ItaliaOggi, 10 agosto 2016
A Roma i ratti fanno schifo ma in Africa salvano vite: vengono addestrati per scovare le mine antiuomo
Vengono addestrati e poi formano squadre speciali per mettere in sicurezza intere zone: individuano le mine antiuomo inesplose e permettono la loro rimozione. Non sono militari specializzati, ma un manipolo di ratti. Ratti giganti africani per la precisione, il cui fiuto particolarmente sviluppato viene anche utilizzato per il riconoscimento della tubercolosi.
Un doppio lavoro che rende questi animali davvero speciali e che nelle zone più povere dell’Africa può servire a salvare tante vite umane.
I ratti giganti sono addestrati dalla ong belga Apopo in Tanzania. Ai piedi di Morogoro, come racconta il quotidiano francese Libération, c’è il campo minato in cui questi topoloni vengono allenati prima di essere inviati in Mozambico, Angola e Cambogia per sminare e proseguire il lavoro dei colleghi che hanno già neutralizzato più di 83 mila mine antiuomo nelle zone di guerra. Vicino a questo campo d’allenamento ci sono poi i laboratori del campus dell’Università di Sokoine e qui i ratti sono impegnati nell’individuazione della tubercolosi in campioni organici che passano al vaglio del loro olfatto.
Secondo Apopo, questi animali sono efficientissimi: riescono a individuare mine a un ritmo più veloce rispetto ai metodi tradizionali (come la ricerca col metal detector) e inoltre il loro peso è inferiore al valore minimo che serve per innescare i congegni esplosivi; sulla ricerca del virus, invece, rispetto alle tecniche di solito usate i ratti riescono ad aumentare del 40% il numero di casi rilevati, oltre a essere più veloci ed economici.
«L’ostacolo principale», dichiara a Libération il direttore della ong, Christophe Cox, «è la percezione negativa che la gente ha del ratto».
Apopo è stata creata nel 1997, ha sede a Morogoro dal 2000 e da dieci anni utilizza i roditori in queste attività. Attualmente sono 222 i ratti giganti in servizio: 108 sono operativi in Angola, Mozambico e Cambogia per lo sminamento; ce ne sono 42 impegnati nell’individuazione della tubercolosi, mentre i restanti sono nel loro periodo di formazione o usati per la riproduzione.
Vuoi per i pregiudizi, vuoi perché associamo i ratti a situazioni di sporcizia e degrado, è difficile pensare che questi roditori siano in grado di compiere queste azioni e di essere, a loro modo, degli eroi. Più facile immaginare un cane che salva la vita a un uomo, piuttosto che a far la stessa cosa sia un topo.
«Il ratto», spiega Cox, «è più adatto per compiti altamente ripetitivi. Inoltre, rispetto a un cane, è più facile da trasportare, da nutrire e occupa meno spazio». Il periodo di formazione dura nove mesi: quando un roditore trova una mina inizia a grattare il terreno, allora il suo allenatore lo richiama con un suono e gli dà un premio: una miscela di banana, burro di arachidi e noci. Una prelibatezza per il palato del ratto. I ratti sono legati a una corda fissa, tesa rasoterra che, dopo ogni passaggio, viene spostata di mezzo metro, in modo da seguire una griglia e mettere in sicurezza la zona da sminare. «Con i ratti si procede molto più velocemente rispetto ai metodi tradizionali, perché gli animali rilevano solo le mine, mentre un metal detector individua tutti i residui metallici», spiega al quotidiano francese Jared Mkumba, coordinatore dell’attività di addestramento dei ratti sminatori. «Inoltre non fanno esplodere le mine».