Marco Lillo e Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 13/6/2013; Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 13/6/2013; Marco Politi, il Fatto Quotidiano 13/6/2013, 13 giugno 2013
INCHIESTA SUL SESSO IN VATICANO
La Procura di Savona ha aperto un’indagine per accertare se esista davvero la lobby gay in Vaticano. Nel fascicolo sono confluite registrazioni nelle quali si parla di possibili casi di corruzione, ma soprattutto di orge in appartamenti romani e persino all’interno delle mura vaticane che avrebbero coinvolto ragazzi, alcuni forse minori, e un altissimo prelato.
La riservatezza sulle indagini, seguite personalmente dal procuratore capo, è massima. Il fascicolo è stato aperto due mesi fa e contiene una dozzina di registrazioni di colloqui telefonici. Le conversazioni sono state raccolte da Francesco Zanardi, blogger e attivista della rete L’abuso, un movimento che si batte con toni molto accesi contro le molestie compiute da sacerdoti. A parlare nelle conversazioni registrate è il manager di una multinazionale che sostiene di aver avuto accesso al sistema informatico vaticano, di avere fatto affari con alcuni personaggi vicini alla Segreteria di Stato e di aver frequentato altissimi prelati e, soprattutto, di aver assistito personalmente o di avere visto video di incontri a luci rosse, alcuni dei quali sarebbero avvenuti all’interno della Santa Sede.
LA STORIA COMINCIA oltre un anno fa quando Zanardi viene contattato dal manager. L’uomo ha lavorato per una società basata a Londra che fattura 600 mila sterline nel Regno Unito e ha aperto una branch in Italia. Si dice stufo di questo giro immorale e fornisce elementi che dovrebbero dimostrare le sue frequentazioni Oltretevere: numeri telefonici di personaggi importanti e indirizzi. Sostiene di poter provare il suo ingresso in Vaticano tramite il localizzatore del cellulare nelle ore serali. Mentre il manager racconta, Zanardi registra scrupolosamente. “In questi anni – racconta l’uomo – per ragioni di lavoro ho avuto occasione di avere accesso ad ambienti vaticani e anche ai personal computer riservati di alti prelati”. Un rapporto di fiducia che, sostiene il manager, sarebbe presto sconfinato nella sfera intima di sacerdoti e consulenti importanti della Curia. L’uomo mostra numeri di telefono che, secondo il racconto, sarebbero stati utilizzati per concordare incontri a sfondo sessuale e per scambiare sms con i ragazzi. Oltre alla verifica dell’attendibilità del manager, è questo il punto più delicato: il manager sostiene che alcuni ragazzi contattati per gli incontri non erano maggiorenni e fornisce anche numeri di telefono di uomini di spettacolo che si sarebbero rivolti a lui per incontri, anche con minori.
I racconti ovviamente devono essere verificati con grande cautela. Riguardano avvenimenti che si sarebbero verificati anche all’interno di uno Stato straniero, la Città del Vaticano. Gli investigatori non escludono il rischio di un mitomane o di un complotto. Questo è il racconto, ripetuto più volte al telefono e di persona: “Visto che avevo dimostrato di essere una persona di fiducia e riservata, e che avevo conosciuto molti esponenti della Curia e loro amici manager, mi fu affidato il compito di reclutare uomini e ragazzi da accompagnare in Vaticano per serate a sfondo sessuale cui doveva partecipare un alto prelato che spesso si reca a Roma per la sua missione. La maggior parte aveva intorno ai vent’anni, ma alcuni almeno all’inizio mi risulta che fossero minorenni”. Zanardi chiede prove. Gli viene concessa l’occasione di parlare telefonicamente con un ragazzo che gli fornisce il proprio nome, nonché riferimenti per consultare la sua bacheca facebook: “Disse – racconta Zanardi – di essere un giovane in difficoltà, che per cercare di sopravvivere svolgeva il lavoro di posteggiatore abusivo nelle strade di Roma. Mi confermò di essere stato reclutato per partecipare agli incontri sessuali. Confermò anche che una sera alla settimana il manager lo passava a prendere per andare in Vaticano agli incontri con prelati”. I racconti del manager e del giovane sono dettagliati ma impossibili da verificare e descrivono vere e proprie orge: “All’inizio della serata si mangiava, si scherzava tutti insieme. Poi si passava in un’altra stanza dove l’alto prelato si spogliava e si faceva circondare da sei o sette ragazzi che avevano rapporti sessuali con lui”. Stando al racconto del manager, la situazione sarebbe sfuggita di mano: “Tra i ragazzi c’era qualcuno che portava con sé il telefonino: scattò fotografie e girò filmati in cui l’alto prelato compariva mentre aveva un rapporto sessuale durante un’orgia”. Il profilo della ricattabilità è un altro dei motivi dell’interesse degli investigatori. Il manager non ha mai mostrato il video a Zanardi né ai giornalisti del Fatto con i quali è entrato in contatto. Sostiene di aver depositato due copie del filmato presso notai, uno a Roma, l’altro in Svizzera: “Temo per la mia vita”, racconta e aggiunge: “Voglio denunciare tutto perché sono disgustato e pentito”.
