12 agosto 2016
Tags : Oriana Fallaci
Oriana Fallaci studia al liceo classico “Galilei”
• Oriana Fallaci entra al liceo classico “Galilei”, facendo un esame per recuperare l’anno perduto mentre era con i partigiani. «A scuola ero tremenda. Visto che ero molto intelligente ero sempre la prima, ma ero tremenda. Se un professore diceva una cosa sbagliata non sapevo tenere la bocca chiusa». Ha già deciso di essere atea. Ottiene la maturità classica con questi voti: 9 in italiano, 7 in latino, 8 in greco, 8 in storia, 8 in filosofia, 7 in matematica, 7 in fisica, 7 in scienze naturali, 9 in storia dell’arte. Il giorno dello scritto d’italiano sceglie il tema “Il concetto di patria dalla polis greca a oggi”. Polemizza perché avrebbe voluto che fosse stata assegnata una composizione sulla libertà e non sulla patria. Il presidente della commissione le dice: «Il suo compito ci ha fatto bisticciare. O le davamo zero o le davamo dieci. Le abbiamo dato dieci meno».
• Finite le scuole si iscrive a medicina: «Quanto ero fiera di essere una studentessa di medicina! Amavo tantissimo gli orizzonti illimitati che mi aprivano la biologia e la fisiologia e la patologia, al punto che mi forzavo nell’impresa noiosa di memorizzare i nomi delle ossa». Per aiutare la famiglia a pagarle gli studi un giorno di fine estate si presenta in via Ricasoli dove si stampano i tre quotidiani di Firenze: La Nazione, Il Nuovo Corriere e Il Mattino dell’Italia centrale. Vuole andare alla Nazione, ma sbaglia piano e suona al Mattino, quotidiano di area democristiana. Quando vengono a sapere che suo zio è il giornalista Bruno Fallaci le fanno scrivere un pezzo. Argomento: un dancing sull’Arno. «Mi vergognavo tanto, ricordo, all’idea di entrare in un dancing. Ma andai ugualmente e scrissi un pezzo di costume che a rileggerlo non è niente male. Il guaio è che lo scrissi a mano sulla carta a righe, quella che a scuola si usa per il compito in classe». La portano alla macchina da scrivere, per copiare tutto ci mette nove ore. Diventa una cronista regolare del Mattino: «Non saltavo mai la domenica perché a farla prendevo quasi mille lire in più».