
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Più importante delle beghe dei grillini o della vittoria di Marino a Roma, è quanto sta succedendo nel Baden-Württenberg, città di Karslruhe, dove otto giudici hanno discusso se Mario Draghi possa o non possa comportarsi come si è comportato con i titoli di stato italiani.
• Piano, piano...
È la faccenda dello spread. Ricorda? Lo spread misura la differenza di rendimento tra titoli di stato italiani e titoli di stato tedeschi. Cioè, quanto paghiamo di interessi noi e quanto pagano di interessi loro. Più i Btp rendono, e più significa che stiamo pagando tassi molto alti sul nostro debito pubblico. Questi tassi che ci mettono nei guai vanno su anche per manovre finanziarie o magari perché uno si fa l’idea che prima o poi falliremo. Con queste idee in testa, se ha dei titoli italiani li vende, in modo da non correre il rischio di restare con dei pezzi di carta senza valore. Se li vende, il prezzo dei Btp scende e l’interesse che i Btp pagano si fa più alto. Se uno vende titoli italiani e compra titoli tedeschi, la forbice si fa ancora più ampia. A un certo punto, l’anno scorso, eravamo con una forbice superiore ai 500 punti e tassi intorno al 7%, cioè prossimi dall’essere espulsi dai mercati. La nostra espulsione dai mercati, cioè il nostro fallimento, avrebbe significato il fallimento dell’euro. Draghi allora annunciò che avrebbe fatto tutto il necessario per impedire il fallimento dell’euto e garantì che aveva a disposizione armi illimitate. Il mondo smise subito di vendere Btp, lo spread prese a viaggiare a livelli meno patologici, e ancora ieri, ad onta di una brutta giornata delle Borse, stava intorno a 275.
• Quindi?
Quindi 35 mila cittadini tedeschi presentarono ricorso alla Corte costituzionale tedesca - che sta, appunto, a Karlsruhe - sostenendo che Draghi non poteva fare quello che ha fatto, che l’acquisto di titoli spazzatura (leggi: italiani) sarebbe costato assai caro al contribuente tedesco, il quale aveva accettato di sottoscrivere il patto europeo perché la moneta fosse stabile e l’inflazione sotto controllo, e non per soccorrere quegli spendaccioni dei paesi meridionali.
• Come può una corte tedesca, cioè nazionale, giudicare il comportamento della Bce, cioè di una Banca Centrale internazionale?
E infatti i giudici di Karlsruhe, per niente sporvveduti, hanno chiarito fin dal primo giorno, lunedì, che non si tratta di questo. Si tratta invece di capire se le politiche della Bce non mettano a rischio il bilancio tedesco senza che il Parlamento tedesco si sia potuto pronunciare. Ancora ieri si sono sentiti ragionamenti per noi niente affatto tranquillizzanti: il presidente della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, ha detto ai giudici costituzionali che all’azione di Draghi dovrebbero essere messi dei limiti. A suo tempo Weidmann, che sta nel board della Bce, era stato l’unico, su 23 membri, a votare contro la politica del governatore. E tuttavia: se gli speculatori conoscessero il limite che a Draghi è vietato superare non si scatenerebbero nelle vendite perché quel limite sia infine raggiunto e infranto? La forza della risposta di Draghi ai tempi dello spread alle stelle fu proprio nell’aggettivo «illimitato». Nessuno aveva a disposizione una quantità di bocche di fuoco grande come quello della Bce.
• Una pronuncia negativa della Corte costituzionale tedesca non intaccherebbe l’autonomia decisionale della Banca centrale europea? C’è tutta una mistica intorno all’autonomia delle Banche centrali, specialmente rispetto al potere politico...
E infatti questa è un’altra delle questioni che i ricorrenti hanno messo sul tappeto. Alla fin fine: è la Bce che coordina la politica finanziaria europea o è la Bundesbank? È più importante Draghi o è più importante Weidmann?
• Che accadrà se, per ipotesi, i giudici di Karlsruhe sentenziassero che la linea di comprare titoli degli stati indebitati in quantità illimitata tradisce i Trattati?
La sentenza arriverà tra qualche mese, e in ogni caso non prima di settembre. La faccenda potrebbe finire alla Corte di Lussemburgo, cosa che ai tedeschi darebbe un fastidio enorme. La politica troverà il modo di aggirare l’ostacolo, specialmente se intanto la Merkel sarà stata rieletta (si vota il 22 settembre). Nei ricorrenti c’è comunque anche una certa dose di malafede. Hans-Werner Sinn, presidente del centro studi Ifo, di Monaco di Baviera, ha sostenuto che la Bce, comprando titoli di quel tipo, sta correndo un rischio da tremila miliardi. Una memoria della Banca di Draghi ha ricordato però alla Corte che l’intero ammontare dei titoli di Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo è pari a 524 miliardi di euro. E, dal giorno in cui ha pronunciato la parola “illimitato”, Mario Draghi non ne ha dovuto comprare neanche uno.
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