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 2011  aprile 27 Mercoledì calendario

APPUNTI, PER VOCE ARANCIO - SVANTAGGIO

«Avere avuto una buona educazione, oggi, è un grande svantaggio. Ti esclude da tante cose» (Oscar Wilde).

GALATEO Il galateo da ufficio, valido tra le 9 e le 17. Si parte dalla scrivania, che deve essere pulita e riordinata almeno una volta a settimana facendo sparire foto, post-it e pupazzetti. Si prosegue eliminando le giacche e i golf appesi un po’ dappertutto, le scarpe di ricambio e la sacca della palestra che, se c’è, deve stare dentro l’armadietto. Si finisce andando al lavoro in bicicletta o con l’auto condivisa, stampando fronte e retro, evitando di dimenticare il computer, le luci e la fotocopiatrice accesi.

CLEAN DESK La rivoluzione è partita da Kyocera, azienda leader dei pannelli solari: dalla casa madre in Giappone è scattato un ordine poi declinato negli Stati Uniti e ora arrivato anche in Italia: clean desk, scrivania pulita. Spiega Paolo Turchini, docente di Management alla Sbc, società di counselling aziendale: «Una scrivania sommersa di carte trasmette un messaggio negativo sia ai colleghi sia ai visitatori. Occorre moral suasion per convincere anche gli altri a mettere in ordine almeno una volta la settimana e a tenere nel portafoglio le immagini delle vacanze».

ANSIA L’ambiente di lavoro, ritenuto “altrettanto importante” di quello domestico dal 42% degli intervistati, percentuale che sale al 51% se si considerano soltanto le donne (ricerca del dipartimento di Scienze Sociali dell’università di Torino). Negli Stati Uniti il Wall Street Journal ha raccontato l’ansia dei dipendenti disordinati che temono sanzioni se e quando l’ispettore alla pulizia si affaccerà nei loro box.

ALTRI PAESI Nel libro Il passaporto delle buone maniere Barbara Ronchi Della Rocca suggerisce le regole del bon ton per non far brutte figure con persone di altri paesi. Alcuni esempi: non stringere la mano a persone di religione islamica di sesso opposto; non parlare quando ci si siede a tavola con buddisti; non servire carne di mucca e vegetali che nascono sotto terra agli ospiti induisti (secondo la teoria della metempsicosi queste vivande possono ospitare un’anima); non parlare a voce alta o applaudire ai matrimoni scandinavi, tedeschi o inglesi; di fronte a un giapponese non dire mai “cin-cin” (è il diminutivo dell’organo sessuale maschile); fare il baciamano solo con europei e americani; quando ci si siede, fare attenzione a non mostrare le suole delle scarpe: secondo varie culture (islamiche, del Nepal, del nord dell’India) si umilierebbe la persona che ci sta di fronte ecc.

REGOLE Regole della buona educazione secondo Lina Sotis:

1. «Mai dire “piacere”, non è elegante. Inutile, per una parolina, farsi catalogare subito fra le persone poco chic da quelli che si considerano terribilmente chic».

2. «Prima si passava dal lei al tu, adesso si passa dalla stretta di mano al bacio. Viviamo un periodo terribilmente bacioso. Dosiamo i nostri baci perché tanto tutti sappiamo che si baciano solo le persone che piacciono o interessano».

3. «Ricordarsi che per strada, in salotto, in tv, non c’è niente di meno elegante della gestualità eccessiva. Niente pacche sulle spalle o grandi abbracci. Si prende la mano soltanto al fidanzato ufficiale non a quello ufficioso».

4. «La presentazione deve essere la più rapida possibile «Posso presentarvi?»; «Vi conoscete?», dopo, nome e cognome delle due persone. Si presenta l’uomo alla donna, il più giovane al più anziano».

5. «Ricordiamoci che non sono gli adulti che si adeguano ai bambini ma i bambini che si adeguano agli adulti. A tavola tutti mangiano composti, anche il piccolo selvaggio. Se gli cola il moccio dal naso il pupo sa che esiste il fazzoletto».

