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 2011  aprile 27 Mercoledì calendario

Andrea Battistoni. 23 anni. Direttore d’orchestra. Ha iniziato a studiare musica al Conservatorio a 7 anni e nel 2008 ha debuttato come direttore d’orchestra

Andrea Battistoni. 23 anni. Direttore d’orchestra. Ha iniziato a studiare musica al Conservatorio a 7 anni e nel 2008 ha debuttato come direttore d’orchestra. Lo hanno definito “il nuovo Toscanini”. Non soltanto perché quando è sul podio richiama in maniera impressionante lo stile "fisico" del mitico direttore parmigiano, ma soprattutto perché la vita di Battistoni ha incredibili rassomiglianze con quella del giovane Toscanini. Andrea Battistoni ha iniziato a studiare musica al Conservatorio a sette anni, come Toscanini. Ha sempre amato il violoncello, proprio come il giovane Toscanini, e si è diplomato in questo strumento a 18 anni, esattamente come lui. Assieme agli studi del violoncello, Battistoni ha intrapreso quelli di direzione d’orchestra, seguendo corsi di specializzazione in Italia, in Germania e in Russia. E quindi ha debuttato sul podio a San Pietroburgo nel 2008, a 21 anni. Toscanini al debutto ne aveva 19. […] E, come Toscanini, Battistoni dirige a memoria, senza leggere lo spartito, ma guardando sempre in faccia gli orchestrali. Parma, la città di Toscanini, […] A ottobre dello scorso anno gli ha affidato la direzione dell’Attila di Verdi, nell’ambito del Festival verdiano a Busseto, e Battistoni ha ottenuto un vero trionfo di pubblico e di critica. […] Il Teatro Regio di Parma lo ha nominato "primo direttore ospite" per le prossime stagioni, dandogli anche l’incarico, l’8 gennaio scorso, di inaugurare la stagione sinfonica. Battistoni è a Parma anche in questi giorni, iI 21 per un concerto per il bicentenario della nascita di Liszt e per dirigere alcune recite de II barbiere di Siviglia di Rossini (20, 23 e 26). II 14 maggio debutterà con l’Orchestra del Maggio musicale fiorentino e il 16 giugno sarà a Milano, al Teatro Arcimboldi. Infine, sarà il più giovane direttore di tutti i tempi a debuttare al Teatro alla Scala di Milano, dove dirigerà Le nozze di Figaro di Mozart, in cartellone nella stagione 2011-2012. «Sono felice. La mia carriera è partita come un razzo e io sto facendo di tutto per non deludere tutti quelli che mi stimano». […] A prima vista Battistoni sembra un teenager uscito da un film di Tim Burton. «Dirigere un’opera è una responsabilità immensa. Una responsabilità che fa crescere in fretta. Ma vorrei sfatare il mito dell’artista solitario e disadattato. Ho poco più di vent’anni e faccio il direttore d’orchestra, è vero, ma sono fidanzato, adoro andare al cinema e suono il basso in una rock band. […] I Deep Purple e gli Ac/Dc sono la mia passione. […] A volte i giovani pensano che la musica classica sia vecchia, ma i compositori del passato non erano quei polverosi "parrucconi" che spesso si crede. Era invece gente divorata da un’urgenza espressiva incredibile, proprio come le star del rock». È stato paragonato a Toscanini. «É un paragone immenso, non lo merito. Toscanini e von Karajan, però, sono i miei preferiti. A loro mi ispiro. […] Tutti i direttori sono in qualche modo simili, siamo tutti dei "fossili’’, perché il nostro lavoro di oggi è uguale a quello che era un tempo. Il pubblico vede l’esibizione lirica, direi atletica, del direttore. In realtà il grande lavoro, ieri come oggi, è rappresentato dallo studio intenso della partitura che viene prima del concerto o dell’opera. Il direttore è come un traduttore di un testo greco o latino. Deve trarre dalle note sulla carta un senso da trasmettere al pubblico. E poi ci sono le prove con l’orchestra e con i cantanti. Lì si fa davvero fatica! Il direttore, allora, diventa il cardine dell’esecuzione. É lui che propone la linea interpretativa da condividere con gli artisti. La grande responsabilità del direttore ha il suo massimo durante le prove. La recita o il concerto, se tutto è stato fatto a puntino, diventano poi un piacere per chi dirige, il piacere della musica».[…] Quali sono i suoi compositori preferiti? «Sento una particolare affinità con Ciajkovskij. Pochi si sono messi a nudo con forza ed espressività come lui. Tutti i suoi lavori non sono composizioni, ma diari di quello che provava. La Patetica, che scrisse nel 1893 prima di morire, la considero il mio biglietto da visita, la musica in cui mi esprimo al meglio. E poi, sono un pucciniano. Nel mio futuro c’è molto Verdi, ma nel cuore ho Puccini e la prima opera che ho diretto è stata La Bohème».