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 2013  giugno 12 Mercoledì calendario

“LA MIA IMPRESA DA MATTO TRA BOTTARGA E MAL DI MARE”

«Hai presente la centrifuga di una lavatrice? Ecco è come stare in una lavatrice accesa. Durante un terremoto».
E cosa si pensa dentro a una lavatrice accesa, durante un terremoto?
«E cosa vuoi che si pensi? Ma chi me l’ha fatto fare?, si pensa. Ho bernoccoli dappertutto».
Andrea Mura, è un navigatore cagliaritano, e proprio in queste ore, a bordo della sua “Vento di Sardegna” si sta giocando, contro un trimarano francese, la vittoria di una delle regate in solitaria più prestigiose e dure: la Ostar, da Playmouth a Newport: 3000 miglia d’acqua e onde attraverso l’Oceano Atlantico. Dire “sua” riferendosi al “Vento di Sardegna” è d’obbligo. La barca, vecchia di 13 anni, l’ha praticamente rifatta da capo, con le sue mani, bulbo, sartiame, albero, vele.
E adesso è in testa.
«Sì ma quello dietro è un trimarano, gli basta un po’ di vento che schizza via».
E ce n’è di vento?
«Qui dove sono io no. C’è bonaccia. Ma va bene così. Si riprende fiato dopo il freddo e la burrasca ».
E’ stata così dura?
«Te l’ho detto, una lavatrice. Di sventolate ne ho prese in vita mia, ma come queste mai. Sai, un conto è fare dei tratti di bolina di tanto in tanto. Un conto farsi di bolina tutto l’Atlantico, in burrasca. Cinque gradi, cielo nero, pioggia, sempre. E onde enormi che invadevano il ponte e si portavano via tutto. Ho perso di tutto, pure il salvagente. Per non parlare del mal di mare».
Un marinaio col mal di mare?
«Capita. E’ segno di equilibrio. La patologia è di chi non ce l’ha».
E come si fa col mal di mare?
«Si sopporta. Di solito in 4 giorni passa, io ce ne ho messi 10. Un paio di volte è stato tremendo. Ho trascorso anche 15 ore di fila sdraiato a terra, chiuso sotto coperta, timonavo con il joystick orientandomi con i rumori. Non mangi, non fai pipì, non fai niente ».
Però la poesia della navigazione...
«Ma quale poesia. E’ solo sofferenza, vorresti scendere e maledici il giorno che ti sei imbarcato. Non vedo l’ora di tornare a casa mia e fare un picnic o un weekend all inclusive, che paghi e hai tutto, e te lo portano in camera».
La sento provato.
«E’ stata durissima. Guardavo l’albero e dicevo: “Mo’ cade”».
E’ caduto?
«No. Ma ho avuto paura. Se ti cade l’albero è un casino».
Ha chiamato casa col satellitare?
«Solo l’idea di alzarmi per prendere il telefono mi faceva vomitare; fortuna che il ponte l’avevo sistemato prima della bufera».
Cosa l’ha spaventata di più?
«L’urlo del vento tra le sartie. Sembravano grida di fantasmi. Inquietante. Mai sentito così forte».
Come ha fatto a nutrirsi?
«Di solito mi affido al liofilizzato. Paella, goulash, basta aggiungere un po’ d’acqua calda... Stavolta invece gli amici mi hanno riempito la barca di cosa buone: uno di loro mi ha regalato 82 chili di bottarga, la mangio a morsi, è buona e dà energia. Altro che barrette ».
Chi è questo eroe?
«Giacomo, del ristorante la Stella di Montecristo a Cagliari. Ma ho anche il miele delle api nuragiche per la colazione, e l’acqua vulcanica salata San Martino, ovviamente sarda».
Resta la domanda iniziale. Chi gliel’ha fatto fare?
«Il progetto “Vento di Sardegna” è partito un po’ di anni fa e ora mi sono appassionato, non sai che soddisfazione vederla che va così veloce, l’ho fatta io... Con un po’ più di fortuna battevo anche il record di Soldini, sarebbe stato buono per la comunicazione, e invece tutta quella bolina... Però l’importante adesso è arrivare primo, ce la posso fare. Sai come si chiama la linea del traguardo di questa regata?
Line of honor, la linea dell’onore... Ecco, vedi la bonaccia? Mi è venuta pure la risposta alla tua domanda».