6. «Altra cosa da ricordare è di non organizzare la vita dei bambini escludendo la cosa di base: un periodo di noia al giorno. Grazie alla noia abbiamo avuto grandi personaggi. Dalla coazione a far qualcosa può venir fuori solo un nevrotico».

7. «Attentissimi a quello che dite davanti a loro. Anche se sono piccoli e hanno un’aria distratta si ricorderanno tutto e troveranno sempre il modo di dirlo nel momento meno appropriato. Insegnargli che gli occhi della mamma parlano».

8. «La prima cosa da educare nei bambini e nei ragazzini è la voce. Insegnategli che la voce serve anche a conquistare e il tono deve essere sempre basso e modulato. Tutti vogliono un bambino che non urla».
SPOSI Venerdì 29 aprile, alle ore 10.50 del meridiano di Greenwich, due miliardi di persone, più di un quarto della popolazione mondiale, guarderanno alla navata centrale dell’abbazia londinese di Westminster. Alle 11.00 apparirà Catherine Elizabeth Middleton, 29 anni, laurea alla St. Andrew’s University in Storia dell’arte, soprannome “Waity Katie”. Ad attenderla all’altare, Sua Altezza Reale il principe William Arthur Philip Louis Windsor, anni 29, cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, secondo in linea ereditaria al trono d’Inghilterra, professione pilota della Royal Air Force, patrimonio personale incalcolabile, per gli amici “Will Wales”, per i non amici “l’alce calvo”.
DRESS CODE L’invito per partecipare alla cerimonia, scritto a mano in carta color crema decorata in oro e marchiata dalla regina Elisabetta (dimensioni: 25 x 15 cm circa), mandato a 1900 persone. L’elenco ufficiale di chi l’ha ricevuto sarà rivelato soltanto alla vigilia delle nozze. L’incarico di supervisione della cerimonia è stato affidato a Lord Ciambellano, il più alto responsabile delle funzioni di corte della Casa reale. Dress code per gli uomini: tre possibilità di scelta tra tight, abito o uniforme, nel caso in cui appartengano a un corpo militare. Per le donne non c’è un’indicazione esplicita, si richiede soltanto un morning dress: abito o tailleur con gonna, accompagnato da un cappello e da un paio di guanti.
PROGRAMMA Programma della giornata: alle ore 8.30 appuntamento a Westminster Abbey, dove la Regina terrà un discorso in cui dichiarerà il titolo nobiliare dei futuri sposi. Gli ospiti arriveranno alle 10; quaranta minuti dopo, la famiglia reale. Alle 11 sarà la volta della sposa, in auto (non a cavallo), seguita dalle sue cinque damigelle. Alle ore 12.15 gli invitati alla colazione, circa 650 (non gli stessi 1900 di Westminster), si trasferiranno nella Picture Gallery di Buckingham Palace. Alle 19 ci sarà la festa organizzata dal principe Carlo, cui parteciperanno in 300. Massimo riserbo sui particolari del party. Una delle poche eccezioni, la torta: la pasticcera Fiona Cairns creerà un gateau multipiano con 16 decorazioni a forma di boccioli e foglie nel linguaggio dei fiori vittoriani. Will avrà una sua torta ispirata ai biscotti di cioccolato che amava da bambino.
SPOSO Lo sposo indosserà una divisa militare, molto probabilmente quella della Raf, seguendo la tradizione di suo padre e dello zio Andrea. Che cosa si sa della sua camicia, fatta a mano da Angelo Inglese, 38 anni, il camiciaio di Ginosa (Taranto) cui la Casa Reale inglese l’ha ordinata: è bianca, con un bottone prezioso, l’unico a vista, asole ricamate a mano con filo di Scozia, collo diplomatico con lista alta e punte non molto rigide. Tempo necessario per confezionarla: «Trenta ore, come per tutte le camicie che creiamo».
