vari, Il Sole 24 Ore 31/5/2013, 31 maggio 2013
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TELECOM, OK ALLO SCORPORO DELLA RETE
di Antonella Olivieri –
Telefonica alla fine si è astenuta, evitando di spaccare il consiglio Telecom con un no di peso e così è passata a maggioranza la delibera che ha dato il via libera al progetto di scorporo della rete d’accesso. Non è cambiata la formula, ma nella delibera è stato ribadito che Telecom si riserva in ogni momento di recedere dal progetto se verificherà che i benefici ottenibili non valgno gli sforzi per portare avanti una soluzione senza precedenti in Europa. Assente il presidente di Telefonica, Cesar Alierta, a rappresentare il socio spagnolo c’era solo Julio Linares, che appunto si è astenuto, mentre il consigliere indipendente, espresso dai fondi, Luigi Zingales ha votato contro. «Abbiamo voluto dare una scossa al sistema di telecomunicazioni italiano per liberare le grandi energie che questo settore ha – è stato il primo commento del presidente Telecom Franco Bernabè – Con questa innovazione saremo in grado di offrire tante possibilità ai cittadini e ai nostri concorrenti, tante possibilità al Paese di crescere».
Nella nuova società – spiega una nota emessa al termine di una riunione-lampo – confluiranno attività e risorse relative allo sviluppo e alla gestione della rete di accesso passiva, sia in rame sia in fibra, nonché alla componente attiva della fibra rappresentata da Olt (Optical line termination) e Cabinet. Il nuovo soggetto garantirà a tutti gli operatori (operatori alternativi e Telecom Italia) l’accesso alla rete fissa, applicando il modello di parità di trattamento denominato a livello europeo di “equivalence of input”, una garanzia che oggi è assicurata solo dalla formula di divisionalizzazione adottata da British Telecom con Open Reach. I servizi offerti dalla nuova società a tutti gli operatori comprenderanno, tra l’altro, l’unbundling e il Vula (la tecnologia che amplifica la potenza del rame consentendo maggior velocità di navigaziazione). Il cda ha inoltre deliberato di dare mandato al management di adempiere alle formalità previste dall’articolo 50 ter del Codice delle comunicazioni elettroniche, in materia di separazione volontaria da parte di un’impresa verticalmente integrata. E inoltre il board ha riconfermato il mandato al management «affinchè proseguano i contatti in corso con la Cassa depositi e prestiti per un eventuale ingresso nel capitale dalla società della rete d’accesso».
Telecom Italia non ha perso tempo, e incassato il faticoso via libera, ha inviato una lettera all’Agcom – e per conoscenza al premier Enrico Letta e ai ministri Flavio Zanonato (Sviluppo economico) e Fabrizio Saccomanni (Tesoro) – per avviare la procedura di vaglio che, negli intenti di Telecom, dovrebbe consentire di superare i vincoli che ne limitano l’attività sul piano concorrenziale. Da parte loro gli Olo, si sono mossi in anticipo, con una lettera congiunta inviata alla stessa Agcom qualche giorno fa, paventando il rischio di contraccolpi dalla concessione di benefici regolamentari all’ex incumbent.
Nel rispondere a un’interrogazione parlamentare il ministero del Tesoro ha ricordato che la Cdp ha fornito la propria disponibilità a valutare un intervento nella newco della rete, «finalizzato al finanziamento degli interventi di ammodernamento necessari». In tale ambito, precisa la risposta, «eventuali sinergie tra Metroweb (partecipata dal Fondo strategico di Cdp, ndr) e una eventuale società della rete di Telecom permetterebebro di ottimizzare gli investimenti nel settore, minimizzare le sovrapposizioni possibili nella costruzione di più reti nelles tesse città, promuovere una tempistica accelerate e ridurre i costi della costruzione delle infrastrutture». Il Tesoro ha sottolineato che la societarizzazione sarebbe stata necessaria per consentire al fondo strategico di completare la propria istruttoria, «nell’ambito dei criteri privatistici di valutazione dell’intervento contenuti nel proprio statuto».
La società della rete, che non sarà comunque a regime prima di 18 mesi, potrà forse muovere i primi passi già entro sei mesi. L’ipotesi è di trasferirvi poco più di 20mila addetti. Il profilo finanziario della newco dipenderà anche dal responso delle autorità regolamentari. Il prossimo 5 giugno, intanto, è in programma un nuovo consiglio dove si potrebbe fare il punto sull’ipotesi di integrazione con 3 Italia.
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UN PROGETTO «PILOTA» PER I BIG EUROPEI
di C.FE.
Un modello unico per le telecomunicazioni europee che fino ad oggi ha avuto soltanto un precedente in Gran Bretagna, tuttavia molto diverso per struttura dell’operazione.
Lo spin-off di Opac (operating access), come al momento è stata definita in modo convenzionale la nuova società sulla falsariga di utility come Terna e Snam, gestirà quindi la rete telefonica di accesso che arriva fino alla casa degli italiani. L’obiettivo è garantire a tutti gli operatori concorrenti delle telecomunicazioni la parità di trattamento.
E proprio questo sarà uno dei temi più caldi dei prossimi medi. La nuova società della rete dovrà infatti operare in modo autonomo e indipendente, con la creazione di un comitato di vigilanza nominato dall’Agcom, l’autorità che regola le telecomunicazioni.