IL MANAGER ha promesso più volte di fornire una copia del materiale ma non lo ha mai fatto. Di qui il dubbio che possa trattarsi di un ricatto. È un momento di grandissima fibrillazione per la Curia Romana. Anche il Papa, secondo le indiscrezioni di un sito cileno, per la prima volta nella storia, ha parlato di lobby gay e corruzione. Stasera va in onda su La7 lo speciale sul Vaticano di Servizio Pubblico nel quale si parla anche di sesso. La Segreteria di Stato è stata già toccata dallo scandalo Vatileaks nel quale fu pubblicata (in esclusiva sul Fatto) una lettera di monsignor Carlo Maria Viganò nella quale l’ex segretario del Governatorato accennava a comportamenti omosessuali con tono di rimprovero che confinava con la minaccia.
Le notizie riferite dal manager, se vere, potrebbero avere effetti dirompenti sugli equilibri vaticani. Addirittura toccando personaggi che qualcuno indica come possibili papabili. Per ora di certo in questa storia ci sono solo le registrazioni depositate alla Procura di Savona che sta valutando la sua competenza. Non ci sono indagati, ma i magistrati sono intenzionati a verificare se le informazioni contenute nei colloqui sono vere. E non è poco.
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IL PAPA DEVE TEMERE I RICATTI E NON FARE DEMAGOGIA -
La denuncia di Francesco non stupisce: “Era una confidenza a un gruppo di amici, non voleva che lo sapesse il pianeta, però, potremmo dire che poteva osare di più”, scherza con un paradosso Vittorio Messori, scrittore e storico, editorialista del Corriere, frequentatore assiduo di Joseph Ratzinger. Un pontefice che si sconcerta per lobby gay e corruzione non s’era mai sentito: “E c’è un pericolo, ancora più grave”.
Quale, Messori?
Il ricatto.
Va oltre al turbamento di Francesco.
No, non mi permetterei, non darei mai consigli al pontefice, sarei ridicolo, questo lo scriva per favore.
E cosa teme per la Chiesa?
Il rischio non viene soltanto da un’organizzazione di gay, non farei una distinzione di gusti sessuali, il problema è il ricatto a cui si sottopongono i funzionari o i prelati che conducono una doppia vita: che vanno con la donna o col camionista.
Chi può maneggiare le minacce?
Il Vaticano non è un paradiso. Ci sono moltitudine di nemici esterni e soprattutto interni, non è una scoperta affermare che continua la battaglia fra i conservatori e i progressisti.
Nemmeno la corruzione la fa tribolare.
Il Vaticano è uno speciale e piccolo Stato, ma è pur sempre una realtà burocratizzata che distribuisce appalti, commesse, denaro e non può farne a meno.
Francesco ha citato la Curia, in tanti la indicano come un malanno diventato incurabile.
Il Vaticano non può rinunciare a una struttura di governo, comunque funzionale per la diffusione evangelica. Un po’ di serietà.
Cosa pensa di Tarcisio Bertone, il segretario di Stato, più volte – soprattutto nei retroscena e per le indiscrezioni – sul punto di essere costretto a lasciare o di essere sostituto?
La questione non comincia e non si esaurisce con Bertone.
Il Papa inneggia al cattolico povero, umile e inveisce contro il carrierismo e il malaffare. La cura funziona?
