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 2016  agosto 10 Mercoledì calendario

Che giocatore era Frank de Boer

Già nascere terzino sinistro – ai suoi tempi era ancora lecito il titolo – non riflette l’idea di difensore indelicato; inoltre con quel mancino cremoso Frank de Boer non poteva che vedersi spostare verso il centro, dove sgorga il gioco, anziché restare una sponda sul lato. Da calciatore, il nuovo allenatore dell’Inter era proprio quello che all’Inter sua (e di Mancini) manca. Regista basso, ex libero che costruisce con il tocco svelto e intelligente, anche centrale davanti alla difesa, all’occorrenza, soprattutto quando l’Ajax si priva di Seedorf e di Davids; comunque sempre difensore nel cuore o a protezione della retroguardia. Esterno all’inizio, poi centrosinistra quando Louis van Gaal impone il 3-4-3; centro e basta in nazionale quando ritrova la linea a 4, come in semifinale all’Euro 2000, la famosa partita in cui si fa parare due rigori da Francesco Toldo.
LEADER Sedici anni di carriera tra Ajax, Barcellona, Galatasaray, Rangers e la chiusura in Qatar. Nell’Olanda era il capitano e quando ha finito pure primatista di presenze: 112, ora comanda Van der Sar con 130. Calciava punizioni che si infilavano sul palo della barriera, aveva un’elevazione discreta, unita alla scelta di tempo. In un video datato che mostra una rete con il Barcellona, la punizione viene tirata da Pep Guardiola e il primo ad abbracciarlo è Luis Enrique. Così, per capire l’ambiente che ha frequentato. Che, unito a chi l’ha diretto dalla panchina o influenzato da ragazzo – Van Gaal, Cruijff, ma anche Hiddink e Advocaat – lo ha portato alle tre leggi indispensabili per le sue squadre: «Calcio attraente, essere creativi, tenere in mano la partita», come disse due anni fa a questo giornale. Aggiungendo anche che alla «Serie A preferisco Liga, Premier e Bundesliga, perché il calcio italiano è molto in ribasso». Avrà cambiato idea.
DA DIETRO «Se si difende e basta le partite sono noiose e nessuno vuol vederle», aggiunse, ripensando al giocatore che era, non soltanto capace di arginare. Tanto ci pensavano i suoi compari, da Blind a Stam a Puyol, a mostrarsi bruschi. Talvolta presuntuoso, vedi gol di Ravanelli nella finale Champions 96, ma dedito a comandare da dietro, con personalità da leader per saper scegliere la soluzione anche contro gli ordini: resta nella memoria, oltre alla positività al nandrolone nel 2001, anche l’assist che fece a Bergkamp nel finale di Olanda-Argentina, quarti del Mondiale 98 ancorati sull’1-1. Un lancio diagonale dalla sua metà campo all’area opposta, un’azione tipo Bonucci-Giaccherini. Segno che l’Inter, se De Boer si accorgerà di non aver un organizzatore difensivo simile a quello che era lui, potrà percorrere altre strade per arrivare in area. Basta arrivarci.