Aldo Grasso, Corriere della Sera 13/06/2013, 13 giugno 2013
L’EDICOLA DI FIORELLO EVENTO TV DELL’ANNO
Certo, le nuove tecnologie, la Rete, i nuovi linguaggi, le modalità di ricezione mai sperimentate prima, i contenuti transmediali, i testi espansi: tutto bello, tutto affascinante. Ma se poi non c’è qualcuno capace di compiere quell’antico miracolo che si chiama creatività, la voce del molteplice cui i nuovi media prestano la loro amplificazione rischia di restare afona, esile, insomma una sottovoce, un borborigmo, uno fra i tanti.
Chiunque di noi la mattina poteva andare al bar armato di un iPhone o di un iPad, coinvolgere alcuni amici nella lettura dei giornali, intonare un coretto su una notizia, ma se non sei Fiorello, se non ha quel quid necessario per fare certe cose, è meglio lasciar perdere.
Ieri gran finale di «Edicola Fiore». Si chiude per l’estate, ma intanto in diretta streaming, per le nostre meditazioni, si è aperto un mondo dalle infinite potenzialità. Nella stagione televisiva più modesta e più triste degli ultimi vent’anni, ancora una volta Fiorello ci ha costretto a parlare di lui. Che non ha fatto tv (quella ufficiale), ma ogni giorno ha fatto sentire la sua presenza, il suo spirito, la sua intelligenza delle cose (per dire, il fenomeno ha interessato persino certi guru del Web).
«Edicola Fiore» è stato l’avvenimento televisivo dell’anno, un appuntamento nato quasi per scherzo, che però ha messo in crisi quella pratica molto diffusa, alla radio e in tv, che si chiama «rassegna stampa».
La puntata di ieri ha dimostrato una cosa: l’edicola funziona molto meglio quando ci sono gli amici sconosciuti di Fiore (Agonia, John Wayne, Tagliatelle, Er Pompa, Giuseppe De Siato, i gemelli di Guidonia…) e non i «superospiti» del calibro di Claudio Cecchetto, Max Pezzali, Biagio Antonacci, Negramaro, Gianluca Guidi disposti a tutto pur di promuoversi.
Esistesse il Ministero del Buonumore sapremmo chi nominare ministro.
Aldo Grasso