Io non ho mai accettato di vivere a Roma per non cadere in queste interpretazioni. Non è intenzione di Francesco, però i suoi discorsi vengono dipinti con demagogia e lo stesso pontefice può sembrare demagogo. Non è corretto dire che “San Pietro non aveva una banca” come dichiarato un paio di giorni fa: la Chiesa non ha mai disprezzato il denaro. E poi ha letto le leggende sugli scarponi?
Bergoglio non utilizza i mocassini rossi di Ratzinger.
Nessun dubbio, ma è per un motivo fisico: soffre di sciatica, zoppica un pochino e necessita di un sostegno più saldo. E la Chiesa povera è una cavolata: Gesù non era un morto di fame.
Qui viene giù tutto, Messori.
Non raccontiamo bufale. Gesù aveva una disponibilità economica, persino un tesoriere che poi l’ha tradito, Giuda Iscariota. Quando fu crocifisso, le guardie notarono che aveva un abito cucito con un solo pezzo di stoffa, un lusso raro, e se lo giocarono a dadi perché costava. Era di valore. Gesù vestiva Armani.
Sempre in quel colloquio con i latino-americani, Francesco ha ammesso di non poter promettere le riforme che in tanti invocano e in tanti soffrono.
Ovvio, la Curia è il braccio del pontefice e regge equilibri complicati che non possono essere spazzati o modificati in fretta.
Benedetto XVI non riusciva a rassettare la Curia, a convertire i peccatori, si è dimesso anche per un senso di impotenza?
Lo conosco da anni, ricordo la sua timidezza, ma non è un uomo pauroso. Ha dieci anni più di Bergoglio, è fisicamente debilitato, sapeva di non poter più svolgere i compiti a cui era chiamato: la Curia inquieta, certo e molto di più.
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FRANCESCO IN TRINCEA CONTRO I CONSERVATORI: RESISTERE E CAMBIARE -
Le critiche sono già cominciate. Sotterranee e micidiali. “È ripetitivo… demagogico… imprudente… pauperista… non è all’altezza del pensiero di Ratzinger… non decide… troppo folclore latino-americano… speriamo che la smetta di fare il parroco”. Passati i primi tre mesi, papa Bergoglio si sta accorgendo che esiste in Vaticano la grande palude di quelli che non vogliono cambiare e spargono veleni contro chi intende dar la vuelta a la tortilla (copyright Bergoglio): noi diremmo ‘rivoltare il calzino’. Poi ci sono i timorosi come l’Avvenire, che riferisce della corruzione in Vaticano, ma nasconde in fondo all’articolo il tema dei carrieristi gay in tonaca.
Papa Francesco incassa. Ieri ha criticato i conservatori con la testa rivolta all’indietro e i progressisti frettolosi. Prima del conclave diceva che il futuro pontefice doveva “ripulire la Curia”. Adesso, dal suo colloquio a ruota libera con i vertici dei religiosi sudamericani (CLAR), avvenuto il 6 giugno scorso, affiora un certo affanno. Affrontare i problemi della Curia, ha confessato, “è difficile… dobbiamo vedere cosa fare… non posso fare la riforma da solo… pregate che faccia meno errori possibile!”. Dice un vip curiale che Francesco intende “cambiare con l’esempio”. Certo non basterà.
LO ZOCCOLO conservatore della Curia resiste. C’è da cambiare strutture e quadri in Vaticano e nella Chiesa universale, se la rivoluzione di Francesco non intende arenarsi nei segnali personali lanciati dal pontefice.
Perciò ha rinunciato alle vacanze, tranne due giorni a Ferragosto. Bergoglio si alza alle 5 del mattino, prega e medita sulle Scritture fino alle 6, poi prepara l’omelia per la messa in Santa Marta, alle 10 si sposta negli appartamenti del Palazzo apostolico per udienze rese note e per incontri tenuti riservati. Nel pomeriggio lavora nella sua suite alberghiera. Resta ad abitare lì, non vuole sentirsi isolato, ha spiegato. Nella sala mensa si siede a tavola con chi vuole o lascia che venga a mangiare con lui chi ha bisogno di scambiare due parole con il pontefice.
