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 2013  giugno 13 Giovedì calendario

“TANGENTI, CONDANNATE DEL TURCO A 12 ANNI” I PM: IN ABRUZZO C’ERA UN PARTITO DEI SOLDI

PESCARA — C’era il “partito dei soldi” in Abruzzo. Un partito che non aveva colore politico e che spremeva gli imprenditori della sanità locale. Le giunte regionali, sia di centrodestra (prima) che di centrosinistra (poi), erano in realtà “associazioni per delinquere”, tese non a garantire la salute degli abruzzesi, ma a racimolare tangenti, milioni di euro che dovevano servire o a costituire la corrente socialista dentro il Pd, o a finanziare Forza Italia. E che invece, alla fine, avrebbero solo aggravato la voragine dei conti pubblici regionali.
Secondo la procura di Pescara — che ieri ha presentato il conto a 25 indagati eccellenti per lo scandalo della sanità — al vertice di uno dei due sodalizi criminali in questione c’era Ottaviano Del Turco, che all’epoca dei fatti era il presidente della Regione con il centrosinistra e il destinatario di quasi sei milioni di euro di mazzette confessate dal ras della sanità abruzzese, Vincenzo Angelini. Per questo, al termine di due giorni di requisitoria, i magistrati della pubblica accusa Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio, ierin pomeriggio, hanno chiesto per Del Turco la condanna a 12 anni di carcere e altrettanti o quasi per molti altri imputati. I pm hanno nuovamente prodotto in aula i riscontri documentali che, a loro avviso, dimostrerebbero le mazzette, la truffa e le estorsioni al titolare di Villa Pini. «Una clinica talmente abusiva e fuori dalle regole che solo grazie alle tangenti poteva continuare a operare indisturbata » hanno spiegato in aula i due magistrati. Hanno poi ricostruito i pagamenti delle tangenti confessate, agganciandole a una serie di documenti depositati agli atti del processo: le date dei prelievi, quelle dei telepass riferite ai giorni in cui Angelini dice di aver consegnato le mazzette a Del Turco, incrociandoli con gli spostamenti (e i telepass) dello stesso Del Turco. «Tutto torna… », ha aggiunto Di Florio.
Fino ad arrivare al 20 marzo 2006 in cui Angelini porta 200 mila euro a Collelongo (la casa natia dell’ex segretario generale aggiunto della Cgil) e il mattino seguente Del Turco versa sul conto della moglie 239mila euro per comprare un appartamento in via Crescenzio a Roma. E poi ci sono le foto scattate dall’autista di Angelini, mentre il suo principale consegna le mazzette. Foto che ritrarrebbero — secondo una perizia della procura di Pescara — proprio Del Turco sull’uscio di casa, mentre riceve il suo corruttore. Ora la parola passa alla difesa e l’avvocato di Del Turco, Giandomenico Caiazza, che già promette battaglia: «Sono allibito, le richieste della procura di Pescara sono assurde. Non ci sono le prove delle tangenti, non hanno mai trovato riscontri veri, tantomeno i soldi. Nonostante anni d’indagini che hanno allungato i tempi e l’agonia di questo processo». Eppure, una delle perizie della difesa è stata smontata da un’intercettazione effettuata da un’altra procura, quella dell’Aquila, che teneva casualmente sotto controllo uno degli imputati di questo processo coinvolto però in un’altra indagine: in questa intercettazione si sente Lamberto Quarta, ex braccio destro di Del Turco, parlare al telefono con i consulenti della difesa dell’ex ministro mentre discutono di come alterare le loro perizie sulle fotografie consegnate da Angelini come prova di una delle tangenti.