12 agosto 2016
Tags : Oriana Fallaci
Oriana Fallaci sta scrivendo “Un cappello pieno di ciliege”
• Oriana Fallaci interrompe la scrittura del romanzo Un cappello pieno di ciliege per registrare personalmente la versione in audiolibro di Lettera a un bambino mai nato: «Ho la voce piuttosto bassa, una voce di gola, e al mattino ero sempre roca. Così arrivavo allo studio con la voce roca e lui (il tecnico del suono, ndr) protestava. “Non si può! Così non si può! Deve scaldarla!”. Per scaldarla leggevo un’ora o due senza registrare. Quando veniva il momento di registrare ero già stanca».
• Torna a New York e riprende a scrivere: «Inizio a lavorare presto la mattina e vado avanti fino alle sei o sette di sera senza interruzione, senza mangiare e senza riposare. Fumo più del solito, il che significa circa cinquanta sigarette al giorno. Dormo male la notte. Non vedo nessuno. Non rispondo al telefono. Non vado da nessuna parte. Ignoro le domeniche, le feste, il Natale, il Capodanno». Con gli anni il suo carattere diventa sempre più difficile, litiga con tutti, non apre più la posta, non si fa mai vedere in giro, non vuole più scrivere per i giornali. Si rifiuta di imparare a scrivere al computer e usa solo la sua macchina Olivetti.
• «Io, quando vedo una persona con un mio libro in mano, ho sempre l’impulso di avvicinarmi e di fare ciò che faceva mio zio Bruno Fallaci quand’era direttore di uno dei più grandi (allora) settimanali italiani. Per avere un’idea di quanti leggessero il nuovo numero della sua fatica, ogni settimana lo zio Bruno si metteva qualche minuto accanto all’edicola di casa sua. E appena qualcuno comprava il giornale si toglieva il cappello, abbozzava un inchino, diceva: “Grazie, signore. Grazie, signora”».