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 2013  maggio 31 Venerdì calendario

M5S, NEL FORTINO DI PARMA TRA LITI E STRESS

"Ma quale crepa? Mi faccio da parte per aiutare il mio assessore a lavorare meglio". Duello sotto le (Cinque) stelle a Parma, duello strano, dove il duellante ferito a terra si preoccupa di non nuocere a quello rimasto in piedi. La storia è semplice: dopo le grida in Consiglio comunale tra l’assessore alla cultura Laura Ferraris e il presidente della commissione cultura, Mauro Nuzzo, entrambi grillini, il secondo si è dimesso. Banale? Mica tanto. La notizia di parma.repubblica.it esplode sulle agenzie e finisce al Tg1: "Crepe nel MoVimento Cinquestelle a Parma". E Parma è ancora l’unica città in mano ai Cinquestelle, isolato emblema del grillismo di governo.

Questo è il suo problema. Parma stellata è sotto stress da sovresposizione. "Magari avessimo oggi altre due o tre Parma", sospira il ventiseienne capogruppo grillino Marco Bosi, "adesso ci lascereste lavorare in pace". Ma le urne domenica scorsa hanno detto un’altra cosa, e ora questa è davvero una pétite capitale, quella del MoVimento in affanno da consenso.

E lo stress pesa. Il nervosismo cresce. Non per caso, la baruffa in Consiglio è scoppiata per l’ennesimo taglio di bilancio, che ha cancellato il Festival della poesia. "Ho ricevuto risposte algide dall’assessore e mi sono arrabbiato, ma è normale che ci siano divergenze dentro il MoVimento",
minimizza Nuzzo, che a Parma è uno di quelli che il ribaltone di un anno fa l’hanno costruito, a differenza dell’assessore che è venuta dopo, chiamata qui da Torino. Ma quando volano parole come "lei mente sapendo di mentire ", un municipio diventa come la strada di Mezzogiorno di fuoco: non c’è posto per tutti e due. E il gruppo 5S sceglie: chiede scusa all’assessore, e a Nuzzo di accomodarsi. "No, ho scelto io, anzi avevo già annunciato l’avvicendamento due mesi fa", insiste lui, generoso, "se fosse uno strappo politico me ne andrei anche dal gruppo, invece resto e lavoro". Ma la base più purista protesta sul Web: "Abbiamo votato Nuzzo, non Ferraris, non è lui che si deve dimettere".

Però "era più difficile cambiare un assessore che un presidente di commissione ", ammette Bosi. Soprattutto quando una giunta sente sul collo il fiato dei suoi stessi elettori. Trascorso da pochi giorni il primo compleanno della giunta, in città
la luna di miele sembra in esaurimento.

Intervistati da RepubblicaTv, gli elettori del sindaco Federico Pizzarotti oscillano fra "non è cambiato nulla" e "diamogli il tempo". Nella città che cacciò a pentolate la giunta degli scandali, i comitati tornano a irrompere in Consiglio. Quelli contro l’inceneritore, che a dispetto delle battute di Beppe Grillo ("chi vuole accendere l’inceneritore dovrà passare sopra il cadavere... di Pizzarotti") ha già emesso i primi sbuffi, e se non è in funzione a regime è solo, ironia della sorte, per una diffida del presidente della Provincia, quel Bernazzoli del Pd che perse al ballottaggio proprio perché lui l’inceneritore lo voleva. Serpeggia poi lo scontento fra le mamme degli asili comunali a cui sono stati tolti, poi in parte restituiti, gli sconti sulle rette. E basta l’impianto di un’antenna telefonica per riportare in piazza i volantinaggi. "Siamo vittime di un marketing di successo", auto-ironizza Bosi, "abbiamo suscitato troppe aspettative sul prodotto. Noi per primi abbiamo creduto che bastasse l’onestà per risanare una città in tre giorni".

Ma "immobilismo" è la parola che fa infuriare la giunta della cinghia stretta. "Non si può misurare il valore di un’amministrazione da quanto spende", ribatte il sindaco ai delusi, dal suo profilo Facebook. Però la cifra zero alla voce investimenti del bilancio 2013 è un bell’argomento per l’opposizione dei partiti che riprende fiato. "Non dobbiamo farci prendere da ansie di prestazione, il primo investimento è risanare la casa", ribatte Bosi. Si riferisce al peso di quei 640 milioni di debito ereditati, tutti da ripianare, voragine paralizzante che inghiotte ogni progetto. Ma anche su questo, gli ex compagni di strada non fanno sconti: "Il debito è in gran parte illegittimo, andava denunciato e rifiutato, non fatto pagare ai cittadini come faceva Monti", incalza Cristina Quintavalla, portabandiera di quel che resta del movimento "delle pentole".

Perfino Nuzzo, che piange il festival cancellato, confessa di sentire il peso delle impazienze: "Una città stuprata per anni dai suoi amministratori chiede il miracolo istantaneo a noi". Ma il primo a tenere il fiato sul collo alla giunta Pizzarotti è proprio il gran capo. In tutti i comizi, Grillo esalta Parma come la città dove il miracolo è già cominciato. E invece per i miracoli serve tempo, perfino ai Cinquestelle.