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 2013  maggio 31 Venerdì calendario

IL CALCIO ITALIANO? SI DECIDE AL RISTORANTE

Secondo John Irving, giornalista inglese amante dell’Italia (si è laureato con una tesi sullo scrittore Paolo Volponi), e autore del libro Pane e football (Slow Food editore), c’è uno stretto legame tra i ristoranti e il calcio italiano.
Per dimostrarlo Irving fa un po’ di esempi e comincia con Gianni Brera, il più grande scrittore di sport in Italia, per il quale il ristorante era «il luogo d’ispirazione». Sostiene Irving che era al ristorante che Brera ideava i suoi neologismi («puntero, uccellare, ciccare, pretattica, tripallico, intramontabile…»), per i quali è giustamente famoso, e anche i soprannomi dei calciatori («Rombo di Tuono per Riva, Puliciclone per Pulici, Bonimba Boninsegna, Simba Gullit, Massinissa Virdis, Deltaplano Zenga, Stradivialli Vialli…»), per i quali è ancora più famoso.
A Brera piaceva (i lettori di questa rubrica lo sanno bene) mischiare calcio e gastronomia (come continua a fare Gianni Mura). Irving ricorda un articolo in cui Brera abbinava vini e calciatori. Due difensori insuperabili come Franco Baresi e Bergomi erano come il Brunello e il Barolo (cioè il massimo enologicamente parlando).
Per dare un’idea di Zola, giocatore frizzante, Brera cita il Rubesco di Lungarotti. Assai poco generoso lo scrittore è nei confronti di un fuoriclasse come Roberto Mancini, paragonato a «un labile ma qualche volta esaltante Grignolino» (ma no, un purosangue come il Mancio era almeno un’Ornellaia). Indovinatissimo, invece, l’accostamento scelto da Brera per Totò Schillaci: «Al risorto Schillaci abbino un vino meridionale di corpo robusto. Di quelli che chiamo del delitto d’onore».
Irving ricorda, per dimostrare la sua tesi del legame tra ristoranti e calcio italiano, che uno degli scoop di Brera più clamorosi ai tempi in cui scriveva sul Giorno fu la pubblicazione, alla vigilia di un derby, della formazione top secret del Milan che il suo amico, e allenatore rossonero, Nereo Rocco gli aveva scritto, in via del tutto confidenziale, su un tovagliolo.
Un altro testimonial della tesi avanzata da John Irving è Rino Gattuso, grande giocatore e principe della ristorazione. Ringhio possiede un ristorante a Montecarlo, L’Osteria del Mare, e un altro, 3Jolie, a Milano, una pescheria a Gallarate (Ittica e Gastronomia Gattuso & Bianchi) che rifornisce di pesce sia il ristorante di Milanello (dove si mangia molto bene, posso confermarlo di persona) sia il ristorante Da Giannino, il locale dove la società rossonera sancisce tradizionalmente a cena i migliori colpi di mercato. Inoltre, Ringhio produce vino a Corigliano, in Calabria dove è nato. Infine, Irving segnala che Gattuso è sposato con Monica Romano, figlia di Mario, proprietario di 36 ristoranti e bar a Glasgow.
Sempre al ristorante, in un locale milanese non meglio specificato, ebbe luogo uno sketch raccontato da Irving. Angelo Moratti dopo la sua trionfale presidenza decise di lasciare l’Inter a Ivanoe Fraizzoli. Per dare l’annuncio ufficiale radunò i giornalisti al ristorante e disse: «Ecco il mio delfino» indicando Fraizzoli. «Ma a me non piace il pesce» rispose il nuovo presidente. Evidentemente all’Inter era proprio finita un’epoca.