
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Allineiamo un paio di elementi di confusione/contraddizione.
• Stiamo parlando di politica?
Certo. Primo elemento di confusione/contraddizione: Beppe Grillo, che voleva portare Stefano Rodotà al Quirinale e in queste settimane lo ha fatto diventare un eroe nazionale criminalizzando il Pd che non lo aveva votato, ieri lo ha definito «un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi». Incidentalmente ieri Rodotà, che non ha risposto, compiva 80 anni. La sua colpa: aver rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui dà torto a Grillo sull’analisi del voto per le amministrative e dice che, una volta entrati in Parlamento, bisogna andare oltre la rete e permettere ai parlamentari di pensare con la loro testa. Lei sa che Grillo vuole alla Camera e al Senato degli uomini e delle donne svuotati di idee e di sentimenti, e pronti a farsi riempire di pensiero e di strategie dal web e basta. A parte la contraddizione evidente con i peana di appena un mese fa, c’è nella nuova intemerata genovese anche un forte elemento di confusione: che credibilità si potrà dare alle prossime, inevitabili professioni di stima del comico se basterà, poi, un piccolo distinguo per scatenarne furia e ripensamenti? Grillo pensava che anche Rodotà, per salire al Quirinale, dovesse trasformarsi in una canna vuota che lui e Casaleggio avrebbero pensato ad animare?
• Altri elementi di confusione/contraddizione?
Il Pd, che con la Finocchiaro aveva presentato un disegno di legge per abolire il Porcellum e ripristinare il precedente sistema elettorale (detto Mattarellum), che vota contro la mozione di un suo deputato che chiede la stessa cosa. L’episodio è dell’altro giorno. La Finocchiaro ha gridato: «Questa mozione è intempestiva e prepotente». La faccenda ci porta dritti dritti al caso Renzi.
• Sa che non ho capito niente?
C’è la questione della legge elettorale, detta Porcellum, che assegna un premio di maggioranza abnorme alla coalizione che arriva prima, anche se questa coalizione vince con meno del 30% dei voti (caso del 24-25 febbraio scorsi). In settembre la Corte costituzionale, sollecitata dalla Cassazione, dirà se questo sistema è in regola o no. Pd e Pdl sono d’accordo che il Porcellum vada cambiato, ma il Pdl pensa che si debba varare un nuovo sistema solo dopo che si saranno fatte le riforme istituzionali (presidenzialismo, abrogazione o declassamento del Senato, ecc.) in modo che la nuova legge sia coerente con il tipo di Stato che vogliamo. Sembra sensato, ma che succede se per una ragione qualsiasi, nel frattempo, il governo cade? In un primo momento i democratici avevano proposto: intanto abroghiamo il sistema elettorale attuale (Porcellum) e dotiamoci di un sistema elettorale costituzionalmente ineccepibile come il vecchio Mattarellum. Poi, una volta riformato lo Stato, vareremo la legge elettorale ad hoc. Senonché Berlusconi non vuole sentir parlare di Mattarellum, un sistema troppo maggioritario per i suoi gusti, dove conta di più il valore del candidato scelto nel collegio (cioè il candidato locale) che non la capacità magnetica del leader nazionale. L’esito delle amministrative di domenica scorsa ci dicono che il Cav, dal suo punto di vista, ha ragione. Alla fine, Letta ha messo insieme un testo in cui Pd e Pdl si impegnano a cambiare la legge elettorale senza specificare come. Questa mozione è passata, quella del deputato democratico Roberto Giachetti, che per la fine del Porcellum aveva a suo tempo fatto anche lo sciopero della fame, è stata invece bocciata anche con il no del Pd, mentre Sel e M5S avevano votato a favore, cosa che ha provocato altre fitte di dolore al centro-sinistra.
• Che c’entra Renzi?
Giachetti è un renziano e in tutta la faccenda gli osservatori credono di vedere una manovra antigovernativa del sindaco di Firenze. Il ragionamento è questo: Letta a Palazzo Chigi è per Renzi la peggiore delle iatture. Si tratta di un moderato, ex democristiano, ex Margherita, proprio come lui. La guerra aperta non è possibile, ma è un fatto che a questo punto la strada per Palazzo Chigi – l’unica che gli interessa – è sbarrata. Che fare? La soluzione sembra essere una sola: andare a votare al più presto, dopo essersi fatto nominare dal partito nel congresso di ottobre (che infatti i lettiani puntano a rinviare). Non so se sono riuscito a darle una pallida idea del groviglio.
• Ho visto però che ieri Renzi ha parlato...
Sì, ha presentato il suo ultimo libro (sarà il sesto o il settimo della serie, ho perso il conto) che si intitola Oltre la rottamazione
. Ha detto: «Abolite il Senato e fate la riforma elettorale, oppure vuol dire che vivacchiate. E così non ci salva neanche Rambo». Cioè il sindaco di Firenze avrebbe voluto, nel primo mese di governo, che queste riforme fossero già state almeno avviate, non importa che ci sia da trattare anche con un partner che si chiama Pdl e che al Senato ti può mandar sotto. Il sindaco nega ogni interpretazione maliziosa del voto anti-Mattarellum. E ha dalla sua il seguente argomento, ottimo per trasformare la confusione nella nebbia più fitta: anche i renziani hanno votato contro la mozione del renziano Giachetti.
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