
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Questioni aperte relativamente alla Libia: se Sirte sia caduta o no; se vi siano soldati italiani tra le truppe che avanzano su Sirte; se vi siano soldati italiani in Libia in ogni caso, e a far che.
• Cominciamo da Sirte.
Il sindaco della città, Mokhtar Khalifa, dice che le forze libiche sostenute dagli Stati Uniti «hanno liberato il 70% della città». Credo che sia una stima prudente: i jihadisti erano arroccati nel quartiere centrale di Ouagadougou, un complesso di palazzoni fortificati voluti da Gheddafi nel 1999 per il congresso dell’unità africana. Ottimi per difendersi, sono pieni di sotterranei blindati e sono rimasti in mano agli uomini del Califfo fino a pochi giorni fa. Adesso sono stati presi dalle milizie governative. In base alle notizie che arrivano da altre fonti, si direbbe che Sirte è stata conquistata al 90% e che 3-400 miliziani dell’Isis resistono combattendo strada per strada. È vero che un grosso problema è costituito dalle mine, perché gli uomini del Califfo quando abbandonano una posizione la minano. Però i bombardamenti americani hanno sostanzialmente neutralizzato questo pericolo, facendo saltare per aria - con proiettili mirati - proprio le fasce minate e quindi neutralizzandole.
• Ho come l’impressione che i bombardamenti Usa siano stati decisivi.
Sì, le truppe di terra - libiche e inglesi - avanzano su terreni resi sgombri dalle bombe Usa. Ci sono poi necessariamente anche degi americani: sono loro che dicono all’aviazione Usa dove colpire. Il pericolo di far cadere le bombe sugli alleati sarebbe altrimenti troppo alto. Gli inglesi hanno tuttavia un ruolo decisivo nella guida delle operazioni, anche se la conquista di Sirte deve necessariamente essere attribuita alle forze governative: è un modo per aiutare il gabinetto di Serraj di fronte al parlamento di Tobruk, che non sente ragioni e non vuole legittimarlo. Per conto di Tobruk, o meglio per conto di se stesso e degli egiziani, il generale Haftar cercava di esser lui a prendere l’ultima città del Califfo. Ma a quanto pare, l’asse inglesi-americani-libici legittimisti avrà la meglio.
• E gli italiani?
Abbiamo riaperto l’ambasciata e nominato l’ambasciatore, nella persona di Giuseppe Perrone. A parte questo, tra i libici che combattono si raccolgono le lamentele relative all’inerzia italiana: «A voi italiani neppure abbiamo chiesto di combattere, tanto sapevamo che avreste impiegato settimane e mesi per non risponderci nulla». I libici aggiungono: «Chi ha aiutato, verrà aiutato», frase che annuncia un posizione diplomatica non semplice per l’Italia. Gli italiani avrebbero dovuto, in base alle richieste libiche, schierare almeno una nave ospedale, ma da due mesi si attende su questo una risposta da parte nostra, e questa risposta non arriva. Altra richiesta, per ora inevasa, spedire dei chirurghi all’ospedale di Misurata. Sul terzo punto, cioè gli sminatori, pare che da parte nostra qualcosa si sia mosso.
• Quindi qualche truppa italiana in Libia sbarcherà.
Soldati delle truppe speciali italiane, in realtà, sono certamente presenti a Tripoli e Misurata. La novità delle ultime ore è che venerdì scorso il governo ha fatto sapere al Copasir (Comitato parlamentare per il controllo sui servizi di sicurezza) che verranno mandati in Libia piccoli nuclei di reparti militari speciali. Stavolta non in segreto, ma ufficialmente. A questo primo contingente - su un invio complessivo nel tempo che è stato calcolato di 6-900 unità - sarà affidato il compito di addestrare i soldati libici e di procedere all’opera di sminamento. Ci sono proteste, specialmente da parte del Movimento 5 Stelle, perché queste decisioni sono state prese senza passare per il Parlamento.
• Il governo può mandare soldati in Libia senza chiedere l’autorizzazione alle Camere?
Secondo un decreto del Presidente del Consiglio approvato a febbraio - e secretato - il governo può inviare corpi speciali all’estero, mettendoli sotto le garanzie dei nostri servizi segreti, senza chiedere l’autorizzazione di Camera e Senato. Questo per ragioni di sicurezza nazionale. Chiarisco: i contingenti spediti all’estero in base a questo decreto non dipendono né dal ministero della Difesa né dalla coalizione internazionale che sostiene l’attuale governo libico, ma rispondono direttamente alla catena di comando degli 007. Dunque, tutto quello che fanno è segreto. I grillini hanno protestato: «Oggi gli italiani scoprono che il proprio Paese è militarmente impegnato in Libia con forze speciali. È gravissimo». Ma è una posizione che, se tradotta in qualche iniziativa parlamentare, sarebbe di sicuro sconfitta. Su temi come questi la destra sta con il governo.
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