John Foley, La Stampa 31/5/2013, 31 maggio 2013
LA CINA ALLEVA MAIALI DA 6 MILA ANNI MA ORA LI IMPORTA DAGLI USA
In Cina si allevano maiali da almeno 6.000 anni. Oggi, tuttavia, il maggiore produttore di carne suina del Paese paga 4,7 miliardi di dollari per importarli dagli Stati Uniti. Come spiegare questa inversione di rotta? Non si tratta solo del fatto che in Cina consumatori più ricchi richiedono quantità maggiori di carne, quanto piuttosto delle cattive decisioni prese dai leader del colosso asiatico.
Attualmente, sulla base del prezzo di chiusura delle azioni dell’azienda americana al 28 maggio, Shuanghui sta pagando un premio di più di 1,1 miliardi di dollari per l’acquisto di Smithfield. E dal momento che l’acquisizione non promette di generare molti risultati sul fronte della riduzione dei costi, il maggiore produttore di carne suina della Cina spera di vendere più carne americana ai consumatori cinesi.
E questa è una prospettiva allettante per due peculiarità del mercato cinese. In primo luogo, la carne suina importata è meno costosa di quella prodotta in loco. La Cina, infatti, dipende dai mercati stranieri per il mangime destinato all’alimentazione dei maiali, come ad esempio i fagioli di soia che stanno diventando sempre più costosi. Ciò fa sì che il settore risulti strutturalmente più costoso di quella americano. Secondo Smithfield, l’azienda, tenendo conto dei cambiamenti nel mercato americano del granoturco, dovrebbe essere in grado di allevare maiali pagandoli 1,37 dollari al chilo. Cifra bassa se paragonata ai 2,10 dollari al chilo recentemente raggiunti dall’allevamento suino cinese.
In secondo luogo, gli animali allevati negli Stati Uniti saranno sicuramente molto ricercati dai consumatori cinesi, stanchi di preoccuparsi del pericolo derivante dal consumare carne suina cinese. Dunque, a quanto pare, saranno la poca trasparenza e le tonnellate di farmaci presenti nelle carni dei maiali allevati in Cina, e non la scarsità dell’offerta, ad aumentare la domanda di prodotti importati. Recentemente, Smithfield ha stimato che presto le importazioni raggiungeranno il 4% del totale della domanda cinese contro l’appena l’uno di oggi.