Roberta Scorranese, Corriere della Sera 12/6/2013, 12 giugno 2013
No, quei calzoncini con le calze a metà coscia e il maglioncino a fior di pelle non le vanno giù, nemmeno a più di mezzo secolo di distanza
No, quei calzoncini con le calze a metà coscia e il maglioncino a fior di pelle non le vanno giù, nemmeno a più di mezzo secolo di distanza. Perché per Silva Manicardi, 87 anni, che la mondina l’ha fatta davvero per oltre un decennio, la Silvana Mangano di «Riso amaro» è poco più di una caricatura. «Noi abbiamo lavorato come macchine — dice — e abbiamo combattuto per i diritti civili e sociali. Vogliamo essere ricordate per questo, non per la bellezza, anche se la Mangano era bellissima, sia chiaro». Grintosissima la Manicardi, come altre delle sue colleghe, un tempo mondariso nella piana di Modena e oggi voci nel Coro delle Mondine di Novi, coro che, il 26 giugno alla Milanesiana (insieme al cantautore Cisco) accompagnerà l’intervento di Umberto Eco e Mario Andreose. Il gruppo ha quasi quarant’anni e oggi, oltre ad alcune mondine della «vecchia guardia» conta anche le discendenti di queste e altre donne che, per affinità, si ritrovano in quella genia tutta femminile. «Ci alzavamo alle quattro — ricorda Silva — alle cinque eravamo con le gambe nell’acqua gelata, poi una sosta e si ricominciava finché il lavoro previsto per la giornata non era finito. Oggi io sono fortunata, perché ho pochi malesseri fisici, a differenza di altre colleghe. Ma lo sa quello che più mi pesa? Ricordare quando, in cascina, ci si spogliava tutte e a me veniva una stretta al cuore perché io alla dignità ci tengo». Alcune di loro erano poco più che bambine, perché cominciavano a lavorare a tredici, quattordici anni. Il coro (fondato da Torino Gilioli) gira il mondo proponendo i canti popolari, quelli di protesta e, ovviamente, gli stornelli nati in risaia, quando si cantava per attutire la stanchezza. Cominciava una, la più audace, lanciando una rima, finché un’altra rispondeva con piglio, un po’ come i rapper di oggi. «Il successo è enorme — conferma Giulia Contri, la direttrice — anche in quei Paesi come la Scozia dove non ci sono molti italiani e magari nemmeno capiscono le parole, però sentono un ardore di fondo che coinvolge». Alla Milanesiana il canto delle mondine si unirà al discorso di Eco sul tema del segreto come in un controcanto, retto da un’energia senza pari. «Noi siamo quelle donne che per difendere il diritto allo sciopero si sdraiarono sui binari per fermare il treno in arrivo — prosegue Manicardi, ricordando la battaglia contro le crumire — e quelle che, quando ci passavano gli aerei sulla testa, durante la Seconda guerra mondiale, si dovevano sdraiare in acqua. Senza sapere quando avremmo potuto rialzare la testa. Molte di noi sono diventate staffette partigiane e poi, una volta finito il mestiere di mondina, sono andate in fabbrica. Come me». Le mondine del Vercellese furono le prime braccianti a conquistarsi, ai primi del Novecento, il diritto alle otto ore di lavoro. I canti vanno da «Spigolando tra le zolle» a «Con i piedi nell’acqua», un misto di satira anti-padronale, ironia piccante, allusioni semi erotiche o amorose e inno al riposo o alla siesta. «Oggi sono una donna soddisfatta — conclude Silva — perché quando ho cominciato prendevo 100 lire l’anno, ma dopo un decennio erano diventate 500». Roberta Scorranese