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 2013  giugno 12 Mercoledì calendario

RAUTI: «IO AL QUIRINALE? GIANNI NON C’ENTRA. UN PREMIO AL MIO IMPEGNO»

Una donna contenta a metà. «Sono un frullatore d’emozioni». E’ Isabella Rauti. Triste e felice. Il marito, Gianni Alemanno, che ha perso la poltrona di sindaco e lei che va al Viminale per occuparsi, da consigliere del ministro Alfano, dei tanti tipi di violenza sulle donne. Una compensazione, come dice qualcuno? «Macchè. Il riconoscimento di una competenza e di un mio impegno in questo campo, che dura da tanto tempo. Lo aspettavo da tempo questo incarico, ma prima volevo che finisse la campagna elettorale».
Se Alemanno l’altra sera ha subito detto «la sconfitta a Roma è tutta colpa mia», Isabella rovescia il discorso: «Sue responsabilità? Io non le vedo proprio. Semmai, ha avuto il difetto di comunicare male le tante cose fatte». Però con quell’apparato di stampa che si ritrovava... «La verità è che Alemanno ha subito attacchi mediatici concentrici e violenti. Un tiro al bersaglio che non ha precedenti». Ed errori, niente di niente? «Io ho visto soprattutto il suo grande impegno per fronteggiare un debito di oltre 12 miliardi accumulato dalle amministrazioni precedenti e si è dedicato a questa operazione difficile in un periodo di crisi nera e di durissima spending review». E ora, l’ex sindaco farà l’ingegnere? «Continuerà la sua lotta politica». Nessuna resa? «Ma figuriamoci. La storia dalla quale veniamo ha vissuto momenti anche peggiori di questo. E poi, apparteniamo a una generazione che non si arrende. C’è nel centrodestra, e lo dico dati alla mano, uno zoccolo duro da cui ripartire e lo dimostra il fatto che noi abbiamo preso a Roma gli stessi voti ottenuti nel febbraio scorso. A cui si sono aggiunti 40.000 voti in più, per Alemanno, rispetto a quelli totalizzati dalla coalizione. Non c’è una bocciatura personale ma un’onda negativa nazionale». E Berlusconi che a Roma non si è fatto vedere? «Invece è stato presente sia nel primo turno sia nel secondo. E lo ha fatto nei modi consueti». Nessuna recriminazione? «Nessuna. Né nei suoi confronti né in quelli del Pdl. Il problema è generale, e va fatta entro l’estate una riflessione a livello nazionale. Servono proposte politiche nuove e una diversa forma partito».
Intanto, il Viminale. Da dove Isabella Rauti si occuperà di ogni forma di violenza sulle donne: «Bisogna distinguere gli stupri di strada, commessi a livello individuale o di gruppo, dal fenomeno multidimensionale delle violenze sulle donne che si consumano per lo più dentro le mura domestiche. O negli ambienti di lavoro: dalle molestie di tipo sessuale alle violenze fisiche, a quelle psicologiche, a quelle economiche». Rauti si è sempre occupata di queste cose, e ora torna a farlo dall’interno delle istituzioni. Una donna da larghe intese? «Il tema della violenza sulle donne non può conoscere divisioni di parte o preconcetti ideologici. Non a caso, io sono stata consigliera nazionale di parità al ministero del Lavoro sia con Maroni sia con Damiano, e in seguito ho lavorato con Mara Carfagna alle Pari Opportunità».
Ma rieccoci al caso Roma. Marino potrà essere un buon sindaco? «Comunque, non sarà mai il mio. Sarà il sindaco dei pochissimi che lo hanno votato. E l’astensionismo è la cosa che più mi dispiace». A sentirla parlare, sembra quasi che Isabella non stia stroncando Marino. Lei sorride, e fa: «C’è tanto tempo, per stroncarlo. Rischiamo che Roma, finisca peggio della Milano di Pisapia».