Rassegna, 13 giugno 2013
Caso Gambaro, Grillo all’attacco
• A Palazzo Madama i senatori più vicini a Beppe Grillo raccontano di non averlo mai visto così di malumore. Dicono che questa storia di Adele Gambaro (la sua ribellione, «la debacle elettorale è tutta colpa di Grillo, dei suoi post violenti») lo ha spinto a considerare l’idea di prendere le distanze dal Palazzo. Di ritirare persino lo Statuto, il Simbolo, l’Alto Patronato, e di rimettersi a combattere soltanto dalle piazze. «Vediamo dove vanno senza di me». Scrive Malaguti sulla Sta: «I suoi fedelissimi, d’accordo con lui, hanno deciso di accelerare il processo “pulizia interna”. Di dividere i buoni dai cattivi. La strategia per espellere gli infedeli è chiara. L’idea è quella di partire dal caso Gambaro, per poi allargare il ventaglio. Il processo alla senatrice si trasformerebbe in un test di appartenenza. Gli ultraortodossi si limiteranno a fare domande la cui risposta è implicita, come quelle di un avvocato. O di un pubblico ministero. Volete Gesù-Grillo o Adele-Barabba? Restate o andate? Credete nel Verbo o non ci credete più?».
• Travolta dagli insulti ricevuti sul sito, confortata dalla solidarietà di buona parte dei colleghi di Palazzo Madama, indisponibile a rinunciare al suo mandato, la Gambaro replica a Beppe Grillo. «Rimango nel M5S finché non mi cacciano. Grillo deve stare attento. Non è un uomo qualunque, rappresenta milioni di italiani. Io non ho offeso nessuno. E sono stata offesa. Pretenderò da lui pubbliche scuse. Sono una signora, Ho una certa età. E lui mi deve rispetto», dice sicura uscendo dalla commissione esteri di Camera e Senato a Montecitorio. E poi: «Se Grillo minaccia lo denuncio. I post neanche li leggo più, voglio restare serena». [Malaguti, Sta]