la Repubblica, 12 agosto 2016
Ma non chiamateli Tornado
L’aspetto è proprio quello di un tornado, ma le trombe marine sono molto meno pericolose dei loro parenti che si formano sulla terraferma. Si originano generalmente alla base di una nube temporalesca e traggono energia dal mare caldo, per questo sono relativamente frequenti sul Mediterraneo, soprattutto dalla seconda parte dell’estate quando iniziano ad arrivare le prime perturbazioni più fresche, proprio come negli ultimi giorni.
Possiamo immaginarle come delle colonne di aria ascendente che si invorticano velocemente richiamando fortissime raffiche di vento. L’aria sale, ma la tromba marina si forma a partire dalla base della nube temporalesca e appare così come un imbuto che scende sempre di più fino ad arrivare a toccare il pelo dell’acqua. Lo spettacolo sul mare è suggestivo, ma appena la tromba marina raggiunge terra perde vigore e per questo rappresenta un pericolo solo per i natanti o per le costruzioni lungo le coste.
Ben diversi sono gli effetti dei veri tornado, uno dei fenomeni meteo più distruttivi, con raffiche di vento che possono anche superare i 400 km/h. Sono frequenti nelle grandi pianure americane, aperte ai contrasti tra l’aria artica continentale e quella più calda e umida che risale dal Golfo del Messico, ma per formarsi e sostenersi hanno bisogno anche di particolari condizioni atmosferiche e di molta energia. Per questo ci si attende che diventino più frequenti in un clima più caldo, ma per il momento è difficile fare una statistica. Li troviamo anche sulle pianure del Nord-Europa, mentre in Italia sono più rari, ma non sconosciuti. Le zone più esposte sono il Veneto e la Puglia: un anno fa un tornado di intensità EF3 (raffiche stimate oltre i 200 km/h) colpì la Riviera del Brenta provocando una vittima, numerosi feriti e danni ingentissimi.