Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 12 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA DISCUSSIONE NELLA CORTE COSTITUZIONALE DI KARLSRUHE SUI LIMITI D’INTERVENTO DELLA BCE


ILSOLE24ORE.IT
Forse questa serissima farsa di Karlsruhe, alla fine, porterà anche qualcosa di buono. Per esempio la Corte costituzionale tedesca potrebbe richiedere maggiore trasparenza nell’erogazione degli aiuti ai Paesi in difficoltà. In particolare, un criterio che determini quando la Bce deve cessare di acquistare i titoli di un Paese che non rispetta gli accordi. Sarebbe una cosa buona per l’indipendenza della Bce e opportuna per rendere più chiari i vincoli per i Paesi sotto assistenza.

Sarebbero più accettabili le crescenti e reciproche responsabilità fiscali – e politiche - tra i Paesi nell’euro area. Infine sarebbe forse il passo giusto per ampliare – anziché limitare – gli strumenti della Bce indispensabili a risolvere la crisi creditizia in Paesi come l’Italia.
Le indicazioni emerse dalla prima giornata di udienza tenutasi ieri a Karlsruhe puntano verso questo risultato. Ma prima di arrivarci bisogna pagare pegno alla falsa retorica dietro cui si nasconde la difesa dei denari tedeschi. Gli storici raccontano che momenti paradossali e ridicoli accompagnarono anche il Trattato di Vestfalia e quello di Maastricht. Ieri, nel consueto clima da circo triste che a Karlsruhe caratterizza le cause anti-europee, tra economisti colti da improvvisa notorietà che vendono i loro libri davanti alle telecamere, si sono visti due banchieri centrali provenienti entrambi dal Governo tedesco – Jens Weidmann e Joerg Asmussen – difendere l’indipendenza dei governatori dalla politica. Decine di contestatori chiedere «più democrazia» e intendere «meno solidarietà». Giudici costituzionali – rigorosamente affiliati ai partiti - riconoscere di non poter giudicare la Bce, perché istituzione europea, ma di non volerne lasciare il compito alla Corte del Lussemburgo. Infine uno dei giudici togati svelare il lato ridicolo, chiedendo se ci si aspetta forse che la Corte ordini al Bundestag di torturare Mario Draghi.

Il momento più importante è venuto però all’esordio dell’udienza quando il presidente della Corte ha riconosciuto che la Bce non può essere giudicata da Karlsruhe essendo un’istituzione di diritto europeo. Ciò che i giudici tedeschi possono giudicare è invece la congruità delle politiche della Bce con il diritto europeo, nell’interpretazione considerata compatibile con la Legge Fondamentale tedesca dai giudici stessi e dal Parlamento di Berlino. I temi di cui i giudici si occuperanno saranno quindi essenzialmente due: il primo è se i nuovi interventi della Bce a favore dei Paesi in crisi (le Omt) comportano rischi a carico del bilancio pubblico tedesco così elevati da impedire altre decisioni di spesa del Parlamento, di fatto precludendo l’esercizio delle funzioni democratiche. Il secondo è se la condizione principale posta dal Parlamento tedesco per la firma del Trattato di Maastricht – e cioè che l’euro sia una moneta stabile quanto il marco – sia rispettata anche alla luce dei rischi di inflazione conseguenti a grandi immissioni di liquidità.
Il primo tema sembra di facile soluzione. Le Omt riguardano un volume limitato di titoli pubblici, già emessi da qualche tempo e con scadenza tra uno e tre anni. Per quanto ampi siano i volumi di tali titoli e il novero dei Paesi, la quota tedesca di perdite potenziali (in caso di insolvenza del Paese assistito) resta al di sotto della soglia massima già stimata dalla Corte nel 50% del bilancio federale annuo.

