Andrea Malaguti, La Stampa 13/6/2013, 13 giugno 2013
LA RIBELLE GAMBARO: «NON VADO VIA. POTREI DENUNCIARLO» - E’
cattiva lei, la ribelle Adele Gambaro o è cattivo lui, Beppe Grillo, il profeta del nuovo mondo? Lo scontro a distanza tra la senatrice genovese formatasi in Emilia e il suo leader Cinque Stelle diventa saloon, rissa di strada, guerriglia verbale che assume una forma quasi fisica nel corso delle ore di una giornata nervosa. Travolta dagli insulti ricevuti sul sito, confortata dalla solidarietà di buona parte dei colleghi di Palazzo Madama Campanella, Fucksas, Bocchino, Cotti, Pepe, Mussini, Battista - indisponibile a rinunciare al suo mandato e a un pezzo della sua storia, la Gambaro replica al suo Caro (ex) Leader, che la invita nuovamente a dimettersi, con toni durissimi. «Rimango nel M5S finchè non mi cacciano. Beppe Grillo deve stare attento. Non è un uomo qualunque, rappresenta milioni di italiani. Io non ho offeso nessuno. E sono stata offesa. Pretenderò da lui pubbliche scuse. Sono una signora, Ho una certa età. E lui mi deve rispetto», dice sicura uscendo dalla commissione esteri di Camera e Senato a Montecitorio. Combattiva. Serena. Evidentemente solida. «Io mi trovo in sintonia con il Movimento. Il problema è Grillo». Che è un po’ come dire: io mi trovo in sintonia con il Pdl, il problema è Berlusconi. Ci vogliono meno di cinque minuti perchè le sue frasi vengano girate a Grillo. Il Capo - racconta un suo fedelissimo senatore - allarga le braccia. Ridacchia nervosamente. «Chiedere scusa, io?». Le possibilità di mediazione ormai sono minime. Come fai a tenere nel Movimento una donna che ti chiama «il problema»?
La Gambaro ha sparato il suo colpo con una precisione da killer. Tecnicamente non ha violato lo statuto interno e nella sostanza sa perfettamente che una votazione su di lei diventerebbe in tempo reale un referendum su Grillo. Renderebbe plastiche le differenze all’interno del gruppo. Porterebbe alla luce le difficoltà di un Capo in affanno nel controllo a distanza dei suoi. Verso sera, dopo un colloquio con il capogruppo uscente Vito Crimi e quello entrante Nicola Morra («sono stata rassicurata sul fatto che lamia espulsione non è sul tavolo»), la Gambaro rincara la dose. «Se Grillo minaccia lo denuncio. I post neanche li leggo più, voglio restare serena. Ma se ci sono minacce valuterò se fare denuncia. Ne parlerò con il mio collaboratore che è un avvocato». Spaccatura insanabile. Impossibile immaginare un futuro condiviso, anche se Nicola Morra, nel mezzo della riunione serale, dichiara: «Personalmente ritengo che Adele abbia sbagliato, ora dobbiamo capire se sui principi e sui valori c’è condivisione. Il Movimento non è al 100% Beppe Grillo, che è una persona fisica. La notte è ancora lunga ma se siamo qui è grazie a Beppe Grillo». E’ solo l’inzio. Ma alla fine di questo primo round Adele Gambaro si allontana leggera dagli incubi, come se fosse sospesa su una fune tesa tra due nubi. Davvero è possibile metterla con le spalle al muro senza provocare danni irreversibili al Movimento?
"La Gambaro attacca ancora dopo le critiche rivolte l’altro giorno a Grillo: «Sono stata offesa. Pretenderò da lui pubbliche scuse. Sono una signora, Ho una certa età. E lui mi deve rispetto»"