
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Torniamo dal vertice italo-francese di Villa Madama a Roma col taccuino pieno di appunti e di notizie preziose. Pure la notizia più grossa, sempre italo-francese, non esce fuori dal vertice, ma dalla Borsa: Lactalis ha lanciato un’Opa totalitaria su Parmalat e le probabilità che vinca la sua partita sono a questo punto piuttosto alte. L’eventuale cordata italiana, ancora da formare, dovrebbe per contrastarla tirare fuori almeno quattro miliardi e mezzo.
• Berlusconi e Sarkozy ne hanno parlato?
La notizia è uscita fuori prima che il vertice cominciasse. Berlusconi ha detto che non considera l’Opa ostile. Sarkozy ha ammesso che su questo tema «i due paesi sono costretti a trovare una soluzione». Ci lavoreranno i ministri Fillon, Lagarde e Tremonti. Berlusconi: «Le esportazioni italiane in Francia sono superiori a quelle francesi in Italia. È auspicio comune creare grandi gruppi italo-francesi e franco-italiani che possano stare bene dentro la competizione globale». Sarkozy: «Non c’è motivo di farci la guerra. L’Italia ha piccole e medie imprese molto forti e la Francia grandi gruppi. L’Italia per noi è più dell’Europa, è un paese fratello». Come ricorderà, il problema politico è che mentre un’azienda francese può inglobare la nostra Parmalat, nessuna azienda italiana potrà comprarsi Lactalis senza il permesso di quel governo. La Francia ha stabilito che certi comparti – tra cui l’alimentare - sono d’interesse nazionale e non possono finire in mano straniera. Tremonti s’accingeva a fare anche da noi una legge così, ma quelli di Lactalis hanno bruciato i tempi. È difficile contrastare un’Opa.
• Opa sarebbe “Offerta di Pubblico Acquisto”?
Sì. Chiunque possieda titoli Parmalat può portarli a Lactalis e sarà pagato 2,60 euro ad azione. Si tratta del 12,5% in più rispetto al prezzo di giovedì scorso, del 21,3% in più rispetto al prezzo dell’ultimo anno e del 33,6 in più rispetto al valore di libro della società di Collecchio. L’offerta è “totalitaria”, cioè Lactalis è pronto a comprare il 100 per cento. Una società sotto Opa è quasi paralizzata, e per Parmalat non sarà semplice difendersi. Lactalis aveva acquisito il 29 per cento e già con questo aveva la maggioranza relativa. Ma Tremonti, anche attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, stava mettendo in piedi una cordata che rastrellasse sul mercato almeno un altro 29 per cento per controbilanciare i francesi. Adesso dovrà casomai lanciare una contro-Opa. Questi 29 per cento sono i livelli che non si oltrepassano proprio per evitare le Opa, obbligatorie quando si arriva al 30. Lactalis invece ha rotto gli indugi. Al vertice era presente anche Tremonti. Dalle dichiarazioni si direbbe che la politca – nostra e transalpina – voglia mettere le mani sul dossier.
• Queste altre cose importanti successe ieri?
Sarkozy vuole che l’Europa o la Nato intervengano in Siria. Ha molto elogiato la decisione nostra di partecipare ai bombardamenti in Libia. Adesso si propone di allargare il fronte fino a Damasco. Si sa che sta lavorando per una risoluzione Onu che renda possibile l’intervento. Sarebbe forse una mossa imprudente e capace di scatenare una guerra generale nell’area. I siriani sono alleati di Teheran, l’evoluzione egiziana non è chiara, insomma potremmo trovarci alla guerra delle guerre contro il fondamentalismo.
• Berlusconi ci starebbe?
Ieri ha rilasciato una dichiarazione non compromettente: «L’appello alle autorità siriane è per fermare la repressione violenta» eccetera. Sarkozy ha parlato invece di «situazione inaccettabile». Il presidente francese sembra adesso piuttosto interessato a tenere l’Italia dalla sua parte, anche se è stato lui a non volerci nel vertice a quattro di dieci giorni fa. Sugli immigrati i due hanno preparato un comunicato per chiedere congiuntamente all’Unione europea «un regime di asilo europeo comune». Sono entrambi d’accordo che il trattato di Schengen non va cancellatto, ma riformato.
• I francesi non si sono arrabbiati per il businesse delle centrali nucleari, tramontato con la decisione dell’altro giorno di sopprimere le norme relative agli impianti?
Berlusconi ha clamorosamente ammesso che si è trattato di un espediente per evitare il referendum. Si tratta cioè solo di un rinvio. Con quello che è successo a Fukushima – ha detto – avremmo certamente perso e questo avrebbe bloccato un’altra volta per decenni la politica nucleare italiana. Tra un paio d’anni, invece, placati gli animi… Una parte degli accordi con i francesi – quelli per esempio relativi ai corsi di formazione – andranno infatti avanti lo stesso. L’opposizione grida adesso che il referendum si deve fare lo stesso. Senonché le norme da abrogare non ci sono più… [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/4/2011]
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