Flavia Piccinni, Il Riformista 28/4/2011, 28 aprile 2011
New York. nuove tendenze turistico-editoriali - Non sanno più cosa inventarsi. Ecco cosa potrebbe pensare qualcuno di fronte all’ennesima trovata di marketing di un noto hotel newyorchese, lo Standard Hotel di Manhattan, che ha chiesto a Salman Rushdie di organizzare per i suoi ospiti una piccola biblioteca temporanea
New York. nuove tendenze turistico-editoriali - Non sanno più cosa inventarsi. Ecco cosa potrebbe pensare qualcuno di fronte all’ennesima trovata di marketing di un noto hotel newyorchese, lo Standard Hotel di Manhattan, che ha chiesto a Salman Rushdie di organizzare per i suoi ospiti una piccola biblioteca temporanea. La Bibbia, che si trova in tutti gli alberghi americani, è stata così momentaneamente scalzata dai tredici titoli scelti dallo scrittore angloindiano, celebre tanto per le sue opere quanto per le sue provocazioni. Eppure Rushdie, che deve la sua fama a “I Versi satanici” pubblicati nel 1988 (in Italia arrivarono solo nel 1994) cui seguì una fatwa che lo condannava a morte a causa delle numerose allusioni nel testo ritenute blasfeme dagli islamici alla figura di Maometto, ha mantenuto un profilo alquanto anonimo giocato sia sulla scelta di classici che di libri un po’ meno conosciuti ma appartenenti sempre a celebri autori. Non è però dato sapere come è stata operata la selezione: se si tratta dei romanzi più cari all’autore, se sono i testi che considera pietre miliari nella narrazione statunitense, se sono stati scelti con il contributo di qualcuno. “Foglie d’erba” di Walt Whitman, “L’urlo e il furore” di William Faulkner, “Il grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, ma anche “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth e “Le fantastiche avventure di Kavalier&Clay” di Michael Chabon, sono solo alcuni dei titoli che Rushdie ha selezionato per “il suo scaffale perfetto”. Quello che resisterà, fra televisori al plasma, iPad e altre costose offerte dell’hotel, per otto giorni in ogni camera. Se vi state chiedendo chi fra i facoltosi clienti dell’albergo, disposti a pagare dai 300$ per una singola a 1800$ per una suite, avrà tempo e voglia di assecondare i consigli dello scrittore, poco importa perché l’occasione da celebrare, lanciata grazie a questa trovata un po’ geniale e un po’ patetica che ci costringe a riflettere sui tempi attuali e sulle strategie pubblicitarie ormai in voga, è quella del World Voices Festival of International Literature promosso dal Pen Club che da domani fino al 1 maggio si terrà a New York. Si tratta del più antico appuntamento internazionale con la letteratura e i diritti del mondo tanto che fra i suoi presidenti può vantare scrittori come Arthur Miller, Norman Mailer, Susan Sontag. Fondato nel 1922, oggi il Pen conta negli Stati Uniti ben 3400 membri che rappresentano non solo scrittori ed editor, ma anche traduttori e redattori e quest’anno toccherà cifre da record. Sono oltre cento gli scrittori chiamati a partecipare per un totale di oltre quaranta diverse nazionalità. Fra le star Amelie Nothomb, Laurie Anderson e lo scrittore nigeriano Wole Soyinka, vincitore del premio Nobel nel 1986. Solo tre gli italiani: Margaret Mazzantini, Sandro Veronesi e Antonio Monda. Mazzantini, premio Strega nel 2002 per “Non ti muovere” e adesso in libreria con “Nessuno si salva da solo”, firma la pagina italiana del Pen e il 28 aprile converserà con lo scrittore Antonio Monda e Maria Tucci, vincitrice del prestigioso premio Tony come migliore attrice. Sandro Veronesi, premio Strega nel 2005 per “Caos Calmo” che ha recentemente tradotto inediti e riflessioni di Chandler sul mestiere dello scrittore in “Parola di Chandler” (Fandango), parteciperà a un dibattito sulla narrativa americana e le traduzioni. Tutte le scelte sono state operate seguendo le direttive di Rushdie che, in merito al suo desiderio di invitare scrittori da tutto il mondo, ha spiegato come uno degli obiettivi del festival sia quello di spezzare l’isolamento della letteratura americana. “Il ruolo dell’intellettuale varia moltissimo da un paese all’altro. Sotto i regimi autoritari la gente si rivolge agli scrittori e agli intellettuali perché si facciano coscienza del paese. D’altro canto, nelle società libere ci sono paesi come la Francia in cui la voce di uno scrittore è al centro del dibattito politico, e gli Stati Uniti dove il ruolo dell’intellettuale sta progressivamente decadendo”. Un giudizio sulla situazione italiana? Questo, almeno per ora, non è dato conoscerlo. ---------------------------------------------------------------- Alessandro Celluzzi Edizioni Riformiste S.c. 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