Quando interrompe il lavoro, esce dalla sua stanza a Santa Marta e va tranquillamente nel corridoio alla macchinetta del caffè, cava di tasca la monetina e si serve un espresso. Rifiutando l’appartamento papale, ha smitizzato di colpo l’Appartamento che in gergo vaticano ha sempre significato la suprema stanza dei bottoni, accessibile solo a pochi eletti.
LA SUA ATTIVITÀ in questi primi mesi è tutta concentrata in una ricognizione a tappeto degli uffici vaticani (le Congregazioni e i Consigli), i loro dirigenti, il modo di lavorare. “Riflettere, pregare, dialogare” ha dichiarato ai cardinali come metodologia del suo lavoro. “È un uomo che rumina e ascolta molto”, lo descrive un veterano di Curia. Settimana dopo settimana Francesco riceve i capi dicastero, si intrattiene con loro anche un’ora di seguito. Confronti “concreti e senza formalismi”. Il Papa analizza ciò che si fa e chiede ciò che si può cambiare. Bergoglio progetta una Curia più snella, meno burocratica, più collegata con l’episcopato mondiale e che – spiega un monsignore – “sia attenta alla condizione degli uomini di oggi”.
Questo implica anche un nuovo sguardo sulla sessualità nel mondo odierno come richiesto sottovoce da parecchi cardinali e vescovi nell’ultima fase del pontificato ratzingeriano. Senza annacquare la dottrina (fa notare chi lo frequenta), ma con una sensibilità reale ai problemi quotidiani dei divorziati, delle coppie di fatto e persino delle convivenze gay. Matrimonio omosessuale escluso. Citando i libretti d’opera, un uomo di Curia ha esclamato riferendosi ai fondamenti dottrinali di Ratzinger e Bergoglio: “Il testo è uguale, la musica è diversa”.
Più volte Bergoglio ha già incontrato il cardinale Maradiaga, coordinatore dello speciale gruppo di lavoro consultivo di otto cardinali di tutto il mondo, che farà una sua proposta organica di riforma della Curia ai primi di ottobre. Si attendono novità in primo luogo nel settore economico della Santa Sede. Governatorato vaticano e Amministrazione del Patrimonio apostolico (Apsa) potrebbero essere unificati sotto una direzione comune. Non si pensa all’abolizione dello Ior, ma ad una accelerazione in direzione di una piena trasparenza e rispondenza alle regole del comitato europeo Moneyval. Alla Frankfurter Allgemeine Zeitung il nuovo presidente dello Ior, von Freyberg, ha dichiarato “tolleranza zero” sulle operazioni opache e garantito una verifica totale dei conti correnti: “Nei prossimi mesi faremo controllare ogni singolo rapporto dei clienti (i correntisti dello Ior, ndr) da un’agenzia esterna, la Promontory, internazionalmente riconosciuta”. D’altronde sono già partite nel 2012 le prime indagini interne su sospetto riciclaggio.
I PIÙ ACCESI fautori della riforma della Curia – e ce ne sono all’interno del Vaticano – lamentano che papa Francesco non abbia ancora sostituito il Segretario di Stato cardinale Bertone. C’è chi spera in un annuncio per il 29 giugno, ‘festa del papato’ dedicata ai santi Pietro e Paolo, ma Bertone ha annunciato ufficialmente che andrà in vacanza dal 1 al 13 agosto e dunque lascia intendere che dopo sarà ancora al suo posto. Forse spera in una proroga di un anno come fu per Sodano all’avvento sul trono papale di Benedetto XVI, però in Curia la maggioranza pensa che al massimo il 2 dicembre, quando compirà 79 anni, dovrà ritirarsi. Per molti trascinare la scelta del nuovo Segretario di Stato è un errore.
Come successore circola il nome del cardinale Bertello, attuale Governatore della Città del Vaticano. Fa parte del “consiglio della corona” di Bergoglio, il gruppo di otto porporati chiamati a dargli consigli per il governo. Eppure c’è suggerisce altri nomi: i nunzi Ventura di Parigi e Mennini di Londra. In Francia hanno anche preconizzato un Segretario di Stato francese: il nunzio vaticano in Messico, Christophe Pierre. Per gli Esteri è in pole position mons. Parolin, già viceministro per le relazioni internazionali.