
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’altro giorno pareva che l’arrabbiatura di Bossi fosse una tempesta passeggera, un po’ di urli per prender voti senza conseguenze. Ieri, a un tratto, la cosa è apparsa più seria.
Perché Bossi sarebbe arrabbiato?
• La Lega non è d’accordo sui bombardamenti in
Libia. Non è d’accordo sulla procedura seguita da Berlusconi per prendere
questa decisione. Non è d’accordo sull’atteggiamento remissivo tenuto da
Berlusconi l’altro giorno nell’incontro con Sarkozy. Ci sono dichiarazioni
durissime.
• Quali dichiarazioni?
Già le dichiarazioni del primo giorno – martedì – erano durissime. Bossi:
«Non sono d’accordo sui bombardamenti in Libia. Le guerre non si fanno e
comunque non si annunciano così. Dopo le dichiarazioni di Berlusconi Gheddafi
ci riempirà di clandestini. Gli americani se vogliono bombardare lo facciano
loro. Oltre tutto, se andiamo a bombardare, dopo dovremo ricostruire». Queste
espressioni erano state accompagnate da una forte prima pagina della “Padania”.
Titolo: «Berlusconi in ginocchio davanti a Parigi – Non è dicendo sempre di sì
che si acquisisce peso internazionale». Un altro elemento di tensione è il
costo della missione: la Libia fino ad oggi c’è costata 700 milioni e Tremonti
ha detto ad alta voce che non tirerà fuori un euro se non sarà garantita una
copertura certa. L’unica copertura sicura e veloce è quella della benzina.
Quindi, dice la Lega, non solo andremo a bombardare provocando un esodo di
libici verso le nostre coste, ma per fare questa bella operazione tireremo
fuori soldi dalle tasche degli italiani. Queste sono state le prese di
posizione delle prime ventiquattr’ore.
• E ieri?
È successo che Maroni ha detto che non sarebbe
male portare la decisione di bombardare la Libia in Parlamento. Questo cambia
tutto. In Italia gli alleati di governo si prendono a male parole dal tempo dei
tempi, e anche questa baruffa tra Bossi e Berlusconi sarebbe potuta finire nel
solito nulla. Però ieri – e cioè dopo altre ventiquattr’ore – Maroni ha detto:
«Siamo rimasti sorpresi perché nell’ultimo consiglio dei ministri Berlusconi
era contrario ai bombardamenti. Noi non cambiamo idea da un giorno all’altro. I
bombardamenti intelligenti, per definizione, non esistono. Mi sembra
inevitabile, a questo punto, che ci sia un passaggio parlamentare su una cosa
così rilevante. Lo chiede l’opposizione, noi non siamo contrari. Ho parlato con
Bossi: la linea della Lega sulla questione della Libia non cambia, ed è quella
espressa dal segretario e riportata dalla “Padania”».
• Il “passaggio parlamentare”…
Appunto. Il “passaggio parlamentare” può essere di
vari tipi. In questo momento si parla di una riunione comune delle commissioni
Esteri e Difesa di Camera e Senato. La Russa ha detto che i dodici aerei – otto
dei quali potranno «bombardare o lanciare missili» – sono già a disposizione
della Nato. Frattini è d’accordo sui bombardamenti, Napolitano pure, ed è
d’accordo anche il Pd, che infatti teme questa strana resa dei conti interna
alla maggioranza. A un certo punto, infatti, si potrebbe trasferire la faccenda
in aula. A un certo punto, si potrebbe votare. E il Pd, che è d’accordo con
Napolitano e con i bombardamenti, potrebbe trovarsi nella condizione di votare
col governo, mentre la Lega voterebbe contro. Solo che, anche se andasse così,
può un governo stare in piedi praticando una politica estera non condivisa?
Perché anche nel Pdl ci sono grosse tensioni. I cattolici, sui bombardamenti,
non sono d’accordo. Sta’ a vedere che, invece di inciampare su una delle tante
robette fangose che gli scagliato contro tutti i giorni, Berlusconi si troverà
a cadere su una cosa seria.
• È proprio
vero che s’è messo in ginocchio davanti a Sarkozy?
Beh, il presidente Sarkozy gli ha ricordato che in
Francia arrivano 50 mila immigrati l’anno e in Italia solo dieci, e Berlusconi
ha risposto: «È vero, ha ragione». Il presidente Sarkozy ha detto che si deve
cambiare Schengen e Berlusconi, un’altra volta: «È vero, ha ragione». Il
presidente ha detto, sul caso Lactalis, che ci vuole un’integrazione tra i loro
grandi gruppi e le nostre imprese medie e piccole, e anche su questo il premier
s’è detto d’accordo. Persino sul nucleare Berlusconi ha tranquillizzato
l’ospite: non sarà fatto nessuno sgarbo a Parigi, neutralizzati i cattivoni che
si stavano precipitando a votare “sì” al referendum, il progetto per le
centrali sarà ripreso in mano, con somma soddisfazione dei nostri fratelli
d’oltr’alpe. Forse Bossi tutti i torti non li ha. [Giorgio Dell’Arti]
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