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 2011  aprile 28 Giovedì calendario

IL PADRE DELLA SCHIAPPA PIU’ FAMOSA

Covent Garden, l’albergo è elegante e defilato, la Londra dei grandi teatri è poche centinaia di metri più in là, ma qui c’è silenzio. Legno alle pareti, libri, colori pastello, spremute d’arancio.
È in questa stradina laterale che Jeff Kinney ha deciso di alloggiare durante il suo soggiorno inglese. Una specie di isola a pochi passi dal mondo delle celebrità. Anche lui si sente così.
È un giovane uomo di 40 anni in jeans e camicia blu a mezze maniche, visibilmente a disagio su una poltrona a una piazza e mezzo di fianco al caminetto ottocentesco. Un marziano nato nel Maryland con una fama planetaria. Gli piace. E gli fa paura.
Per questo, nonostante il successo, ha mantenuto il lavoro in una società editoriale on-line di Boston dove progetta e sviluppa giochi in rete. Il suo Diario di una schiappa ( Diary of a Wimpy Kid ) ha venduto 50 milioni di copie (300 mila in Italia), è stato tradotto in 35 lingue e diffuso in 40 Paesi. La stampa americana lo ha definito «il primo fenomeno editoriale dopo Harry Potter» e la Fox lo ha trasformato in un film. Da noi uscirà il 27 luglio col titolo di Greg , il bambino-fumetto cinico e indolente che guarda la vita con gli occhi di un giovane Holden del terzo millennio. Spirito immaturo, indipendente.

Mr Kinney, che effetto fa essere tra i 100 uomini più potenti della terra?

«Sembro uno dei cento uomini più potenti della terra?».

Non tanto. Però lo dice «Time».

«Quando l’ho letto credevo che fosse uno scherzo. Aspettavo che mi telefonassero per dire: ci hai creduto? Ancora adesso penso che non sia vero. Sto cercando di capire chi ha organizzato tutto».

Magari i 70 mila lettori che visitano il suo sito ogni giorno.

«Incredibile. Una bella sensazione».

Le figlie di Obama sono sue lettrici accanite.

«E’ stata una sorpresa scoprirlo. L’idea ovviamente mi piace. Tra l’altro ultimamente è come se seguissi il Presidente ovunque. E’ successo a Boston, a New York e a Londra».

Ha votato per lui?

«In effetti non ho votato alle ultime elezioni. Ma capisco che fa un lavoro complicato. E lo rispetto molto».

Anche Greg, il suo ragazzinoschiappa, vuol diventare famoso.

«Molti ragazzini, soprattutto negli Stati Uniti, lo vogliono. Ma non in funzione di un loro talento. Semplicemente ritengono che sia un loro diritto. Nei libri ci scherzo un po’».

Che cos’è per lei la fama?

«Non mi sento famoso. Ho sempre vissuto nel Massachusetts, in un piccolo Paese dove nessuno mi riconosce. Una volta un compagno di classe di mio figlio mi ha chiesto come mi chiamassi. Jeff Kinney gli ho detto io. E lui: ehi, come quello che scrive i libri. I bambini italiani non vogliono diventare famosi?»

Più i loro genitori.

«Esatto. Sono i genitori che pompano l’ego dei piccoli e in più i media rinforzano questo messaggio. Il risultato si vede».

Nei suoi libri che messaggio c’è?

«Nessuno. Sono puro intrattenimento. Ma leggere è di per sé un bene».

Stiamo entrando nell’era dell’ebook.

«E’ un processo in atto. Ma io amo la fisicità del libro. La parte tattile dell’esperienza. Mettere un libro nelle mani di un bambino è diverso da mettergli in mano un Ipad. Può darsi che i libri per adulti prenderanno altre forme, ma io mi auguro che quelli per bambini non prescindano mai dalla carta».

Eppure lei ha pubblicato il suo primo libro su internet.

«Vero. Scoperto. Non sapevo come altro fare. Ma il mio obiettivo era quello di firmare un libro di carta. Internet è uno strumento importantissimo, non la vita».

Il presidente francese Sarkozy vuole regolare la rete.

«Io no. Tutte le volte che sento di Paesi come la Cina che pretendono di mettere delle norme, di invadere la vita degli altri, mi spavento. Però da genitore sono terrorizzato dal fatto che i miei figli possano accendere il computer e vedere qualunque cosa senza filtro. E’ un grande dibattito».

Le piace «Greg», il film tratto dal suo libro?

«Molto. Ho partecipato attivamente. Mi soddisfa perché riesce a restituire la dimensione emotiva del libro, la sua ironia».

Regge il paragone tra Greg e Harry Potter?

«In parte, anche se sono molto diversi. E poi JK Rowling gioca in un altro campionato. Lei è in cima alla montagna. Harry Potter è un eroe che combatte contro il male, Greg è pieno di difetti. Ma entrambi fanno i conti con le imperfezioni del mondo. Harry è un’ambizione, il sogno migliore di molti ragazzi. Greg forse li incarna. Leggono i miei libri e dicono: è proprio come me. Le sue storie sono una sorta di guida alla sopravvivenza».

Greg è un perdente o un ragazzo indipendente?

«Un ragazzo indipendente. Anche se la traduzione italiana (per altro molto divertente) di "Wimpy" in Schiappa fa pensare a un perdente. Ma Wimpy vuole dire debole fisicamente».

Il rosso della copertina è un omaggio a Salinger?

«Sì. Negli Stati Uniti c’è un’immagine mitica del Giovane Holden su sfondo rosso. L’abbiamo richiamata. Salinger era un gigante».

Greg rimarrà per sempre un ragazzo?

«Ci ho pensato molto, ma Greg è un cartoon, come Charlie Brown. Per cui non ci si aspetta che cresca. E forse resterà così».