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 2016  agosto 10 Mercoledì calendario

Il matrimonio tra il ferrarista campione di Formula 1 Kimi Raikkonen e Minttu Virtanen è stato avvolto nel mistero

Il matrimonio tra il ferrarista campione di Formula 1 Kimi Raikkonen e Minttu Virtanen è stato avvolto nel mistero. Non solo perché la security ha tenuto lontani fotografi e curiosi, ma soprattutto per via del luogo scelto per celebrare il matrimonio: l’Abbazia di San Galgano, nei pressi di Chiusdino, in provincia di Siena, dove si trova la spada nella roccia che forse ispirò le storie di re Artù. È un luogo straordinario, un’abbazia cistercense risalente al XIII secolo, priva del tetto, che crollò nel 1786 e non fu mai sostituito. Da allora, l’abbazia, con un prato d’erba al posto del pavimento, è famosa proprio per essere a cielo aperto. Il matrimonio di Kimi e Minttu si è svolto in questo luogo incantato, ma il vero mistero si trova a poche centinaia di metri, sulla collina che sovrasta la valle. Sorge, infatti, lassù una rotonda del 1185, una piccola costruzione circolare coperta da una cupola, al cui interno è conservata una spada conficcata in una roccia: proprio come quella che, secondo la leggenda, il giovane Artù avrebbe estratto diventando re d’Inghilterra. Un cavaliere pentito Quella di Chiusdino non apparteneva a re Artù, ma a un eremita che potrebbe avere influenzato i racconti cavallereschi a lui successivi. L’uomo, vissuto nel XII secolo, si chiamava Galgano Guidotti, era stato un cavaliere che, dopo una vita di violenza, si era pentito, aveva conficcato la sua spada nella roccia e aveva abbracciato l’eremitaggio. Fu poi fatto santo per i miracoli a lui attribuiti. Sottoposta a esami, la spada si è rivelata un autentico manufatto medievale. Inoltre, il fatto che uno dei cavalieri della Tavola Rotonda si chiamasse Galvano sembra creare un altro legame tra questo luogo e la leggenda. Sarebbe già interessante scoprire che una delle più celebri saghe britanniche potrebbe avere la sua origine in Italia. Ma c’è anche la possibilità che fu la leggenda di Artù ad arrivare da noi e a lasciare il suo segno a Chiusdino. A favore di questa ipotesi c’è il fatto che, nel XII secolo, comparve in Italia un eremita di nome Guglielmo, ritenuto un nobile cavaliere francese. «Costui potrebbe essere Guglielmo X, duca d’Aquitania, signore di Francia, valoroso combattente, antico Trovatore, cioè poeta in lingua provenzale, misteriosamente scomparso durante un pellegrinaggio a Santiago di Compostela nel 1137», dice Luigi Garlaschelli, chimico all’Università di Pavia e componente del Cicap, che ha condotto numerose ricerche e verifiche scientifiche sulla spada di San Galgano. «Aveva 38 anni e si disse che fosse caduto vittima di una malattia non meglio precisata». L’eremita Gugliemo comparve in Italia solo pochi anni dopo e raccontò che, dopo una vita di avventure, si era pentito e aveva cercato perdono a Gerusalemme, installandosi infine a Malavalle, nei pressi di Grosseto, dove vi morì nel 1157. Madre di cuor di leone «L’ipotesi che i due Guglielmo fossero in realtà la stessa persona è forse più che una semplice suggestione», dice Garlaschelli. «Guglielmo X era padre di Eleonora d’Aquitania, che non solo si distinse per il mecenatismo nei confronti dei trovatori, che portarono in Europa le leggende legate a re Artù, ma fu anche moglie di Enrico d’Inghilterra e madre di otto figli, tra cui Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra, due protagonisti dei racconti arturiani». «E se fosse stato proprio Guglielmo, il Trovatore, a portare il simbolo arturiano della Spada nella Roccia proprio in quel luogo e in quegli anni?» si chiede Garlaschelli. Gli indizi non mancano, ma, in assenza di prove più solide, il mistero sulle origini della spada nella roccia di San Galgano è destinato a continuare.