Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 10 Mercoledì calendario

A Rio fischi dagli spalti per gli ex dopati del nuoto

Rio de Janeiro Lo stadio del nuoto di Rio ribolle contro i dopati. Dopo i fischi della folla, le accuse di mister Michael Phelps: «Triste che ci sia della gente trovata positiva, alcuni due volte, che comunque nuota ai Giochi». Parla del cinese Sun Yang, rivale di Gregorio Paltrinieri nei 1500 stile libero, d’argento nei 400 e d’oro nei 200 stile libero (primo titolo nella specialità per un cinese), accolto ieri in piscina dai buuu. E di Yulia Efimova soprattutto, la 24enne russa quattro volte campionessa del mondo, nel 2013 squalificata 16 mesi perché positiva a uno steroide e di nuovo pizzicata a febbraio scorso per meldonium: ha detto di averlo preso nel 2015 per ragioni di salute (come la tennista Sharapova) prima che fosse vietato (da gennaio). Ineleggibile come altri 6 nuotatori di Mosca compreso il velocista Morozov, tutti citati nel rapporto McLaren della Wada che ha scoperchiato il doping di stato a Mosca, e poi riammessa. Ha fatto ricorso al Tas, tribunale arbitrale dello sport di Losanna, il giorno prima della Cerimonia. Lo ha vinto. E ha vinto l’argento nei 100 rana, tra i fischi. Phelps alla sua quinta Olimpiade non è sordo al tema: «Non credo di aver mai gareggiato in uno sport pulito». Dopo le semifinali dei 200 farfalla, ha punto: «È un giorno triste, tutto questo è contrario a quello che lo sport dovrebbe essere, e questo mi ferisce il cuore e fa incazzare: da quant’è che parliamo di doping?».
Da sempre. Lo scontro è adesso a bordo vasca. Il Comitato olimpico costretto a un comunicato: «Più rispetto tra gli atleti». E dei nuotatori puliti? La russa (oggi di nuovo in acqua nei 200 rana) dopo l’argento ha pianto: «Cercate di capirmi». L’americana Lily King, 19 anni, oro nei 100 rana con la russa seconda, applaudita come un’eroina. Nelle semifinali aveva alzato il dito a indicare sono io il Number One, imitando un gesto tipico della Efimova. A una tv americana ha spiegato: «Non puoi dire di essere il numero 1 se bari e ti droghi. Dico quello che tutti pensano».
La piscina si allaga. Travolge lo spilungone di Sun Yang, 24 anni, campione olimpico uscente nei 1500 sl, avversario di Paltrinieri: se si presenta. Non lo fece all’ultimo minuto ai mondiali di Kazan l’anno scorso, tra i dubbi. Vinse Greg. Sospeso tre mesi nel 2014 per un farmaco che diceva di prendere per prevenire disturbi cardiaci, di cui soffrirebbe. La Cina lo fece sapere a pena già scontata. Paltrinieri non ha mai voluto sospettare di lui. Il suo amico e sfidante nei 1500, l’australiano Mack Horton, che ha tolto lo scettro dei 400 sl al cinese, commentando le lacrime di Sun ha detto: «Non ho rispetto dei dopati». Il team di Pechino ha chiesto invano le scuse mentre i media lo titolavano: «Arrogante, cinico, immorale». Filippo Magnini: «Dopo il gran polverone di questi mesi, sono tutti qui a nuotare». Il francese Camille Lacourt: «Se guardo il podio dei 200, mi viene da vomitare. Sun? Piscia viola».
Per salutare i suoi fan, Sun ha tirato la cuffia in tribuna. Ma quella è caduta giù.