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 2011  aprile 27 Mercoledì calendario

Italia, un paese per sportivi - Potere dell’oro. Inteso come medaglie, sì, ma anche come denaro investito

Italia, un paese per sportivi - Potere dell’oro. Inteso come medaglie, sì, ma anche come denaro investito. Il traino delle eccellenze, l’ultimo finanziamento di 450 milioni elargito dal Governo, la campagna per l’educazione fisica nelle scuole primarie: ecco perché gli italiani, oggi, sono un po’ meno sedentari. I numeri sciorinati ieri dal Coni raccontano di un milione e 203 mila cittadini strappati alle poltrone rispetto al 2009: erano il 40,6% degli abitanti, quelli che non praticavano la benché minima forma di sport, neppure due chilometri di passeggiata, una nuotata, o qualche pedalata in bicicletta. Nel 2010 la percentuale è scesa del 2,3%, negli ultimi dieci anni non si era mai andati al di sotto della soglia del 39%: «Un vero e proprio miracolo», l’orgoglio del presidente del Coni Gianni Petrucci. Baby boom Ma il dato che più inorgoglisce il Palazzo dello sport è il coinvolgimento di 100 mila bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni: effetto-lampo dell’accordo tra il Coni e il Ministero dell’Istruzione, assicura Petrucci, sebbene il progetto di «alfabetizzazione motoria» in mille scuole elementari sia partito poco più di un anno fa. «È la nostra medaglia più bella - spiega il numero uno del Comitato Olimpico -. Abbiamo raggiunto un risultato eccellente, ma vogliamo ottenere sempre di più. Per riuscirci serviranno ulteriori investimenti». Perché non mancano zone d’ombra, soprattutto tra coloro che praticano sport in modo continuativo dagli 11 ai 14 anni e nelle fasce successive di età: -10% dai 15 ai 17 anni, un trend altrettanto negativo quando si diventa maggiorenni. Se per mettere in pratica il patto Gelmini-Coni sono serviti 5 milioni di euro (dal prossimo anno arriveranno ulteriori 2,5 mln dal Miur), per un progetto di educazione più completo ce ne vorrebbero almeno 70. Il traino dei Giochi Dove non arrivano le strategie sposate dai finanziamenti, compensa il fascino dei campioni. Con i dati del 2009 si misura l’effetto di Pechino 2008: un volano per il numero crescente dei tesserati, a dispetto di un medagliere meno ricco rispetto alle Olimpiadi di Sydney ed Atene. Il vero colpo lo ha assestato Roberto Cammarelle: con l’oro, il pugilato ha guadagnato il 40% in più di iscritti nelle società professionistiche (in aumento, a loro volta, dell’11%). Stessa tendenza ha registrato la Federazione Italiana Scherma: +27% di amanti, dopo le stoccate di Matteo Tagliarol e Valentina Vezzali. Mentre agli sforzi di Giulia Quintavalle nel judo e di Andrea Minguzzi nella lotta greco-romana, ha fatto seguito un incremento dell’8,8% dei tesserati Fijlkam (la federazione degli sport da combattimento). Il trend del pallone Negli ultimi dieci anni la distribuzione degli sportivi nelle diverse discipline è cambiata, anche se il calcio resta saldamente al primo posto della graduatoria con oltre 1 milione di tesserati. Le cinque attività predilette dagli italiani (pallavolo, pallacanestro, tennis e pesca sportiva, dopo il pallone) convogliano il 53,6% degli atleti: nel 1999 erano sufficienti le prime quattro federazioni (di cui faceva parte la caccia) per coprire il 50% dei tesseramenti. Tradotto: gli sport «minori» suscitano maggiore interesse. Nel contesto, oggi gli italiani si cimentano meno sugli sci, ma nuotano di più e saltano volentieri a cavallo. Tra le discipline in costante aumento di discepoli si segnalano il motociclismo e il badminton. Nel panorama delle cifre emerge un dato negativo: gli operatori sportivi sono in netta diminuzione. Nel 2008 le società annoveravano in media 7,7 dirigenti, oggi gli organigrammi sono composti da 6 persone. Da qualche parte bisognava pur risparmiare.