Rassegna, 12 giugno 2013
Crisi, la Grecia spegne la tv pubblica
• Il governo di Atene ha annunciato la chiusura temporanea della Ert, la televisione di Stato, l’equivalente della Rai o della Bbc. Alla mezzanotte di ieri il segnale si è spento. Il portavoce dell’esecutivo, Simos Kedikoglou, si era presentato nel pomeriggio davanti alle telecamere per spiegare: «Questa televisione è amministrata male, è un’oasi dello spreco intollerabile, agli utenti costa circa 300 milioni di euro l’anno». La tv «riaprirà il prima possibile» e il portavoce ha precisato che i dipendenti saranno «sospesi». I sindacati sono certi che solo una parte dei lavoratori verrà riassunta , mentre il sito della Ert ieri contava 2.656 licenziati, dandoli tutti per persi. [Sarcina, Cds]
• «La notizia ha subito riacceso la tensione ad Atene. La stessa emittente di Stato ha cominciato una diretta non stop dalle piazze dove i partiti dell’opposizione, ma non solo, si sono subito ritrovati sotto le bandiere della protesta. È evidente che la questione travalica i confini del Paese. L’atto del governo, l’interruzione del servizio pubblico televisivo, contrasta con almeno una mezza dozzina dei principi base sanciti dal Trattato Ue e dalla Carta fondamentali dei diritti umani dell’Unione europea. Ma, prima ancora, mortifica il buon senso politico». [Sarcina, Cds]
• Entro il 2015 Atene si è impegnata con gli emissari della Commissione europea, della Bce e del Fmi a 15 mila esuberi nel settore pubblico. Mastrobuoni (Sta): «Va ricordato che prima del censimento del 2010 avviato dal governo Papandreou sulla scia del primo programma di aiuti alla Grecia, non era chiaro neanche il numero esatto dei dipendenti pubblici ellenici. Sono 750 mila su una popolazione di circa 11 milioni».