Marco Pedersini, Panorama 13/6/2013, 13 giugno 2013
NEL FRIGORIFERO DEL DITTATORE NORDCOREANO
Vent’anni dopo la campagna che ordinava ai cittadini di mangiare «solo due pasti al giorno», la Corea del nord è in cima alle classifiche mondiali della denutrizione: un bambino su quattro non ha cibo. Gli adulti lavorano per 4 dollari al giorno, generando una ricchezza 18 volte inferiore a quella dei coreani del sud.
Della dieta del regime s’era invece molto fantasticato, non foss’altro per il girovita generoso di Kim JongUn, attuale «guida suprema» della Corea del nord. Ora, per la prima volta, c’è il racconto di un testimone: lo scrittore americano Adam Johnson, che ha vinto il premio Pulitzer 2013 con un romanzo sul paese, Il signore degli orfani (Marsilio), ha intervistato per Gq il cuoco che per 11 anni ha cucinato per Kim Jong-Il. È l’uomo che volava a Pechino per un Big Mac, a Parigi per le scorte di cognac (Kim Jong-Il ne consumava per 500 mila euro Fanno), a Tokyo per le videocassette di Ryori no Tetsujn (una sorta di Masterchef giapponese). Prelevato da una Mercedes nera nel 1982, aveva fatto scoprire il sushi a Kim Jong-Il, che l’avrebbe assillato per un decennio ordinando: «Un altro sushi toro!». È stato anche tutore del giovane Kim Jong-Un, attuale dittatore, a cui ha passato l’amore per il basket.
II cuoco, che si cela dietro lo pseudonimo Kenji Fujimoto, aveva guadagnato la fiducia del leader supremo per la sua franchezza e perché, parlando solo giapponese, non poteva capire cosa dicessero attorno a lui. È stato costretto alla fuga da quando ha iniziato a capire più di quello che gli era richiesto.