SPOSA Alexandra Shulman, direttore di Vogue UK: «Ormai sull’abito da sposa di Kate si potrebbe scrivere un trattato di semiologia. Più che un vestito sarà una bandiera: della moda britannica, della personalità e del gusto di Kate, della sua comprensione dell’importanza del costo dell’abito in tempi di crisi economica». Di sicuro avrà tre metri di strascico, una gonna sbuffata di satin e pizzo, bottoni di perle, tutto color avorio. Misterioso lo stilista.
COSTI Secondo i media britannici sarà un matrimonio da 50 milioni di sterline. Qualcuno parla di 80. Il governo dovrà prelevare dalle casse dello Stato (cioè dalle tasche dei contribuenti) almeno 20 milioni per la sicurezza e per la pulizia della città. Per la Gran Bretagna non mancherà il ritorno: gli analisti calcolano oltre un miliardo e mezzo di sterline fra turismo e introito delle vendite del merchandising.
FERRADURA Sa Ferradura, isola al largo di Ibiza. Secondo Forbes è la più preziosa del pianeta. Prezzo stimato: 53 milioni di dollari.
ISOLA Sara Sorbino, 32 anni di Città della Pieve, mamma di una bimba di 12 anni, passato da bancaria. Un giorno ha deciso di cambiare vita e ha aperto un’azienda agricola e una società d’informatica ma si definisce in cerca di lavoro. Le piace girare per le aste giudiziarie, navigare su Internet a caccia di occasioni. Dice: «Mi sono imbattuta nell’incanto dell’isola di Spargi, nel bel mezzo dell’arcipelago della Maddalena e ho fatto un’offerta. Ho rilanciato la base d’asta con 130 mila euro, pensando che ci fossero altri pretendenti. Invece non c’era nessuno». Al Tribunale di Tempo Pausania non è restato altro che battere il martelletto: Sara s’è aggiudicata un’isola Parco della Maddalena, in Sardegna. «Dentro di me arde la passione per la Sardegna e per il mare. Mi immagino già di passeggiare per le spiagge e tuffarmi in quelle acque, insieme a mia figlia che ha 12 anni. So che non ci si può fare nulla, né costruire né piantare casette di legno. Ma non mi importa, per qualche giorno mi farò un bagno nella mia isola. E mi sentirò in cielo».
SCATOLA «Rovistando in un baule di famiglia, ho ritrovato la scatola di latta che la nonna romagnola utilizzava nel dopoguerra come sua personalissima Banca d’Italia. Ogni volta che il marito portava a casa lo stipendio da tranviere, lei lo requisiva per diritto di vino (nel senso che altrimenti il nonno sarebbe andato a berselo tutto) e lo divideva in mucchietti che poi sistemava nella scatola. C’era il mucchietto dell’affitto e delle bollette, quello della spesa, quello degli sfizi (dove per sfizio si intendeva un cono al cioccolato) e infine, più importante di tutti, il mucchietto dei risparmi. La nonna fissava l’obiettivo finale - il frigorifero, il televisore - e poi curava la crescita del mucchietto mese dopo mese, come se fosse una piantina innaffiata dalle sue preghiere. Per nessuna ragione al mondo era possibile intaccare il tesoro della scatola: i maschi di casa avrebbero dovuto passare sul suo corpo, che era piuttosto muscoloso. Quando il mucchietto aveva raggiunto le dimensioni desiderate, la nonna indossava il vestito elegante e si recava al negozio per l’acquisto. Chi la vide in uno di quei giorni, assicura che neanche una sceicca in missione da Tiffany avrebbe potuto rivaleggiare in fierezza col suo sguardo. Una volta un commesso le suggerì di comprare qualcosa a rate. Lei lo guardò storto: «Ma se mi date quel che voglio prima che io lo paghi, dopo mi passerà la voglia di averlo e anche di pagarlo!». Aveva solo la quinta elementare, ma certe volte mi capita di pensare che, con lei a Wall Street, adesso passeremmo tutti una Pasqua più serena» (Massimo Gramellini sulla Stampa del 22/4/2011).