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 2016  agosto 10 Mercoledì calendario

Federica Pellegrini è rimasta senza medaglia

Quarta e come straniera nell’acqua. I 200 metri stile libero diventano all’improvviso una storia degli altri, non quella di Federica. Occhi smarriti, anzi con un po’ di paura dentro. La Pellegrini non si riconosce più: «Non so spiegare cosa sia successo, mi sembra di vivere un piccolo incubo. Ho avuto sensazioni completamente diverse rispetto a quelle di ieri pomeriggio in semifinale. Sono proprio morta, sono arrivata all’ultimo cinquanta che non ne avevo più, anche se ci ho messo tutto, non mi era mai successo. È molto strano». Non è strano l’oro, che va a Katie Ledecky come previsto: la 19 enne americana candidata a prendersi tutto è già a un buon punto dopo il titolo nei 400 stile con record (il suo 12esimo) e l’argento nella staffetta veloce. La ragazzina che sembra Piperita Patty tocca per prima in 1’53’’73, almeno col buon gusto di non togliere il primato a Fede che lo ha sequestrato nel 2009. Dietro di lei è d’argento la svedese Sarah Sjostrom, 22 anni, che non molla l’aliena americana, d’altra parte perché: ha già vinto i 100 farfalla con record, e se c’era un momento era questo per che sfatare il tabù di stare accanto a Fede e non subirla. L’altra 22enne della finale si accoda per il bronzo, l’australiana Emma McKeon che in 1’54’’92 strappa per appena 26 centesimi il podio alla Pellegrini, quarta in 1’55’’18. Lontano dall’1’54”55 nuotato il 26 giugno scorso a Roma, il terzo al mondo, il migliore italiano in tessuto. Un’eternità di qualcosa che non ha nome, adesso. E che ha solo un rumore, Fede col fiatone all’arrivo. Forse farà anche la staffetta 4x200 stile libero. Vedremo Giochi amari. Soprattutto perché le hanno voltato la faccia. Era arrivata serena, col terzo tempo al mondo, senza dover dimostrare niente. Invece la notte Rio è di colpo nerissima. «Ieri mi sembrava di aver nuotato 1’55”4 con molta facilità, soprattutto nella seconda parte di gara. In fondo non pretendevo di vincere ma almeno volevo lottare per il terzo posto. Era fattibile». Sì che lo era. A bordo vasca è entrata concentrata, tra gli applausi, Sul blocchetto numero 3 ha sistemato le sue cose, come fosse casa. Ha preso l’acqua per bagnarsi, colpetti sulle braccia e sul cuore per sentirsi pronta. Quando ancora la Ledecky con la sua tutona lunga entrava ciondolando a bordo vasca, e che poi dirà: «Una gara che mi ha fatto male, stavo per vomitare alla fine per la fatica. Sono contenta che sia finita, è stata molto veloce e abbiamo forzato tutte ma io non mi sarei mai lasciata scappare questa medaglia». Partenza lenta di Fede, che sembra frenare rispetto alle semifinali. Infatti ai 50 metri è settima con la McKeon che sgasa al comando. Ai 100 Fede risale, quinta, una posizione che in genere recita a memoria nelle quattro vasche e infatti mantiene in quella successiva. L’ultimo 50, quello che Fede fa meglio di tutte. Invece rimane intrappolata. Impastata tra le onde delle due corsie accanto, quelle delle due svedesi Coleman e Sjostrom. Le braccia faticano. Nave che si incaglia. Senza il guizzo, il graffio di Federica.
È quello che più le fa male. «Non sono arrabbiata per il tempo. Con due decimi in meno avrei preso la medaglia, mi dispiace, non avrei pensato di fare questo tempo. Avrei meritato di andare sul podio, in questo momento non sto capendo neppure io cosa sta succedendo. Non lo so spiegare, sono proprio morta, gli ultimi 50 ho chiuso gli occhi e ho messo tutto. Ma è quello che c’era. Sensazioni che mi hanno sorpreso». Qualcuno prova a darle una chiave, un problema di tensione o di testa? «A 28 anni se dicono che ho avuto un problema di testa, do un cazzotto a tutti». Questo.