Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 28/4/2011, 28 aprile 2011
Anche gli italiani colonizzano la Francia - Il protezionismo su Parmalat crolla a suon di miliardi di euro
Anche gli italiani colonizzano la Francia - Il protezionismo su Parmalat crolla a suon di miliardi di euro. Quelli messi sul piatto da Lactalis per creare il primo gruppo al mondo nel latte. Si consoli chi, come Giulio Tremonti, voleva difendere l’italianità di Collecchio. Perché all’ex numero uno di Bankitalia, Antonio Fazio, che aveva tentato di alzare le barricate nazionali e che oggi rischia 3 anni e mezzo per le sole vicende Unipol-Bnl, è andata anche peggio. La Banca Nazionale del Lavoro, pochi mesi dopo la sanguinosa battaglia tra Italia e Spagna, passò sotto l’ala dei francesi di Bnp Paribas nel giro di una notte. Un esempio, forse il più significativo, delle relazioni tra Roma e Parigi che hanno una vetrina eccellente nel mondo del lusso di recente ampliata dall’acquisizione dell’indebitata Bulgari da parte del miliardario di Lvmh, Bernard Arnault, che in portafoglio ha anche una quota (il 3,46 per cento) nella Tod’s di Diego Della Valle. I legami con i francesi del resto sono infiniti: vanno dai treni Ntv di Luca di Montezemolo (partecipati al 20 per cento dalle ferrovie francesi, Sncf) fino all’acqua e all’elettricità di Acea (che ha fra i soci Gdf Suez), all’energia di Edison (di cui la francese Edf è azionista di peso a un passo dal controllo) agli aerei dell’Alitalia, partecipata al 25 per cento da AirFrance. Caso a sè Mediobanca, dove i rapporti franco-italiani sono sempre sul filo del rasoio perché nel salotto buono ci sono in ballo gli interessi di tutto il Paese. Lo dimostrano i fatti dell’ultimo consiglio delle Generali, di cui Mediobanca è socia, che hanno visto l’uscita di scena del presidente Cesare Geronzi, con un Vincent Bolloré, finanziere azionista di Piazzetta Cuccia, messo alle strette anche per aver tentato di avvicinare i conterranei di Groupama ai Ligresti in difficoltà economiche. Relazioni pericolose, ma non a senso unico: l’Italia è il secondo partner d’affari della Francia con scambi commerciali pari a 80 miliardi di euro l’anno. Un business fatto da tante piccole e medie imprese, ma anche grandi industriali. Carlo De Benedetti, già in passato azionista del gruppo di forniture auto Valeo, è di recente tornato alla carica. Il figlio, Rodolfo, ha appena ottenuto per Sorgenia le autorizzazioni per la realizzazione di un parco eolico da circa 100 megawatt. Un piccolo tassello di un più ampio progetto verde che vedrebbe Sorgenia, di cui Rodolfo è presidente, alleata in Italia di Gdf Suez e ne farebbe un boccone interessante per la nuova strategia verde di Edf. Un motivo in più, o forse una convergenza di interessi, per Marco De Benedetti, che siede nel cda di Parmalat in rappresentanza del fondo Carlyle, per votare contro la possibilità di far slittare a giugno l’assemblea dell’azienda di Collecchio. Per l’ingegnere, che di recente ha anche aperto il suo gruppo della salute Kos ai francesi di Axa Private Equity, rafforzarsi Oltralpe ha il gusto della sfida dei tempi d’oro. Quando negli anni Ottanta c’era Raul Gardini che comprava la francese Beghin-Say o Silvio Berlusconi che si lanciava alla conquista di La Cinq affiancato da uno studio di consulenza d’eccezione come quello dell’allora avvocato rampante Nicolas Sarkozy. Dopo l’operazione Valeo, De Benedetti si lanciò alla conquista della belga Sgb con il supporto di Alan Minc, consigliere di Vincent Bolloré e amico di Sarkò. All’epoca le cose non andarono per il verso giusto, ma l’operazione insegnò che all’estero bisogna andare con cautela. Una lezione che ha appreso anche l’Enel nel 2005 quando tentò di crescere in Francia nell’energia con l’aiuto della Veolia di Henri Proglio puntando a Suez. Ma questa è un’altra storia perché nel 2006 proprio il premier Dominique De Villepin sulla scorta di un’offerta fantasma di Pepsi su Danone, aveva inventato una legge anti Opa finora mai utilizzata. Certo scoraggiò gli americani che probabilmente avevano un consulente meno scafato di quello di Lactalis. A dispetto delle poison pill, in ogni caso, altre operazioni italiane oltralpe si sono archiviate con successo. Come quella di Antonino Ligresti, assieme a Mediobanca e De Agostini, sul primo gruppo francese delle cliniche private, Générale de Santé, settore strategico e in forte crescita sulla scia dell’invecchiamento della popolazione. O ancora quella di Leonardo Del Vecchio, che in Francia ha conquistato Foncière des Régions, gruppo immobiliare in cui è confluita la sua Beni Stabili. E, infine, la famiglia Berlusconi che, in tempi duri per l’editoria, ha messo le mani sulla divisione francese del gruppo britannico Emap creando, dopo un’intensa ristrutturazione, Mondadori France. Certo nei settori strategici i francesi restano allerta come dimostra la recente spinta del governo per le nozze nella difesa fra Safran e Thales, con cui Finmeccanica condivide Thales Alenia Space. Questione interessante da cui si potrebbe trarre qualche spunto in vista della prossima battaglia italo-francese. Quella del caldo autunno di Medio-banca.