilanciare la crescita, fare iniezioni di fiducia a famiglie e imprese, ma possono provare a scacciare lo spettro della recessione attraverso il credito all’economia. In un agosto che si surriscalda per il turbinio di domande che non trovano risposta, i mercati si consolano nella convinzione che le banche centrali non molleranno la presa. La Banca d’Inghilterra è stata l’ultima a smentire gli Qe-scettici: chi non si aspettava il ribasso dei tassi, sostenendo che la parte a breve della curva era già scesa molto, ha dovuto ricredersi a cospetto di un taglio che ne promette subito un altro. E si è sbagliato anche chi non prevedeva il ritorno al QE inglese, ritenendo che la parte lunga della curva fosse già calata tanto: la Bank of England invece acquisterà molti asset ed è già pronta a rincarare la dose. Così la Bce: il presidente Mario Draghi non perde occasione nel promettere che la Banca è pronta a fare di più per riportare l’inflazione, con le sue prospettive di medio termine, al di sotto ma vicina al 2 per cento.
E quel “di più” i mercati lo traducono nella prospettiva di maggiori acquisti della Bce di titoli di Stato. I BTp diventeranno allora ancor più appetibili per chi ha bisogno di rendimento. I titoli di Stato italiani trarranno beneficio da queste potenziali modifiche al QE: allungamento della durata del PSPP (programma acquisto di titoli pubblici) dal marzo 2017 al settembre 2017; un innalzamento al 50% del limite al 33% su emittenti ed emissioni senza CACs (clausole di class action); la rimozione della soglia che vieta gli acquisti di titoli con vita residua sotto i due anni; la sostituzione della chiave capitale con un nuovo criterio (introduzioni delle dimensione del debito pubblico oppure tutto quello che la Bce non riesce a comprare sul mercato tedesco a causa dei vincoli delle tasso negativo o del flottante lo ridistribuisce potenziando gli acquisti dei titoli di altri Stati in base alla loro capital key). Se la Bce sarà costretta a potenziare il QE, avrà l’occasione di ridurre gli acquisti di titoli di Stato tedeschi a tassi negativi (ora fino al tasso delle deposit facilities meno 0,40%): comprare un bond con un prezzo sopra la pari e mantenerlo fino a scadenza, con rimborso alla pari, significa scrivere in bilancio una perdita. Questa perdita, secondo Russell Jones, macroeconomista di LlewellynConsulting, equivale a un haircut sul debito pubblico tedesco: «risorse che potrebbero essere meglio impiegate».