Più interessante è il secondo criterio. Garantendo la sopravvivenza dell’euro, l’Omt contribuisce alla stabilità della moneta, non alla sua fragilità. Inoltre la liquidità emessa con l’acquisto dei titoli viene neutralizzata e quindi non dovrebbe portare inflazione. Tuttavia è vero che una volta impegnatasi nell’assistenza a un Paese in difficoltà, difficilmente la Bce può ritrarsi e sospenderla. In tali condizioni la politica monetaria può essere cioè "dominata" da obiettivi fiscali. Questo è particolarmente sbagliato se l’assistenza viene protratta a Paesi che non rispettano gli accordi prestabiliti. Per evitare che succeda, è necessario stabilire criteri affinché la Bce sia in dovere di sospendere gli aiuti. Questa richiesta sarebbe d’aiuto per l’indipendenza della Bce, rafforzerebbe la delega di sovranità dei Paesi in crisi a favore dei partner e salverebbe la faccia alla Bundesbank, attore principe del circo di Karlsruhe ormai in chiaro imbarazzo per aver scelto una linea di scontro radicale su basi tecniche molto fragili.
Una decisione costruttiva di Karlsruhe sull’Omt inoltre rafforzerebbe una politica monetaria non convenzionale per ora solo annunciata dalla Bce. Anzi, aprirebbe la strada al varo di ulteriori strumenti non convenzionali, a cominciare da qualche tipo di allentamento quantitativo in grado di rimettere in funzione il credito nei Paesi verso i quali la politica monetaria della Bce non arriva più.

ILSOLE24ORE.IT
La corte costituzionale tedesca
FRANCOFORTE - Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha chiesto esplicitamente che vengano messi limiti all’azione della Banca centrale europea per evitare «rischi alla stabilità». Nella seconda giornata di udienze alla Corte costituzionale tedesca che deve giudicare della legittimità del piano Omt della Bce per acquistare debito dei Paesi dell’eurozona in difficoltà, il capo della Banca centrale tedesca, che lo scorso anno fu l’unico consigliere dell’Eurotwer, su 23, a votare contro l’iniziativa, è tornato alla carica.
La possibilità di interventi illimitati sul mercato dei titoli di Stato, che da quando è stata annunciata ha calmato i mercati, pur senza essere utilizzata, secondo Weidmann non è coerente con il mandato della Bce, fissato dai Trattati europei. Il capo della Buba ritiene che ci siano problemi di credibilità e rischi per la stabilità se lo spazio di manovra non viene limitato. Weidmann ha anche affermato che il vero problema dell’Omt è che ha come obiettivo il premio al rischio di insolvenza di alcuni Stati dell’eurozona.
La Corte costituzionale non ha poteri diretti sulla Bce, in quanto istituzione europea, ma potrebbe chiedere al Governo e al Parlamento tedesco una revisione dei Trattati per imporre limiti all’azione della Bce. Joerg Asmussen, che rappresenta in aula la Banca centrale europea, ha osservato che una richiesta di modifica potrebbe indurre altri Paesi, che non condividono la visione della Germania, a richiedere altre modifiche. Asmussen ha anche ripetuto quanto affermato dal presidente Mario Draghi, e cioè che non è nelle intenzioni della Bce prevenire l’insolvenza degli Stati.
Nel secondo giorno di udienza, al termine del quale la Corte di Karlsruhe si prenderà un lungo tempo per decidere (la sentenza sui ricorsi, firmati da oltre 35mila cittadini tedeschi, non è attesa prima di settembre), gli otto giudici hanno ascoltato anche, in qualità di esperti, tutti scelti, tranne uno, fra i più noti oppositori delle politiche della Bce.
Hans-Werner Sinn, presidente del centro studi Ifo, di Monaco di Baviera, ha sostenuto che potenzialmente la Bce si troverà a intervenire per 3mila miliardi di euro. Non ha specificato come calcola questa cifra. La Bce, anche se ha sempre affermato che è pronta ad acquistare titoli in modo illimitato, ha osservato nella memoria presentata alla Corte che l’intero ammontare di titoli di Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo con scadenza inferiore ai tre anni (quelli considerati dall’Omt) è di 524 miliardi di euro.
Sia Sinn, sia Clemens Fuest, presidente del centro studi Zew, hanno affermato che il piano della Bce viola la sovranità di bilancio del Bundestag, in quanto espone il contribuente tedesco a rischi non accettati esplicitamente dal Parlamento tedesco. Si tratta del punto principale sul quale la Corte è chiamata a decidere.