Proprio in Gran Bretagna, dove c’è stata l’esperienza di Openreach di British Telecom, il modello (che è stato lanciato nel 2006) ha funzionato ma all’interno di una governance rigorosa sotto la supervisione dell’Ofcom, il regolatore britannico del settore che ha imposto anche un comitato di controllo sul management con poteri di veto. OltreManica ci sono, infine, stati vantaggi anche per i consumatori. Sarà così anche in Italia? Il caso di Openreach è ben diverso, come struttura dell’operazione, rispetto a quanto si appresta a realizzare Telecom: quella del 2006 era stata una divisione funzionale della rete inglese, che tuttavia restava all’interno dell’ex monopolista britannico.
Quello di Telecom Italia è invece uno spin-off vero e proprio, cioè una separazione societaria, che prevede l’ingresso di un gruppo finanziario statale (la Cdp) anche per supportare gli investimenti futuri necessari alla rete.
Il primo passo sarà appunto quello regolamentare con la definizione dei paletti da parte dell’Agcom. La nuova società della rete delle Tlc dovrà essere assimilabile ai modelli già presenti nel settore dell’energia come Terna e Snam. Secondo il commissario dell’Agcom Antonio Preto, indipendentemente dall’assetto proprietario, «uno scorporo della rete faciliterebbe la realizzazione di un modello di equivalence of inputs che, secondo la commissione europea, è più efficiente rispetto al modello di equivalence of outputs nel garantire la parità di accesso alla rete, e dunque rafforzerebbe la concorrenza nel mercato delle Tlc». Lo spin-off italiano, unico per ora in Europa, potrebbe dunque fornire importanti occasioni per il mercato: a patto che vengano definite regole precise.
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DAL NETWORK ALLA SUPER-HOLDING–
di Alessandro Plateroti
Quando si dice «senza rete», significa normalmente che se le cose non vanno bene, il rischio di farsi male è altissimo. Per Telecom Italia vale lo stesso principio: senza la rete il gruppo entra in un territorio ancora sconosciuto. Con lo scorporo della rete fissa, il gruppo ha lanciato una scommessa certamente cruciale per il proprio futuro, ma il cui successo dipende in larga misura da variabili esterne - politiche e regolatorie - in grado di compromettere non solo il buon fine dell’operazione, ma persino il futuro della compagnia. Anche per questa ragione, il buon esito dello spin off della rete non è certamente - come alcuni hanno ironicamente osservato - il deconsolidamento di parte del debito di Telecom e il suo conferimento alla nuova società: è la creazione di un percorso normativo, regolatorio e societario che permetta di trasformare la nuova «Opac» in una vera utility regolata - passo indispensabile per garantirle cash flow, redditività e risorse per gli investimenti - indipendente da Telecom e quindi non solo garante del libero accesso dei concorrenti al network, ma soprattutto della tutela dell’interesse pubblico in una infrastruttura strategica per la sicurezza nazionale e il futuro economico del Paese. Non fu forse proprio sulla base di questi ragionamenti che si decise di separare Terna da Enel, trasferendo le azioni della società di trasporto dell’elettricità alla Cassa depositi e Prestiti? E non fu forse proprio questa la logica alla base dello spin off di Snam Rete Gas dall’Eni e il conseguente passaggio delle azioni alla Cassa Depositi e Prestiti? Anche ora la logica è la stessa, e non a caso sarà proprio la Cdp ad avere un ruolo-chiave nel successo dell’operazione: dovrà entrare in Opac come socio - almeno con il 30% si dice - supportarne la patrimonializzazione e gli investimenti, garantire la tutela dell’interesse pubblico, il libero accesso dei concorrenti al network e soprattutto far sì che il Paese abbia al più presto una rete di nuova generazione in grado di soddisfare le esigenze degli utenti e delle imprese. Telecom, da sola, non è più in grado di perseguire questi obiettivi. E il ritardo accumulato sugli altri partner europei è enorme. In altre parole, pur avendo alla base obiettivi finanziari ovviamente legittimi e cruciali per il gruppo, lo scorporo della rete fissa di Telecom rappresenta un’occasione storica tanto lo Stato, il mercato e gli utenti quanto per Telecom Italia, a cui va comunque il merito di aver imboccato una strada coraggiosa e innovativa, mai percorsa prima d’ora da nessuna compagnia a livello mondiale. Per questo insieme di fattori, la responsabilità che cade ora sull’Agcom - l’authority che regola il settore - e più in generale sul Governo e il Parlamento, è pesante almeno quanto quella che si sono assunti il presidente del gruppo Franco Bernabè, l’ad Marco Patuano e l’intero cda (o quasi, visto che il socio spagnolo Telefonica si è astenuto): senza un impegno coordinato e collettivo, lo spin off della rete diventerà un boomerang per Telecom e un’occasione perduta per lo Stato. Che da parte sua, con l’eventuale ingresso della Cdp nella società per la rete di tlc, sembra anche avere a portata di mano la realizzazione di un controverso progetto finanziario e industriale di cui si parla già da molto tempo: la nascita di una super-holding delle reti nazionali di trasporto del gas, dell’elettricità e delle comunicazioni da utilizzare come leva operativa di un più vasto (e urgente) piano di politica industriale in questi settori.
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LA PAROLA CHIAVE: Scorporo della rete
Per "scorporo della rete" si intende il processo di separazione di Telecom Italia dalla rete telefonica fissa di rame, che arriva in tutte le case degli italiani. L’operazione prevede la costituzione di una società che sarà proprietaria della rete. In essa dovrebbe entrare un gruppo finanziario statale (la Cassa Depositi e Prestiti), la cui mission è quella di contribuire allo sviluppo di nuovi investimenti.