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 2013  giugno 12 Mercoledì calendario

SE LA DESTRA E’ MORTA DI MEDIOCRITA’

La destra in Italia non è sparita per­ché ha fatto troppo la destra; non è caduta su progetti, imprese, idee connotate con i propri colori. È mor­ta d’anemia, si è spenta perché si è resa neutra e incolore, perché si è uniforma­ta per confondersi; perché non ha inci­so, non ha lasciato segni distintivi del suo passaggio. Non è morta d’identità ma di nientità, non è morta di estremi­smo ma di mediocrità. Non è morta di saluti romani ma d’imitazioni maldestre. La sua scom­parsa non lascia tracce di sé. Nessuna delle critiche di ge­stione mosse alla destra si può attribuire alla sua storia, alla sua indole e ai suoi valori; anche gli aspetti peggiori, co­me quelli che hanno preso il nome e il faccione simbolico di Fiorito, non nascono dalla sua storia. Erano modi di ade­guarsi all’andazzo, tentativi di mostrare che erano uomi­ni di mondo, sapevano stare al potere e in società, sanno come si usa, non sono mica fessi.
A volte si sono adeguati alla caricatura del berlusconi­smo, uniformandosi al suo la­to peggiore. A volte hanno cer­cato di compiacere la sini­stra, i poteri che contano, i media ostili. Senza peraltro riuscirci. Hanno avuto paura di spingersi troppo, di osare. Temevano di perdere il po­sto, ma l’hanno perso lo stes­so, per di più senza gloria e senza la gratitudine dei loro elettori di sempre.
Prendete il caso di Aleman­no a Roma. Non è caduto sul fascio ma sulla neve. Non gli hanno rimproverato i vigili col manganello, semmai le cartelle di Equitalia e le solite accuse di sempre: il traffico, la sporcizia, le buche. Non gli hanno rinfacciato di voler ri­lanciare la romanità e i litto­riali della cultura ma gli abusi nelle società controllate e al­cune nomine aumm aumm. Promettendo con le casse vuote ben 25 milioni di euro per fare il museo della Shoah a Villa Torlonia - quando esi­stono già a Roma il museo di via Tasso e delle Fosse Ardea­tine, che riguardano diretta­mente la città - ha irritato la sua gente senza guadagnarsi il consenso altrui; anzi hanno esultato per la cacciata del «fascista» dal Campidoglio; pro­prio mentre i fascisti, sconsi­derati, esultavano per la cac­ciata del traditore... Certo, hanno attribuito ad Aleman­no i mali storici di Roma, gli acciacchi di ogni metropoli e i malesseri del presente, che non ha creato certo lui o la de­stra. Lo hanno massacrato mediaticamente. Non sareb­be bello ora fare processi, di­menticando le difficoltà gi­gantesche di un momento na­zionale drammatico e di un Comune lasciato dalla sini­stra pieno di debiti. A onor del vero, se si fosse votato a Milano o a Napoli, anche i sin­daci di sinistra sarebbero sta­ti bocciati perché il clima è an­ti-potere. E poi, con quel­l’elettorato votante così ri­stretto, la democrazia è falsa­ta: la motivazione che spinge a votare contro era più forte di quella d’andare a votare a favore.
Ma il problema della destra sparita resta, la delusione del suo elettorato è sacrosanta. Dicendo che la destra non ha pagato per la sua identità, non intendevo sostenere l’inverso, cioè che se fosse stata coerente e cazzuta avrebbe vinto alla grande. Forse avreb­be perso con maggior digni­tà, avrebbe un punto da cui ri­partire, avrebbe almeno la fi­ducia dei suoi cari. Ma con le identità non si governano gli Stati; si fanno partiti di nic­chia o al più larghi movimenti d’opposizione come è il caso di Marine Le Pen, ma non si va al governo. Però a questo punto mi chiedo: ma ha senso andarci se poi si va via in mo­do disonorevole senza lasciar traccia di sé né un buon ricordo tra la tua gente?
Non sto parlando di Ale­manno, questo è un bilancio di vent’anni di destra al gover­no. Non mi va tornare ancora sulla loro inadeguatezza, ma si sa che quello è il problema numero uno.
Dovrebbe rinnovarsi, la de­stra, riaccorparsi, ripartire da quel che ha di risorse, gio­vanili, collaterali e patrimo­niali. Azzerare, selezionare, riunire, rilanciare. (A proposi­to, avete visto il prototipo del­la donna tra 100mila anni diffuso ieri dai media? Occhi grandi e sporgenti, fronte spazio­sa, corporatu­ra minuta ­ impressiona­te, è identico a Giorgia Meloni. Si è por­tata avanti nella specie, sarà lei la donna del fu­turo?).
Qualcuno però obiette­rà: ma serve ancora una destra o qual­cosa che ne continui il ruolo, con al­tro nome? E serve una de­stra a parte, con un suo di­stinto movi­mento? Io penso di sì, penso che serva un mo­vimento con un corpo ae­rodinamico e un’anima tradizionale; penso che serva a chi la pensa così, ma anche ai suoi alleati, soprattutto se in futu­ro non ci sarà un leader che avrà la forza di sintetizzare, senza polverizzare, le varie componenti del centrodestra.
Intanto chi viene da destra abbia il coraggio di fare un bilancio impietoso di questi an­ni. È stata al potere ma cosa ha lasciato per la destra, per le città, per l’Italia? Un pugno di mosche più qualche zanza­ra. Riparta da zero, con volti nuovi, teste capaci e cuori in­trepidi. Se ci sono.