Daniele Protti, L’Europeo 13/6/2013, 13 giugno 2013
IL VALORE DELLA STORIA
SETTANTA ANNI FA, con lo sbarco degli americani in Sicilia, iniziò la liberazione dell’Italia dai nazifascisti. Dalla Sicilia alle Alpi statunitensi (ma anche inglesi) e partigiani (comunisti, socialisti, cattolici) risalirono insieme la penisola. Una storia di guerra che il settimanale L’Europeo nel 1961 tornò a raccontare inviando alcuni dei suoi migliori giornalisti (Franco Pierini, Vittorio Notarniicola, Marco Nozza, Giorgio Pecorini) a raccogliere le testimonianze delle popolazioni, dal Sud al Nord, per ricostruire uno dei momenti più drammatici per il nostro Paese. Una narrazione straordinaria, con le foto scattate da uno dei grandi della fotografia del Novecento, Robert Capa, e da un altro fotografo di grande valore, il neozelandese George Silk.
La ricostruzione del settimanale durò fino al 1962: ora proponiamo ai lettori del mensile una ampia selezione di quello straordinario lavoro. Non solo per "onorare" un anniversario. La scelta di questi materiali nasce dalla convinzione che la qualità va apprezzata e valorizzata: è conoscenza, spesso sottovalutata rispetto alla quantità delle comunicazioni, come se il valore della conoscenza si misurasse a chilogrammi.
Perché ricordare quella parte di storia patria che va dall’estate del 1943 all’aprile del 1945? Generazioni di studenti italiani sono arrivati, per decenni, agli esami di maturità senza aver completato il corso di storia, con fascismo e Seconda guerra mondiale raramente e frettolosamente spiegati dal professore negli ultimi giorni di lezione. E quindi con una memoria "sincopata", quasi che l’aver spiegato e studiato la Prima guerra mondiale avesse chiuso il cerchio magico di quel che è sufficiente "sapere".
Quando, nel 2005, uscì il numero de L’Europeo che ricostruiva e documentava la storia dell’emigrazione italiana nel mondo, giunsero lettere e telefonate di lettori sorpresi da informazioni che ignoravano. Per esempio che la regione italiana a maggiore emigrazione (1876-1976) era il Veneto, con 3 milioni e 300mila emigrati, seguita dalla Campania (2.700.000), dalla Sicilia (2.500.000), dalla Lombardia (2.300.000), dal Friuli (2 milioni), dalla Calabria (1.900.000). Una clamorosa smentita all’idea diffusa che l’emigrazione era una storia riservata ai terùn. Non a caso i testi di storia nelle scuole superiori dedicavano poche righe al fenomeno dell’emigrazione. Ma la rimozione della propria storia indebolisce l’identità di un Paese, crea falsificazioni e zone oscure che poi aggravate dalla valanga dei new media – alimentano non la conoscenza, ma l’ignoranza, se non la menzogna.
È questa la linea editoriale che L’Europeo, dal 2001 a oggi, ha cercato di seguire: ricordare il passato per capire meglio l’oggi, sia che si parlasse di cronaca nera piuttosto che di auto, mondiali di calcio, Germania o Stati Uniti, Cuba, Sudafrica, Medio Oriente, Israele, Cina, arte, cinema, design, fascismo, Fiat, fino alla storia dimenticata del debito pubblico italiano. In questo numero vogliamo ricordare (e/o far conoscere) quello straordinario seppur controverso e drammatico momento in cui italiani e alleati occidentali seppero ribellarsi e liberarsi dai nazifascisti. La memoria è un bene prezioso. Per chi la alimenta.