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 2016  agosto 12 Venerdì calendario

La nuova guerra del raiting parte dalla Germania. La sfida a Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch è lanciata

Potrebbe essere il primo passo concreto di una rivoluzione attesa, più volte sollecitata, ma finora mai partita: la rottura dell’oligopolio delle “Big Three”, le tre società anglosassoni che dominano il mercato mondiale del rating, cioè Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. L’agenzia di rating Scope ha pubblicato ieri il suo primo rating (A+/S-1+) per una società del Dax, lo specialista di gas industriali Linde. L’agenzia, che ha sede a Berlino, sta elaborando giudizi di rating anche per altre aziende del Dax, che verranno diffusi nelle prossime settimane e punta a rafforzare la sua presenza in altri Paesi, Italia compresa. «Il nostro obiettivo è diventare l’agenzia di rating europea ed esprimere, in diretta concorrenza con Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, la prospettiva europea sul mercato del rating», spiega a La Stampa il numero uno di Scope, Torsten Hinrichs.
Da anni si discute della necessità di creare un contrappeso europeo alle “Big Three”. «Dobbiamo provare a rompere l’oligopolio delle agenzie di rating», aveva notato 5 anni fa il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Da allora, però, non è successo molto. I tentativi non sono mancati, ad esempio con la nascita di Dagong Europe, controllata europea – con base a Milano – dell’agenzia di rating cinese. Un progetto elaborato dalla società di consulenza Roland Berger si invece è arenato in fase avanzata. 
Fondata nel 2002 da Florian Schoeller, rampollo di un’antica dinastia imprenditoriale tedesca, e sostenuta oggi da vari investitori, tra cui Stefan Quandt, co-proprietario di Bmw, Scope si è concentrata inizialmente sui fondi chiusi. Con l’arrivo ai vertici, due anni fa, di Torsten Hinrichs, che ha guidato per quindici anni Standard & Poor’s in Germania, è partita la vera sfida alla Big Three. Hinrichs ha portato a Scope manager di primo piano sottratti a S&P, Fitch e Moody’s e ha imboccato un approccio europeo al rating piuttosto che anglosassone. Un esempio su tutti: «Valutiamo la liquidità nei bilanci in modo diverso: se un’azienda ha una riserva di liquidità, siamo pronti a valutarla positivamente, mentre le agenzie americane lo tengono scarsamente in considerazione nei financial ratios». 
Un altro vantaggio potrebbe arrivare da un aspetto spesso dimenticato: quello delle elevate tariffe richieste dalle “Big Three”. Un fattore che «gioca un ruolo – nota Hinrichs – in quanto l’oligopolio esistente poteva per così dire imporre i prezzi che voleva, visto che non c’erano alternative».
In Italia l’agenzia ha pubblicato rating per Intesa Sanpaolo e Unicredit. «Parliamo anche con altre banche e aziende in Italia», nell’ordine di grandezza della tedesca Linde, nota il Ceo. Un aumento di capitale previsto in autunno dovrebbe assicurare nuovi fondi per l’espansione in Europa. «Il nostro piano è rafforzare con analisti esperti, al più tardi il prossimo anno, i nostri uffici di Milano, Parigi e Madrid», nota Hinrichs. «Ci aspettiamo che nelle prossime settimane otterremo nuovi mandati non solo in Germania, ma a livello internazionale».