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 2013  maggio 31 Venerdì calendario

GRILLO SBAGLIA RETE

[Colloquio Con Julian Assange – La scelte politiche non si possono fare consultando il Web. Come dice il comico. Parla il capo di WikiLeaks. Neo-candidato]

Il palazzo in mattoncini rossi a dieci passi dai magazzini Harrods è ancora quello. E gli agenti di Scotland Yard che lo sorvegliano giorno e notte, stanno ancora lì con i loro furgoni e le loro telecamere. È passato un anno, ma Julian Assange è ancora rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Ed è qui che "l’Espresso" è entrato per la seconda volta da quando il fondatore di WikiLeaks ha ottenuto asilo politico dal paese sudamericano. Assange sembra in forma: lavora tutto il giorno incollato ai suoi computer fino a tarda notte e, tra le altre cose, si prepara a entrare in politica. Alle elezioni che si terranno a settembre è pronto a candidarsi al Senato australiano.
Assange, lei ha scritto un libro, "Cypherpunks", in cui vede Internet come un grande strumento sia per l’emancipazione sia per il totalitarismo. Come pensa che la Rete ridisegnerà le democrazie? Rafforzando la partecipazione popolare o potenziando il controllo sociale attraverso la sorveglianza?
«È molto difficile dirlo, ed è per questo che i tempi in cui viviamo sono interessanti, perché siamo a un bivio: cosa accadrà? Parte della traiettoria della nostra società porta a un’utopia felice; parte invece va verso un mondo negativo, una distopia. Ma rimane da vedere se davvero finiremo in una distopia. Ci sono molte ragioni che portano a ritenerlo. La tecnologia tende di per sé alla centralizzazione, perché è complessa da realizzare e quindi richiede specializzazione e accentramento. Guardi alle grandi aziende di Internet: sono industrie estremamente complesse e di conseguenza tendono a fondersi con lo Stato per preservarsi. Poi, però, la grande tendenza nella direzione opposta è la democratizzazione e la nuova politica che ne risulta come conseguenza. E questo è possibile vederlo con Beppe Grillo. Io non so come il suo movimento politico si sia formato esattamente, ma è qualcosa che ha senso: è il risultato di una nuova politica che prende forma molto rapidamente grazie a Internet e che fa breccia nella barriera delle comunicazioni eretta dai media tradizionali».
Quanto è informato sul movimento di Beppe Grillo?
«Non abbastanza. Lo osservo a fasi intermittenti da tre anni. Il suo successo è innegabilmente impressionante dal punto di vista politico e logistico. È uno dei pochi politici italiani che ha supportato pubblicamente me e WikiLeaks durante la tempesta. E questo va a suo credito».
Beppe Grillo usa Internet non solo come un megafono per raggiungere l’opinione pubblica, ma anche per prendere decisioni politiche e per capire cosa vogliono i cittadini. Lei come guarda a questi tentativi di usare Internet e piattaforme digitali, come ad esempio "Liquid Feedback", in modo da consultare la Rete e prendere decisioni?
«In modo piuttosto scettico. Io non credo che sia necessario dare alla gente quello che la gente pensa di volere in termini specifici. Le persone vogliono essere trattate in modo giusto, vogliono che gli esseri umani a cui sono legate siano trattati con compassione e rispetto e che le decisioni che le riguardano siano prese in modo intelligente e non come risultato della stupidità o della corruzione. Sebbene io sia convinto che la democrazia diretta sia molto importante per controllare gli eccessi dei leader politici, credo che le persone siano impegnate a vivere le proprie vite e non dovremmo aspettarci che si impegnino nelle questioni specifiche della politica o nell’avere a che fare con le burocrazie e gli affari esteri. Vogliono delegare queste funzioni a persone di cui si possono fidare, esattamente come quando si arruola un avvocato per andare in tribunale».