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 2013  giugno 12 Mercoledì calendario

VIDEOGIOCO

«La mia prima partita l’ho vista in passeggino, a Marassi, la nostra è una famiglia di genoani sfegatati. Ero così piccolo che nei primi tempi, visto che nella torre tra la gradinata Nord e i distinti c’erano i videogiochi, durante le partite seguivo gli altri bambini e mio fratello Manuel, che ha 5 anni più di me, e lo guardavo mentre smanettava sulla console. Non immaginavo che un giorno, in un videogioco, ci sarei finito io» (Stephan El Shaarawy).

SASSI «Poco tempo fa ho parlato con Verratti, che è a Parigi. E lui mi ha detto: spero di rimanere qui, dove nessuno sa chi sono. Devo ammettere che un’esperienza all’estero la farei volentieri per la qualità della vita: almeno quando perdi non devi aver paura di tornare a casa perché ti tirano i sassi» (Cesare Prandelli).

MATTI «Qui a Roma sono davvero matti per il pallone. Ho incontrato un tifoso che si era tatuato il mio autografo sul braccio. Così è troppo» (il fantasista giallorosso Erik Lamela)

CARTE TRUCCATE «Il ciclismo non è più quello di Armstrong degli anni 2000. Che sia facile fare di tutta l’erba un fascio è un altro discorso. Ma questo sport ha imparato dal passato ed è cambiato. Una delle prove di quello che dico, sono le mie vittorie. Se le carte fossero truccate, io non vincerei» (l’inglese Chris Froome, uno dei favoriti al Tour de France che partirà il 29 giugno).

FATICHE «Non c’è nessuna necessità di doparsi. Sbagliato il concetto che sia necessario per vincere. Le tappe da 300 km non ci sono più, le fatiche sono sopportabili» (il ciclismo di oggi secondo Gianni Bugno).

ATTRIBUTI «LeBron ha qualcosa che non puoi insegnare: gli attributi. Più il palcoscenico è grande, più lui si sente vivo» (il coach di Miami Erik Spoelstra).

AMATA «Mi sono sempre amata, anche troppo… Invecchiando, si prende più coscienza di sé, è quella che trasmetto oggi» (Serena Williams).

PISCHELLO «Per l’handbike sono ancora un pischello. Mi ci applico davvero solo dal 2010, il mio corpo si sta ancora abituando a questo tipo di fatica. Pedalare è bello, ma con le braccia è durissimo, non sono fatte per questo sforzo, non sono vascolarizzate come le gambe per una fatica lunga e intensa. Così, se da un lato perdo qualcosa invecchiando, dall’altro acquisto in tecnica ed esperienza» (Alex Zanardi).