Alice Corti, Oggi 10/8/2016, 10 agosto 2016
INTERVISTA A CARLO CONTI – Ha capovolto le mie priorità. Adesso al centro di tutto c’è lui, Matteo
INTERVISTA A CARLO CONTI – Ha capovolto le mie priorità. Adesso al centro di tutto c’è lui, Matteo. Giochiamo insieme alle macchinine, mi diverto a insegnargli a nuotare. E sto cercando di passargli una delle mie passioni, la pesca. Gli ho regalato una canna da pesca finta, di plastica, ed è molto affascinato dai pesci». Carlo Conti è tanto serio e tranquillo quando si tratta di lavoro - «A volte mi muovono delle critiche e mi dicono che sono troppo normale. Ma io sono fatto così, la mia forza è la normalità», dice - quanto emozionato appena si parla di suo figlio, nato due anni e mezzo fa, e di sua moglie Francesca. La voce gli trema e i muscoli del viso si sciolgono in un grande sorriso. L’estate di Conti è divisa tra lavoro e famiglia, tra la preparazione dello show con Pieraccioni e Panariello, il terzo Sanremo, il nuovo impegno da direttore artistico di Radio Rai, e le vacanze lontane dagli studi di registrazione. Noi l’abbiamo anche scovato a Courmayeur, con Matteo sulle spalle e mano nella mano con Francesca. «Io sono un uomo di mare, ma quest’anno mia moglie mi ha chiesto di passare una settimana in montagna. Relax e camminate con nostro figlio e i suoceri. Poi, però, la mia base è lo scoglio, il sole». Suo figlio Matteo ha due anni e mezzo, è un bel peperino. «È bello stargli dietro, è sempre in movimento, corre, ti tiene giovane». Adesso gli sta insegnando a pescare. Cosa vorrebbe insegnargli in futuro? «Io e Francesca vorremmo trasmettergli valori importanti, come l’onestà, la fede, il rispetto per gli altri. Oggi si tende a essere tutti contro tutti, invece vorrei fargli capire che se vogliamo ottenere il massimo, lo dobbiamo chiedere a noi stessi. Rispettando quelli più forti di noi come i più deboli». È sposato con Francesca da quattro anni. Quali sono i punti di forza della vostra unione? «La semplicità, la normalità, l’essere legati entrambi agli stessi valori. E tutti e due vediamo sempre il bicchiere mezzo pieno. Tra noi non c’è gelosia, ma maturità di rapporto, amore, complicità, qualcosa che va oltre allo stare insieme». Francesca per lei è... «La donna della mia vita, il mio amore, la madre di Matteo, la persona con cui mi diverto a scherzare, a giocare, a parlare di cose importanti». E suo figlio? «Matteo è il mio orgoglio, il mio spettacolo più bello. Ogni piccola nuova cosa che fa è una conquista. Altro che guardare la televisione, è lui lo show più bello. Anche quando impara a tenere il cucchiaio in mano da solo o dice una nuova parola, è uno spettacolo. Certe volte, a tavola, io e mia moglie passiamo un tempo infinito a guardarlo, senza dire niente, proprio perché è un catalizzatore di attenzione». Agli inizi della sua carriera in tv ha anche condotto programmi per ragazzi. E ora è passato dall’altra parte della barricata, quella dei genitori. «Era un momento in cui non sapevo cosa volesse dire essere babbo, eppure mi sono anche divertito a fare Zitti tutti, parlano loro, in cui tre bambini si esprimevano su ogni argomento, dall’amore a Dio, dai soldi alle banche». Però il suo trampolino di lancio arrivò dal boom delle radio libere. «Mi trovavo con amici che andavano all’istituto tecnico commerciale che avevano costruito un trasmettitorino. Poi un giorno mi presentai a una delle prime radio private, chiedendo se avessero bisogno di un disc jokey. Loro mi dissero: “Sì, ma non solo al microfono, anche in regia. E non paghiamo”. E io: “Va bene lo stesso!”. Un periodo fantastico. Se oggi sono quello che sono, è perché ho fatto tutti quegli anni di radio e tutte quelle ore di gavetta». La musica è il leit motiv della sua vita. Se dovesse scegliere una colonna sonora? «Direi i Pink Floyd: The Dark Side of the Moon, era il 1973, e Wish you were here del 1975. Da quando sono usciti non passa settimana che non ascolti un pezzettino di questi album. È la musica che mi fa sorridere, che mi fa commuovere, che mi dà energia. Mi ha accompagnato nei momenti felici e pure in quelli tristi. Ce l’ho in macchina, in radio, nella casa di Roma e in quella di Firenze, sull’iPad, sul telefonino e pure sulla macchina di mia moglie. Anche se adesso c’è spazio anche per Fra’ Martino campanaro e Nella vecchia fattoria». A Oggi disse: «La radio è il mio primo amore, non si scorda mai. Ci tornerò quando starò meno in tv». In tv ci sta sempre, però nel frattempo è stato nominato direttore artistico di Radio Rai. «Non potevo dire di no. È come incontrare una fidanzatina di cui eri innamorato da ragazzo. E chiedi alla moglie, cioè la tv, il permesso di andarci a cena, e ti dice di sì». Che impronta vorrebbe dare? «Con i direttori delle singole reti cercheremo di caratterizzare di più ogni singola rete: Radio 1 informazione, Radio 2 intrattenimento, Radio 3 cultura e impegno, Isoradio musica e viabilità. Dare a ciascuna un dinamismo specifico dalla mattina alla sera, con musiche e voci adatte». Sembra superimpegnato. Le manca qualcosa? «Adesso ho tutto ciò che desidero. La salute, e quella dei propri cari, è la cosa più importante. Potrei avere anche un programma in meno e sarei lo stesso felice. Anzi, più che felice mi definisco sereno. La serenità è la mia forza». Intanto con i suoi amici storici Panariello e Pieraccioni sta preparando uno show. «Proprio 20 anni fa eravamo su un palcoscenico a fare Fratelli d’Italia. Da tempo volevamo fare un nuovo spettacolo, ma gli impegni di lavoro non ce l’avevano mai permesso. Quest’anno abbiamo detto: o adesso o mai più. Ci saranno delle scenette, io farò la spalla di Giorgio e Leonardo, due fuoriclasse della comicità. Leonardo è leggerezza e allegria, ed essendo tutti e due figli unici è come se fossimo fratelli. Giorgio è allegria e professionalità». E poi nel 2017, dopo due edizioni di successo, sarà ancora al comando di Sanremo. È già in fibrillazione? «Io in fibrillazione? Mai. Nemmeno quando sto per andare in onda. Infatti tutti mi prendono in giro. Sono fatto così, voglio fare questo mestiere senza angosce». Eppure ci sarà qualcosa che la commuove. «Sul lavoro sono sempre tranquillo. Invece nella vita privata mi sciolgo. Basti pensare a quando è nato Matteo, un momento indimenticabile». È entrato in sala parto? «Sì, e ho anche cercato di fare delle riprese con la mia telecamerina, ma ero così nel pallone che ho sbagliato e ho premuto il pulsante di registrazione quando l’ho messa in tasca. Così si vede solo un tessuto verde. E invece quando avrei dovuto riprendere ho premuto stop. Ma non solo. La cosa buffa è che quando Matteo è nato, ho incominciato a cantargli “Tanti auguri a te, tanti auguri a te”. Perché era il suo compleanno dell’anno zero». Quindi se dovesse arrivare un fratellino o una sorellina per Matteo... «Credo che andrò di nuovo nel pallone e registrerò ancora la tasca dei pantaloni».