Nicola Lombardozzi, la Repubblica 31/5/2013, 31 maggio 2013
In principio fu il cavolo. Quell’odore pungente e asfissiante che caratterizzava centri e periferie dell’Europa socialista quando milioni di fornellini per il pranzo portato da casa si accendevano all’unisono negli uffici, nei negozi e nei retrobottega delle officine artigiane
In principio fu il cavolo. Quell’odore pungente e asfissiante che caratterizzava centri e periferie dell’Europa socialista quando milioni di fornellini per il pranzo portato da casa si accendevano all’unisono negli uffici, nei negozi e nei retrobottega delle officine artigiane. Poi gradualmente Mosca ha cambiato aromi e abitudini assumendo le fragranze tipiche delle grandi metropoli quando non sono troppo ordinate: smog, benzina con tanto di piombo, fluidi misti di impianti industriali non regolamentati. Un disastro olfattivo che il sindaco della capitale si è messo in testa di ridimensionare al più presto. Il programma è ambizioso, suggestivo e anche molto costoso: restituire a ogni singolo quartiere della città gli odori e i profumi dell’epoca precedente alla Rivoluzione d’Ottobre. Un’epoca che di questi tempi, nella Russia di Putin, viene probabilmente considerata più aurea ed elegante di quello che era in realtà. In ogni caso un gruppo di esperti profumieri della ditta “Aromamedia”, vincitrice di un appalto milionario, sta già perlustrando la città e gli archivi comunali alla ricerca degli odori perduti. L’intenzione è di sistemare dei giganteschi diffusori di profumi nelle zone strategiche per correggere e migliorare gli odori attuali. Si comincerà presto dalla cosa più facile: aromatizzare la metropolitana. In questo caso si lavorerà di fantasia non essendoci precedenti. La linea gialla, sarà profumata al limone, quella verde alla menta, quella rossa alla fragole e così via. Dove l’operazione si fa invece più difficile è nella profumazione dei quartieri. I profumieri assoldati dal Comune hanno già una lista su cui lavorare. Per settimane hanno fatto lunghi studi e rilevamenti sulla vecchia Arbat, la più antica e popolare zona pedonale del centro storico. La sentenza è stata: odore di vecchi libri. Non si capisce bene cosa voglia dire ma “Aromamedia” assicura che preparerà una miscela in grado di restituire l’Arbat al tempo in cui era zeppa di bancarelle di volumi usati. Più semplice la soluzione scelta per un altro centralissimo quartiere residenziale come quello degli Stagni del Patriarca. Tra queste palazzine dove Bulgakov scrisse e ambientò Il Maestro e Margherita, tornerà quel forte odore di pane appena sfornato che più di un secolo fa emanava dai laboratori dei fornai più prestigiosi di Mosca. Per le altre zone della città la scelta si prevede più problematica. Che fare per esempio dell’odore di caffè della via Elektrozavodskaja? Da quelle parti ci sono le torrefazioni più grandi della città e gli abitanti del quartiere protestano da tempo, denunciando insonnia collettiva, crisi di nervi ingiustificate. Sarà il caso di insistere o si potrà provvedere a diminuire l’intensità dell’odore nell’aria? Stessa cosa per l’odore di tabacco che impregna la Domodedovskaja, vicina a una fabbrica di sigarette. O quello di mare che si può sentire sulle bancarelle del lungofiume Frunzenskaja. Odore esotico e quasi sempre gradevole, grazie al pesce e ai frutti di mare freschi che arrivano ogni giorno per via aerea. Ma terribile e ammorbante in quelle giornate in cui la merce comincia a essere un po’ scaduta. E le polemiche sono appena cominciate mentre un piccolo esercito di profumieri continua ad annusare l’aria che tira.