
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il 17 a 0 delle elezioni comunali (cioè 17 sindaci al Pd, 0 sindaci a Berlusconi) mette sul tavolo tre problemi: problema Grillo, problema Lega, problema Pdl.
• Il problema Grillo è quello che fa più notizia.
Perché la precipitosa caduta dalle altezze raggiunte alle politiche è davvero troppo fragorosa. Siamo arrivati al 3,4% di Catania, città dove alle politiche il M5S aveva preso il 32! L’effetto di questo tracollo sul comico e sui grillini è piuttosto serio. La senatrice Cinquestelle Adele Gambaro ha detto: «Due comuni conquistati (cioè Assemini e Pomezia, ndr ) non sono un successo, ma una debacle elettorale. Inoltre ci sono percentuali molto basse. Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi, soprattutto quelli contro il Parlamento. Mi chiedo come Grillo possa parlare male del Parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. Lo invito a scrivere meno e osservare di più. Il problema del Movimento è Beppe Grillo». Gambaro ha pronunciato queste parole ai microfoni di SkyTg24 , due giorni dopo la fuoriuscita dal gruppo dei deputati tarantini Alessandro Furnari e Vincenza Labriola. Furnari ieri è andato a parlare ad Agorà , il programma tv di Raitre: «Per i primi due mesi abbiamo fatto riunioni e assemblee lunghissime e inutili. Senza risolvere niente. C’è una disorganizzazione incredibile, siamo stati lasciati soli da Beppe Grillo, senza nessuno che ci indicasse la via. Sono deluso dalla posizione sull’Ilva. Beppe Grillo verrà a Taranto, mi ha detto che parlerà con gli esperti ma la verità è che nessuno decide nulla. Il Movimento è fumo, fuffa. Il Movimento 5 Stelle è come se non esistesse più. Casaleggio è un grande comunicatore ma ha commesso un errore nella gestione delle risorse umane, nemmeno ci conosce tutti. È solo questione di tempo, poi imploderà. Molti vogliono uscire ma non hanno il coraggio di dirlo per la gogna mediatica.
• E Grillo?
Intanto, il comico — o ex comico — ha lanciato un referendum su se stesso («Ditemi se sono io il problema»). Poi: «La senatrice Gambaro ha rilasciato dichiarazioni false e lesive nei miei confronti, in particolare sulla mia valutazione del Parlamento, danneggiando oltre alla mia immagine, lo stesso M5S. Per questo motivo la invito per coerenza a uscire al più presto dal M5S. Uno vale uno quando rispetta, vive e conosce a fondo l’etica politica del progetto a cui partecipa, uno vale niente quando scopre che la propria “etica” coincide con quella di partiti altrui, ma prende in giro i propri compagni di strada solo per costruirsi un potere personale». Una risposta durissima.
• Ma sulle elezioni? Nemmeno un cenno di autocritica?
Niente. La colpa è sempre degli elettori, i quali, per aver votato quello che hanno votato sono evidentemente marci. «(...) la gggente è contenta che abbia vinto il “suo” candidato e non il “loro”, quando in realtà sono la stessa persona, la stessa politica, lo stesso programma, persino lo stesso governo». Segue l’elenco di tutte le cose fatte dal Movimento e demonizzate dai giornaloni e dagli avversari politici. Ora, come è evidente, ci sono almeno due contraddizioni in queste risposte di Grillo. Il comico ha puntato tutto sull’alleanza Pd-Pdl, sicuro che l’«osceno spettacolo» avrebbe fatto aumentare i consensi per l’M5S. Secondo: il comico ha sempre sostenuto che in tv non bisogna andarci, che i giornali non contano e che quella che fa veramente opinione è la Rete. Come mai a un tratto le elezioni si perdono per colpa di mezzi di comunicazione tanto obsoleti?
• Come vanno le cose con la Lega?
C’erano da digerire le percentuali basse e la perdita di Treviso (al Nord, alla Lega, non è rimasta che Verona). Ieri c’è stato un incontro tra Bossi e Maroni, che nei giorni scorsi se le erano date di santa ragione, Maroni tagliando lo stipendio da 800 mila euro del Senatùr, Bossi minacciando di fondare un altro partito. Maroni poi ha dichiarato: «Finalmente ci siamo detti tutto quello che ci dovevamo dire, arrivati a un certo punto non si può far finta di niente, ieri sono state dette delle cose molto precise condivise da tutti, punti fermi da cui ripartire, degli impregni presi». Secondo Maroni, il consenso per il Carroccio è solo «congelato».
• Infine c’è la questione Pdl.
Trattandosi della terza sconfitta consecutiva, il segretario Alfano è sotto accusa. La Santanché ha consegnato a Berlusconi un progetto di modello di partito disegnato con Verdini e Capezzone. Cicchitto non è d’accordo: «La definizione di un modello di partito non può essere realizzata attraverso un’operazione del tutto verticistica, senza confronto collegiale e collettivo». Per ora, Berlusconi — amareggiatissimo per il cappotto subìto — non parla.
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