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 2016  agosto 12 Venerdì calendario

IL FASCINO DISCRETO DELLA MONOTONIA


RIMINI. Ciabatte e calzini: segno distintivo del turista maschio tedesco in vacanza in Romagna, apoteosi del pessimo gusto nel vestire, oggi tendenza modaiola dell’estate 2016. «Il mondo va a rovescio» è il commento più frequente da chi bazzica la riviera da un po’ di anni e su quei look inconfondibili ci ha scherzato da sempre. Ma tant’è. Tutto cambia. Salvo quella canzone che diceva: «Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare». Era il 1963 e il cervese Piero Focaccia incideva il tormentone delle estati a venire. In quell’anno a Rimini c’erano già 1.369 alberghi con 50.862 letti da riempire. Molti lo avranno preso in parola, il Focaccia, perché in Romagna esiste un tipo di turismo recidivo che ogni anno torna e ritorna, la stessa settimana d’agosto, nello stesso albergo, sotto lo stesso ombrellone. Con gli stessi ritmi: quelli della pensione completa.
Nel placido mare Adriatico le uniche vere maree sono i bagnanti che seguono gli orari e i ritmi dettati dalla formula alberghiera inossidabile al tempo e che prevede – oltre al pernottamento – anche colazione, pranzo e cena forniti dall’hotel e inclusi nel prezzo. Il moto ondulatorio dei pensionanti comincia con l’arrivo in spiaggia dopo colazione, poi le frotte di bagnanti si ritirano dalla battigia per l’ora di pranzo a cui fa seguito un pisolino digestivo; si riavvicinano a riva nel pomeriggio e all’ora di cena vengono risucchiati in albergo fino al giorno successivo. In principio erano soprattutto tedeschi e nordeuropei, pitturavano la riviera con i loro look eccentrici, ciabatte e calzini, le scottature spregiudicate e le chiome albine. Ora è diverso.
Per Codacons, quest’anno il 75% delle famiglie italiane sceglierà di passare le vacanze in patria; due italiani su tre andranno al mare. Molti di essi sono già in costume nelle spiagge della Romagna a godersi una o due settimane di pensione completa. Gian Maria Manuzzi, operatore turistico e albergatore a Lido di Savio (RA) dice: «La formula della pensione completa in Romagna funziona bene per due motivi: innanzi tutto perché la qualità del cibo è molto alta e sono ancora molte le strutture a conduzione familiare dove in cucina c’è la nonna, la zia o la mamma che fa pasta fresca e piadina ogni giorno; in secondo luogo i prezzi della pensione completa sono molto competitivi: in media, un albergo tre stelle in agosto in pensione completa in camera doppia ha un costo che varia dai 78 agli 82 euro al giorno a persona». Qua stanno bene, di questo è convinto Manuzzi la cui famiglia gestisce ininterrottamente da quarant’anni un albergo tre stelle e ogni anno ha clienti che chiedono di andare nella stessa camera, nello stesso tavolo al ristorante e nello stesso ombrellone.
Un modello di ospitalità e di accoglienza tipico della Romagna. Quella capacità di stare aggrappati ai propri cliché, pur innovandosi. Come scrivono Aureliano Bonini e Alessandro Lepri, di Trademark Italia a proposito del Caso Rimini: nel 1974 si vedono per la prima volta televisori bianco e nero nelle stanze degli alberghi 4 stelle, più tardi, nel 1984 saranno sostituiti da Tv color (ma senza telecomando, che arriverà l’anno dopo). Nel 1981 si inseriscono i primi courtesy Service in camera (anziché solo sapone) e nel 1983 arrivano le prime serrature a scheda. Di alberghi come quello di Manuzzi è piena la riviera, strutture a cui i clienti riservano una imperturbabile fedeltà, un amore perenne, un rapporto a tempo indeterminato. E vengono ripagati di questa abnegazione con premi, festicciole, targhe e medaglie di ringraziamento da appendere nel tinello di città.
La famiglia di Alessandro Costa di targhe e medaglie ne ha collezionate parecchie. Lui è nato nel 1972 e da quell’anno, ogni anno, frequenta l’hotel Della Motta di Bellaria (RN), stanza 48 al secondo piano, prima con i genitori e ora con i suoi figli. «Avere attenzioni non da hotel 5 stelle ma da famiglia a 5 stelle è un’esperienza indescrivibile; la certezza di ritrovarsi ogni anno a raccontarsi le storie dall’anno passato non può avere nessun confronto neppure con una lussuosa camera d’albergo. Per un paio di settimane ci si ritrova grandi amici (con i padroni dell’albergo o gli altri ospiti abituali) ricostruendo un ambiente di rapporti famigliari che si estendono quasi per miracolo dalla Germania al nord Italia». E così come in famiglia, anche in pensione completa si hanno orari e regole da rispettare.
La colazione, generalmente a buffet con frutta, torte, pane formaggi e affettati, marmellate è servita tra le 7,30 e le 9,30; il pranzo dalle 12,30 e le 13,30 e la cena dalle 19,30 alle 20,30. «La cura del cibo dalla colazione alla cena è fondamentale», sostiene Enzo Santantonio, chef executive del Parco Hotel di Milano Marittima, «c’è attenzione al costo pasto ma bisogna puntare sulla qualità».
Generalmente in una pensione completa in un albergo tre o quattro stelle il menu permette ogni giorno di scegliere tra tre diversi primi e secondi. C’è sempre una pasta all’uovo fatta a mano, carne e pesce. Menu che cambia ogni giorno perlomeno per due settimane o un mese, costringendo chi è in cucina a sforzi creativi non indifferenti. E bisogno di ottimizzazione per controllare i costi. Per questo motivo negli alberghi tre stelle i clienti decidono al termine della colazione cosa mangeranno a pranzo e a cena; nei quattro stelle invece, dove di solito c’è un maître di sala e una brigata in cucina, si sceglie alle dieci del mattino cosa mangiare a pranzo, e a pranzo cosa mangiare per cena. E queste sono le uniche decisioni da prendere.
Sì perché, al di là di chi sceglie la pensione completa per abitudine, affetto, economicità, c’è anche chi predilige questa formula per pigrizia o per il bisogno di una sana routine. Un break al contrario per evadere da una vita frenetica, per chi sceglie questo tipo di vacanza dal fascino fané perché l’unica in grado di rilassare corpo e cervello. Francesca Montuschi, milanese, 39 anni, responsabile commerciale per l’Italia di un’azienda di moda danese, dice: «Io e il mio compagno stavamo cercando un posto dove andare a luglio una settimana, e ci siamo imbattuti su un hotel tre stelle con prezzo competitivo a Milano Marittima, non avevo mai fatto pensione completa e così abbiamo voluto provare. È stato molto rilassante, perché non devi pensare a niente, solo decidere cosa mangiare, peraltro tra una scelta limitata di opzioni. Decisioni semplicissime. Meraviglioso poi riscoprire il piacere della pennichella pomeridiana dopo pranzo».
La pensione completa resiste. Lo farà anche quest’anno che in spiaggia si cacciano i Pokemon marini e che ciabatte e calzini sono diventati di moda.