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 2013  giugno 12 Mercoledì calendario

MPS, GIUDIZIO IMMEDIATO PER GLI EX VERTICI

Giudizio immediato per l’ex presidente Mps Giuseppe Mussari, l’ex dg Antonio Vigni e l’ex responsabile finanziario Gianluca Baldassarri: risponderanno del reato di ostacolo alla vigilanza sul prodotto strutturato sottoscritto tra la banca senese e Nomura nel 2009. Lo ha deciso due giorni fa il gip di Siena, Ugo Bellini, accogliendo la richiesta dei procuratori Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, che sottolineano nel decreto di poter beneficiare di prove evidenti per gli ex vertici del Monte. Il processo inizierà il 26 settembre per tutti gli imputati.
L’ipotesi di dividere la maxi-inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena in più parti era già nell’aria da mesi (si veda Il Sole 24 Ore del 21 febbraio 2013). È diventata concreta quando gli inquirenti hanno calcolato che separare il filone di Antonveneta da quello sui derivati avrebbe garantito maggiori risultati sul piano giudiziario. L’operazione finanziaria realizzata nel 2008 per acquisire la banca padovana, del resto, rischia di incappare nella prescrizione, quindi ai pm conviene chiudere il fascicolo nel giro di un mese e procedere sul caso in modo distinto a partire dal prossimo autunno. Per ora si procede con le prove già accertate sui prodotti derivati: un quadro accusatorio da considerarsi in teoria blindato se il gip ha dato seguito alla richiesta di giudizio immediato che si fonda proprio sulla «evidenza della prova». La richiesta di rito immediato è circoscritta al reato di ostacolo alla vigilanza sul prodotto strutturato e derivato "Alexandria", sottoscritto prima nel 2006 con Dresdner e poi rinegoziato con Nomura. Per gli inquirenti è evidente che sia stato nascosto alla vigilanza il cosiddetto "mandate agreement", un contratto che serviva a legare le perdite del primo prodotto con il secondo senza far comparire in bilancio le perdite emerse. Si tratta, secondo i calcoli di Mps, di 700 milioni occultati nell’esercizio. Con la ristrutturazione di Alexandria fu possibile nascondere il buco e rendere possibile peraltro la distribuzione dei dividendi, cosa che sarebbe stata impossibile dopo l’acquisizione così onerosa di Antonveneta (9,3 miliardi più 10 miliardi di debiti da pagare subito). In questo modo, secondo l’accusa, non solo il bilancio dell’istituto venne a sottoposto a un lifting illecito ma così furono occultati i problemi di cassa che aveva generato l’acquisto della banca padovana. Secondo i pm fu Antonio Vigni a tenere nascosto il "mandate agreement" nella sua cassaforte, su richiesta esplicita di Giuseppe Mussari, che a sua volta aveva l’interesse a difendere l’operazione Antonveneta per rimanere alla guida della banca. Baldassarri avrebbe organizzato l’incontro con Nomura, la stesura del contratto e a mettere nero su bianco l’accordo truffaldino con la messinscena di un colloquio tra le parti dove le frasi di Mussari erano già state da lui predefinite.
A riscontro ci sarebbero anche i rilievi di Bankitalia, che ha dichiarato di non aver mai ricevuto i documenti, e la denuncia dell’ad Fabrizio Viola che nell’ottobre 2012 ha raccontato di aver trovato carte nascoste nella cassaforte di Vigni e non dichiarate in bilancio. Bankitalia è stata individuata dal gip come parte offesa e ora può costituirsi parte civile contro gli imputati. I difensori di Mussari, Vigni e Baldassarri hanno 15 giorni per valutare l’eventuale richiesta di un rito abbreviato davanti al gup. Una circostanza che tuttavia nessuno sembra voler praticare, anzi: come ha detto il professor Tullio Padovani, che insieme a Fabio Pisillo difende Mussari, la scelta è andare davanti al «giudice naturale. Siamo assolutamente sereni e non abbiamo nessun problema a difenderci davanti al giudice. Anzi: vuol dire che saremo dichiarati innocenti più rapidamente».

Marco Ludovico e Sara Monaci


LA BANCA VA ALL’ESAME DI BRUXELLES –
FIRENZE Nei prossimi giorni Banca Mps metterà le basi per decidere una fetta importante del proprio futuro. Lunedì l’amministratore delegato Fabrizio Viola consegnerà alla Commissione europea il piano di ristrutturazione del gruppo imperniato sulla riduzione dei costi (-16% in tre anni), il miglioramento dell’efficienza (7% di redditività netta nel 2015), il rafforzamento del patrimonio con il varo di un aumento di capitale da almeno un miliardo (già deliberato) e la vendita di un pacchetto di asset, come le attività di back office, credito al consumo, leasing e gli istituti controllati all’estero, in Francia e Belgio.
Sulla scorta di questo dossier, Bruxelles si riserverà di dare entro agosto il via libera defintivo agli aiuti di Stato ricevuti da Siena: 4,07 miliardi di cosiddetti Monti bond, sui quali nel 2013 Rocca Salimbeni paga il 9% d’interesse. L’Unione europea (oltre che Bankitalia) vuole però che il gruppo senese cancelli dallo statuto il limite del 4% al diritto di voto che vincola tutti i soci meno la Fondazione Mps. Una richiesta in nome non solo della "normalizzazione" del Monte, ma anche della credibilità del piano di ristrutturazione. Trovare investitori disposti a comprare più del 4% della banca, finchè resta quel limite, sarebbe infatti un’impresa a dir poco difficile.
Ecco perchè entro lunedì è attesa la convocazione di un consiglio d’amministrazione (giovedì o venerdì la possibile data) che dovrà decidere su questo tema e convocare un’assemblea straordinaria per fine luglio-primi d’agosto a cui sottoporre la modifica dello statuto. Senza questo passaggio, l’Ue non darà l’ok ai Monti bond. E per la banca presieduta da Alessandro Profumo si aprirebbe uno scenario drammatico.
La strada sembra dunque tracciata. La stessa Fondazione, del resto, non è contraria a rivedere i vincoli al diritto di voto per gli azionisti della banca. L’Ente presieduto da Gabriello Mancini, che ha riscritto il proprio statuto limitando al 50% il peso della politica nella governance (i futuri deputati, tra l’altro, saranno designati e non più nominati) e in queste ore attende l’approvazione defintiva da parte del ministero dell’Economia, a sua volta ha tutto l’interesse a sbloccare l’appetibilità dei titoli Mps, dal momento che dovrà vendere ancora una quota importante (intorno al 15%) del proprio pacchetto (oggi pari al 33,7%), per restituire 350 milioni di debito aperto con il sistema bancario.
L’epoca dei condizionamenti politici sul sistema Fondazione-Banca Mps sta per finire. «Noi garantiamo che non ci sarà più ingerenza, non ci sarà più un presidente della banca scelto dalla politica», dice il nuovo sindaco di Siena, Bruno Valentini (Pd), che si è aggiudicato il ballottaggio di domenica-lunedì con il 52% dei voti. «Vincere è stato molto difficile - commenta - perchè quello che è successo a questa città negli ultimi due anni è qualcosa di terribile, che avrò il compito di far dimenticare. Al popolo senese faccio una solenne promessa - aggiunge - è finito il tempo in cui il sindaco può avere la tentazione di fare gli interessi di gruppi di potere, grandi o piccoli che siano, rispetto all’interesse della comunità: prima viene la comunità, poi il partito». Per il Montepaschi (e per Siena) è un buon punto da cui ripartire.

Cesare Peruzzi