Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 12 Venerdì calendario

Due o tre cose su Simone Biles, la più forte ginnasta del mondo

Il «Simone Show» raggiunge picchi di spettacolarità sempre più alti. Il «Simone Show» ha quale interprete unico miss Biles. È una molla, un razzo tascabile, una alla quale la forza di gravità fa un baffo, una che, al posto delle caviglie, ha molle d’acciaio. L’Olympic Arena, con lei, regala (quasi) l’esaurito – non succede spesso, a questi Giochi – e l’entusiasmo sale alle stelle. All’oro a squadre di martedì (conquistato insieme alle altre «Final Five»), aggiunge quello del concorso generale. Entrambi vinti da dominatrice. Tra lei e le umane ci sono piani di differenza. Questione di acrobaticità, di rapidità d’esecuzione, di potenza e di talento. La ragazza dell’Ohio studentessa in California, con quei muscoli che sembrano scolpiti nel marmo, è più forte in tutto. A quanti titoli arriverà da qui a martedì, giorno della finale al corpo libero? A tre? A quattro? Al record di cinque detenuto da Larisa Latynina (Melbourne 1956), Vera Caslavska (Città del Messico 1968) ed Ecaterina Szabo (Los Angeles 1984)?

LA PADRONA
La supremazia è riconosciuta da tutti, avversarie comprese. Sanno che quando c’è lei, a loro non resta che sfidarsi per il secondo posto. Si prenda proprio l’all-around. Simone, nella specialità, non perda da tre anni: nel mezzo ha vinto tre titoli mondiali (da sommare ad altri sette tra specialità e a squadre) e quattro nazionali. La russa Aliya Mustafina ci prova a impensierirla. Dopo la seconda rotazione, che per le big è alle parallele (per la Biles è l’unico attrezzo che presenta qualche incognita), ha l’ardire di mettere in naso davanti nella classifica parziale. Dura poco. Il controsorpasso, al volteggio, è immediato. E poi, in un crescendo perfetto, c’è il corpo libero. La piccola, d’età (19 anni) e di statura (1.44), è esplosiva, travolgente, indiavolata, magnetica, persino sinuosa ed ammiccante. Chiude la serata: per vincere le basterebbe un 13.833, stampa un 15.933 che sa di consacrazione. Il totale (62.198) tiene a debitissima distanza la connazionale Alexandra Raisman, d’argento (60.098) e la stessa Mustafina (58.549), di bronzo. Gabby Douglas, oro a Londra 2012, ha un’erede più che degna. Simone, sempre modesta negli atteggiamenti, piange all’apparire del punteggio e poi resta seria sul podio. Il pubblico è tutto con lei. Anche quello brasiliano che pure ha perso per strada Jade Barbosa, infortunata al corpo libero.
QUI ITALIA Carlotta Ferlito e Vanessa Ferrari chiudono al 12° e al 15° posto (56.958 e 56.541). Sebbene si presentassero con il 22° e 24° punteggio post qualificazione, ci si aspettava qualcosa di più, soprattutto da parte della seconda che nella specialità, a Pechino 2008, era stata undicesima e, a Londra 2012, ottava. Carlotta fa meglio della compagna in tutti e quattro gli attrezzi e chiude i propri Giochi migliorando di nove piazze il risultato di quattro anni fa. Può essere (moderatamente) soddisfatta. A Vanessa, invece, resta la finale al corpo libero di martedì. Terza in qualificazione, può sognare in grande. A patto di non ripetere gli errori di ieri (14.075): ha presentato sostanzialmente le stesse difficoltà di sabato, ma con anche un fuori pedana che costa 3/10, è stata molto meno pulita. Non potrà più permetterselo.