Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 31 Venerdì calendario

UN IMPERO COSTRUITO CON I MEDIA CHE PUNTA DECISO SULLO SPORT —

Non si sa se Massimo Moratti era in cerca solo di un partner o, sotto sotto, puntava a trovare qualcuno a cui passare la mano, magari non subito. Erick Thohir, invece, le idee le aveva chiare fin da quando Marco Gastel, consigliere d’amministrazione dell’Inter e plenipotenziario della Pirelli in Indonesia, un anno fa aveva «colto l’attimo» prospettandogli l’operazione. Proposta condita con l’annuncio che da lì a qualche giorno l’Inter sarebbe sbarcata a Giacarta in tournée. Il giovane magnate indonesiano scatenò tutta la sua potenza di fuoco per fare da cassa di risonanza allo sbarco dei nerazzurri in Asia, convinto che da lì a poco sarebbe diventato lui il proprietario.
Non deve essere stato difficile considerando che Thohir ha costruito tutta la sua fortuna personale nei media. Possiede giornali, radio, tv, siti Internet. Tutto creato dal nulla dopo la laurea in marketing alla National University in California. Non è però un selfmade-man. Il padre, Teddy Thohir, è uno degli uomini più ricchi dell’Indonesia: ha fondato la Astra International, una conglomerata da 20 miliardi di dollari di fatturato, con attività che spaziano dalla finanza, alle miniere, alla componentistica. E una delle società del gruppo, la Astra Otoparts, l’anno scorso ha firmato un accordo con la Pirelli per la costruzione di una fabbrica di pneumatici in Indonesia. Sarebbe nato tutto da qui. L’incrocio tra il gruppo della Bicocca e Astra avrebbe creato l’opportunità di aprire la trattativa sull’Inter, anche se le due operazioni sono del tutto scollegate. Trattativa che un mese fa è entrata nel vivo, dopo la concessione di un’esclusiva, ma che si è rivelata più complessa del previsto date le distanze tra la parti: Moratti non è mai stato disponibile a cedere la maggioranza, mentre Thohir voleva proprio questo. Il 100%, ma si sarebbe accontentato anche dell’80%. Una settimana fa Thohir è venuto a Milano per sbloccare l’impasse e definire una volta per tutte i termini dell’accordo con Moratti. Alla fine, se non ci saranno intoppi, avrà una partecipazione del 30% nell’Internazionale Football Club.
Pur avendo costruito un impero nei media conosciuto anche fuori dall’Indonesia (uno dei suoi soci è Rupert Murdoch), il tycoon di Giacarta deve la sua ascesa e notorietà allo sport. In patria, ma soprattutto al di là dell’Oceano, negli Stati Uniti, dove da studente universitario Thohir aveva capito che lo sport non è solo un gioco ma un enorme business. Su suggerimento dell’avvocato e procuratore sportivo, Jason Levien, Thohir ha rilevato insieme all’attore Will Smith e la moglie Jada Pinkett Smith la proprietà dei Philadelphia 76ers, diventando il primo asiatico a entrare nel Gotha dell’Nba, e l’anno scorso ha comprato una quota nella squadra di calcio di Washington, il D.C. United, proponendo subito la costruzione di un nuovo stadio per il team. È inoltre proprietario delle squadre indonesiane di basket Satria Muda BritAma Jakarta e Indonesia Warriors, nonché presidente della Southeast Asia Basketball Association e della Indonesian Basketball Association.
Per ora l’elenco finisce qui. Per ora. Intanto, se non ci saranno intoppi, arriverà la partecipazione nell’Inter ad arricchire la corona. Ma il giovane quarantenne indonesiano è corteggiatissimo dalle banche d’affari che hanno preso a presentargli proposte su proposte per investire nello sport. In Asia e fuori. D’altra parte i soldi non gli mancano. E nemmeno le idee.
Federico De Rosa