Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 12 Mercoledì calendario

NON MI PIACE FARLO STRANO, MA QUELLA VOLTA IN VOLO

[Intervista a Claudia Gerini]
Appuntamento in aeroporto. Ieri Claudia Gerini è arrivata a Milano e ha cantato – «più che un’attrice affermata, sono una cantante mancata» – per la Fondazione Veronesi. Ora deve prendere il volo per Madrid, dove presenterà Tulpa, il film di cui è protagonista, diretto dal compagno Federico Zampaglione. In attesa dell’imbarco, davanti a un caffè.

Una volta ha detto di aver fatto sesso su un aereo: una boutade?
«No, è vero. Però era un volo più lungo. Tornavo da New York con il mio fidanzato, si era creata una certa atmosfera e così lo abbiamo fatto. Sulle poltrone però, non in bagno».
Nessuno se ne è accorto?
«Era un volo piuttosto vuoto: stavamo comodi in business».
Aneddoto perfetto, per un’attrice diventata famosa con il tormentone «Famolo strano».
«Guardi che di posti strani nella vita me ne sono capitati pochissimi: in genere scelgo divani o letti».
Tulpa è un giallo dove lei è una mana-ger inappuntabile di giorno, che di notte si trasforma e frequenta un club – Tulpa, appunto – del libero amore, facendo sesso con estranei, uomini e donne. Per lei, amoreggiare davanti alle cineprese non è una novità. Non si sente mai in imbarazzo?
«L’imbarazzo maggiore l’ho provato quando ho girato Il gioco, con Jonathan Pryce. Non per una scena di sesso: imi toccava andare nuda dalla doccia alla cucina, e io odiavo dover fare questa camminata senza niente addosso. Ero più giovane (il film è del ’99, ndr), avevo meno sicurezza, dovevo ancora dimostrare tutto. In Tulpa, comunque, c’è una sola scena veramente erotica».
Il fatto che dietro la cinepresa ci fosse il suo compagno non la metteva a disagio?
«No, anzi. Mi sono sentita più protetta».
Sei anni fa, avevate già girato Nero bifamiliare. Nella vita, vi capita mai di farvi filmini privati dei momenti intimi?
«No, non mi interessano. Il sesso lo vivo in maniera naturale, se sapessi che c’è di mezzo uno strumento tecnologico perderei spontaneità, si romperebbe la magia. E visto che sono un’attrice, finirei per concentrarmi sull’inquadratura o le luci, anziché sul sesso».
Quanto conta per lei la vista, nel rapporto sessuale?
«Sono più importanti tatto e olfatto, però di sicuro non sono una che spegne la luce sul più bello. Mi piace guardare e farmi guardare. Invece non metterei mai su filmini porno. Non per moralismo: li trovo noiosi».
Che cosa significa la parola Tulpa?
«Nella tradizione tibetana, è la parte oscura di te stesso. Nel film, è la vita di questa donna che la sera va nel club, percorre un corridoio buio dal pavimento illuminato di rosso, ed entra in un altro mondo».
Dove approccia uomini e donne. È diverso, da attrice, con una donna?
«È solo più morbida la pelle. Io ho cominciato a recitare prestissimo, a 13 anni, mi viene naturale. Quando ho girato con Castellitto Non ti muovere, c’era una scena in cui facevo pipì: sì, un po’ di imbarazzo ce l’avevo, ma sono rimasti molto più scioccati quelli che mi hanno visto. Continuavano a chiedermi come avessi fatto. Si fa, senza porsi grandi problemi, e senza porne agli altri. Io sono un’attrice che non fa tante storie, questo non lo faccio, questo non lo mostro... Io eseguo».
Il personaggio che interpreta in Tulpa è una donna forte?
«Sono tante le donne forti. Quelle che tirano su da sole quattro figli, quelle che lavorano in fabbrica... Forse anche la mia Lisa a modo suo lo è, perché sceglie di non essere l’oggetto del desiderio maschile ma di essere lei quella che decide. Però questo suo rifugiarsi nei rapporti occasionali potrebbe essere anche una debolezza».
Lei invece è una donna da rapporti stabili. Anche se di recente si è letto di una crisi con Zampaglione.
«Ogni rapporto ha i suoi momenti up e quelli down».
Questo com’è?
«Un periodo su. Siamo insieme da quasi nove anni, e stiamo bene. Poi, io ho imparato a non leggere tutte le cose che scrivono su di me. Ci sta più attento Federico, che è sempre lì a navigare in Rete. Magari ci rimane un po’ male quando legge queste cose, ma poi ci passiamo tranquillamente su».
Anni fa stava con l’attore Stefano Dionisi e diceva che vederlo baciare un’altra in un film le procurava sofferenza. Zampaglione non solo l’ha messa a baciare un altro, ma l’ha tuffata in un privé.
«È un uomo sicuro di sé, davanti a quelle scene non si scompone minimamente: non vede Claudia, ma l’attrice. Forse, non ha mai ritenuto nessuno alla sua altezza».
Anche lei sembra sicura. Ma il fatto di aver cominciato a fare questo lavoro così presto non le ha tolto qualcosa?
«Un po’ di tempo libero e di spensieratezza. Ma mi ha dato molto: viaggi, esperienze, sicurezza, indipendenza. E comunque io so da sempre che voglio fare questo».
Non le piaceva studiare?
«Ero bravissima a scuola! Studiavo, prendevo appunti. Un po’ come mia figlia Rosa, che ha 9 anni e la sera legge libri».
Rosa non è figlia di Zampaglione. Com’è il rapporto fra loro?
«Intanto lei ha un papà presente (il manager Alessandro Enginoli, ndr). Federico è un affetto in più. E quando in casa ci sono problemi, anche con la piccola (Linda, avuta da Zampaglione, 3 anni, ndr), intervengo io: sono una grandissima mediatrice».
Come medierà questa estate, tra famiglia e lavoro?
«Andremo un po’ al mare con le bambine, poi per tre giorni sarò a Ponza per il mio Festival, e in agosto inizierò a girare con Paolo Genovese. Ma prima, il 6 luglio, ho il concerto dei Muse, i miei preferiti: ho comprato i biglietti sei mesi fa. C’è solo un problema: quest’anno ho due film, Il comandante e la cicogna e Una famiglia perfetta, candidati ai David. E, in caso di vittoria, la cerimonia è proprio il 6».
Speriamo di riuscire a perdere?
«Beh, non esageriamo».